Io amo Steve Wynn; e la sua Musica, tutta.

Una profonda ammirazione che nutro fin dai suoi esordi, nei primi anni ottanta, in quella band irripetibile che sono stati i Dream Syndicate; ed ho proseguito allo stesso modo continuando a seguirlo nei suoi molteplici progetti musicali successivi. Tanta stima e tanta ammirazione per il cantautore di Los Angeles; chi mi conosce non lo scopre di certo con questa recensione.

Oggi mi occupo di un suo concerto con i Miracle 3 registrato a Roma il 3 Novembre del 2001; pubblicato in allegato alla rivista Mucchio Extra nella primavera del 2002. Sono le parole di Steve a presentare questa sua esibizione: "Durante la mia carriera nei Dream Syndicate ho più volte suonato in Italia, senza purtroppo mai aver la possibilità di esibirmi nella sua capitale. Nel 1990 finalmente sono arrivato a Roma con la mia nuova band e sono salito sul palco del mitico Big Mama per la prima volta; da allora ho suonato in quel piccolo scantinato almeno una ventina di volte, più di qualsiasi altro locale nel mondo". Si capisce che Steve gioca in casa e quello che segue è un ottimo show, dove si va a creare una perfetta amalgama tra potenza, intimità, lirismo ed improvvisazione.

Dividono il palco con Steve la sua compagna Linda Pitmon alla batteria, Scott Yoder al basso ed un giovane Jason Victor alla chitarra; con in aggiunta, come special guest della serata, il suono delle tastiere dell'amico Chris Cacavas. Una band rodata e ben disposta ad assecondare il loro leader in una serie di canzoni a dir poco travolgenti. E' il tour del doppio album "Here Come The Miracles", uno dei migliori della carriera solista del californiano, e molti brani sono tratti proprio da questo disco; ma c'è spazio anche per alcune canzoni registrate con il Sindacato. Se ne sente ancora il bisogno per chi apprezza quel Rock Psichedelico di cui i Dream Syndicate sono stati tra i più famosi esponenti.

Un atteso boato ed un caloroso applauso accolgono le prime note della lunga "Halloween"; con quel suo riff insistito ed ipnotico che poi cede il passo ad un finale già piuttosto eloquente in fatto di distorsione e rumorosa acidità. Una partenza di assoluto pregio e si prosegue in egual maniera con la frustata elettrica di "Something To Remember Me By" che ci da la certezza che sarà un concerto memorabile.

Sono trascorsi i primi dieci minuti ed è tempo di tirare il fiato, di smorzare i toni da subito elettrizzanti: "Good And Bad" è una crepuscolare ballata dalle movenze lievi e dall'atmosfera rarefatta. Ma i cinque ragazzi si vogliono divertire ed allora riprendono a spingere sull'acceleratore, scegliendo di puntare ancora su un vecchio cavallo di battaglia della prima band di Steve; canzone dal breve titolo è "Burn" ma dalla portata non quantificabile anche perchè faceva parte di quel capolavoro che è stato, e lo è senza dubbio ancora, "The Medicine Show" (ma si scriviamo per l'ennesima volta Dream Syndicate che mi fa tanto godere!). L'inizio del brano è mesto e lento; fin troppo trattenuto. Ma è solo un'illusione perchè d'improvviso si entra in territori molto più elettrici, con un finale abrasivo dove sono sempre le due chitarre di Steve e Jason ad ergersi come protagoniste indiscusse.

Tutto il concerto è un continuo susseguirsi di sfuriate elettriche, di divagazioni strumentali acide e dirompenti. Il Rock-Blues di "Weathered And Torn", il grezzo e furibondo assalto simil Punk di "Crawling Misanthropic Blues", il Pop leggero e solare di "There Will Come A Day"; ed in un attimo siamo alla fine.

Chi come me è un conoscitore di Steve sa benissimo che spetta in pratica sempre a "The Days Of Wine And Roses" chiudere le serate; brano suonato centinaia di volte in ogni angolo della Terra. Una sorta di chiamata alle armi, con la granitica sezione ritmica che detta il tempo al combinato movimento delle chitarre, che alla fine producono un assolo dinamitardo e distorto. E' la voce del cantante che ripete all'infinito il ritornello conclusivo, come in una catarsi finale collettiva con tutto l'estasiato pubblico del Big Mama che si agita al di sotto del palco.

I giorni del vino e delle rose sono terminati; e sono stati giorni bellissimi.

Ad Maiora.

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