Bentornato, Mr. Wilson!

A distanza di un annetto dal concerto dei Blackfield ai Magazzini Generali, il nostro quattrocchi compie il 10 di questo mese una tappa a Milano di ben altro spessore, la sua prima assoluta sul territorio italico in veste da solista.

E' accompagnato da una formazione di grande prestigio, che vede rispettivamente:

-         Il ragazzone Marco Minneman alla batteria

-         Nick Beggs (con tanto di improponibili treccine biondo-platinato), addetto a basso e Chapman stick

-         Theo Travis, sassofono e flauto

-         Adam Holzman alle tastiere

-         Niko Tsonev alla chitarra

Il concerto si tiene all'Alcatraz, celebre discoteca che ha ospitato negli ultimi mesi vari nomi di spessore tra cui Opeth, Mastodon e Anathema. Quali sorprese ci avrà preparato Steven questa volta?

Presto detto: una volta entrati in sala, gli spettatori si trovano davanti un enigmatico telone, su cui è proiettata una misteriosa figura nera, con tanto di accompagnamento di vari soundscapes wilsoniani.

Dopo una decina di minuti, ecco che Marco fa il suo ingresso sul palco (acclamato a gran voce dal pubblico, probabilmente simpatizzante per il suo italianissimo nome). Il batterista attacca con un bel ritmo ricco e sincopato.

Non passa molto tempo prima che l'accompagnamento di Nick Beggs ci sveli l'identità del pezzo, vale a dire "No Twilight Within The Courts Of The Sun". Entrano alla spicciolata gli altri membri della formazione, creando progressivamente un intrigante e soffocato caleidoscopio sonoro che preannuncia tuttavia un brusco cambio di rotta.

Finalmente Steven fa il suo ingresso tra gli applausi: visibilmente compiaciuto, passa da un musicista all'altro, per poi imbracciare la sua splendida Paul Reed Smith e scuotere le casse toraciche con il cattivissimo riff della canzone.

I cinque pezzi successivi vengono tutti da "Grace For Drowning" : c'è "Index", con le sue atmosfere sinistre; successivamente "Deform To Form a Star", che riscalda i cuori degli spettatori; si succedono infine la contorta "Sectarian", la melodia di "Postcard" ed il tema ossessivo e schizofrenico di "Remainder The Black Dog".

L'alchimia del gruppo è pressoché perfetta, ed il livello tecnico elevatissimo: Minneman e Beggs svolgono una sezione ritmica da capogiro, Holzman è il perno dell'accompagnamento di ogni brano, mentre il composto Theo piazza notevoli tocchi di classe (stilemi jazz con il sax e tipicamente progressive "vecchia scuola" con il flauto) ad arricchire il tutto. Un po' in ombra le pur ottime capacità del chitarrista fusion Tsonev, probabilmente a causa del fatto che i pezzi scritti da Wilson non valorizzano molto le parti alla "seicorde".

Già, a  proposito... e Wilson? Beh, lui è semplicemente trasfigurato: si contorce, si agita, corre alle tastiere, suona la chitarra con passione, accompagna le parti dei suoi gregari gesticolando come un matto. E' il sogno di una vita che si realizza e lo festeggia a suo modo, estatico.

Il telone, che per tutto questo tempo ha accompagnato la performance con stralci di videoclip, proiezioni di sagome ed esplosioni di luci, è ormai caduto, e la band è entrata in contatto con il suo pubblico.

L'esplosiva "Harmony Korine" viene quindi usata per festeggiare la nuova situazione. Le cupe atmosfere di "Insurgentes" vengono successivamente portate avanti con "Abandoner" e la title track.

Ma ecco una sorpresa: Steven presenta un pezzo inedito, una mini-suite che verrà inserita nel prossimo album solista (registrato con la medesima formazione del tour). Il suo nome è "Luminol", e fin da subito ci sono i presupposti per un grandissimo brano. La prima parte della suite ha un tiro pazzesco, e presenta caratteri molto differenti da tutto ciò che Wilson ha fatto in carriera: parti di chitarra modali (e qui Niko ci dà dentro), un Nick Beggs in stato di grazia dal groove eccezionale ed un Minneman altrettanto scatenato.

Uno stop brusco, per fare spazio ad atmosfere più soffuse, decisamente più "porcupiniche". Un po' spoglie, devo dire, spero che la band faccia qualche ritocchino in vista della release.

Gradualmente la parte finale sfocia e termina nelle stessa frenesia dell'inizio. Per il momento il brano ispira molta fiducia.

Si prosegue con una cangiante esibizione di "No Part of me", dove Marco fa suo il beat originario e lo arricchisce in maniera molto personale.

Visto che ormai ci avviamo alla fine del concerto, Steven ha pensato bene di annichilirci con un ultimo pezzo maledettamente lungo: "Raider II" si dipana in sei sezioni differenti, in un viaggio sonoro di 23 minuti che tengono con il fiato sospeso (o con le palle a terra, fate voi). Senza dubbio il culmine della serata.

E così, allo stesso modo con cui i nostri erano entrati durante l'esecuzione di "No Twilight", nell'ultima parte della suite i musicisti abbandonano lentamente la propria postazione, fino a quando non rimangono solo Marco e Nick a chiudere il tutto.

Dopo qualche minuto la band rientra ed esegue "Get All You Deserve". Ad un certo punto, durante il muro sonoro, Steven si allontana dal palco per poi riapparire con addosso la maschera antigas simbolo del suo primo album, conferendo alla performance una grande presenza scenica.

Il concerto è terminato, e la band saluta il pubblico festante, mentre sul megaschermo dietro il palco compaiono i nomi dei musicisti. Marco decide di augurare la buonanotte a modo suo ("E adesso mi tiro una bella s...!"), quindi i nostri si ritirano dietro le quinte.

Tirando le somme, direi che Steven ormai sia definitivamente lanciato nella sua carriera solista e che ci abbia preso molto gusto. Metaforicamente, il porcospino è sceso dal suo albero e non credo che ci ritornerà tanto presto (...).

Rimane quindi curiosità su questo nuovo progetto autunnale di casa Wilson, e la attesa di novità in merito il più presto possibile!
Carico i commenti... con calma