Oggi mi spingo in un mondo andato fuori di testa.

“World Gone Mad” è il tredicesimo album (dodicesimo in studio) di una band che ho ascoltato a spot nella mia vita (Robert Trujillo e Thundercat era, per capirci) e, mea culpa, non so proprio come “suonassero” i primi quattro album della band di Venice, fino al 1990, ma prima o poi colmerò anche questa lacuna.

Torna la band di “Cyco Miko”, che è, vocalmente parlando, decisamente in forma, nonostante le ormai 55 rivoluzioni terrestri ed il mio ritorno al loro ascolto è legato principalmente alla curiosità per l’entrata nella band di Dave Lombardo, batterista storico degli “Slayer” (ça va sans dire).

Oltre a Lombardo, i nuovi componenti del gruppo sono due mie “non conoscenze”, ovvero il cileno Ra Diaz (basso - Drogatones, Tiro De Gracia e Ritmo Machine) ed il 25enne Jeff Pogan (seconda chitarra - Oneironaut) che si aggiungono ovviamente a Mike Muir (voce) e Dean Pleasants (chitarra principale).

Omaggio d’entrata con “Clap Like Ozzy” alla leggenda Ozzy Osbourne, bomba senza sosta per oltre 4’, con due minuti di punk, intermezzati da pochi secondi di un basso funky e sostenuti da legnate clamorose di Lombardo per sottolineare la solita sfrontatezza heavy metal della chitarra di Pleasants. Buon inizio!

Doppia pedaliera e trash metal a manetta per il secondo brano “The New Degeneration”, altri 360 secondi a tutta.

Ci si sposta in un ambiente, apparentemente alla “Depeche Mode”, con tom cadenzati da un Lombardo veramente gustoso per il primo minuto, poi all’urlo “Living for Life” (titolo della canzone) si scatena l’inferno e c’è hardcore con possibilità di pogo invidiabili in un live! L’outro è sulle stesse dinamiche dell’intro.

Muir muta velocemente le sue corde passando dalla morbidezza vocale del cantato di “…we're here tonight”, per immedesimarsi in Sonny Sandoval o Zack De La Rocha nell’immediata risposta, citando il titolo della quarta traccia “…so get your fight on!”. Si continua con un alternative-rap metal nella traccia che dà il titolo all’album ("World Gone Mad"), con fill di Lombardo molto accattivanti tra un intermezzo vocale e l’altro, qualche sporadico momento funk, ma generalmente non è un brano che mi convinca molto.

“Happy Never After” è boriosa e troppo lunga, per il mio gusto personale, mentre mi ritrovo nel gusto più metal con “One Finger Salute”, con un solo di guitar-Pleasants tendente al prodigioso, “Damage Control”, probabilmente la traccia che mi fa pulsare maggiormente le tempie e “The Struggle is Real”, che coerentemente è una fast-track.

Inaspettato finale con “Still Dying to Live” (che inizia in maniera compassata e si trasforma in violento rock’n’roll) e “This World”, una chiusura quasi decadente con un Muir che non urla più, la chitarra di Pogan è perennemente strozzata e la sezione ritmica colpisce, con fierezza, più che con velocità e durezza, una contaminazione grunge, che mi ha ricordato un po’ gli “Stone Temple Pilots” o qualcosa dei “Porno for Pyros”, cosa che non avevo mai sentito (e nemmeno pensavo avrei mai ascoltato) nei miei ascolti da tendenza suicida. Non una pagina negativa, ma che mi ha lasciato un po’ interdetto.

Senza dubbio alcuno un disco ben suonato (grandissimo “acquisto” quello di Lombardo, ma presumo ci fossero pochi dubbi, mentre al basso, il seppur-bravo-Diaz mi fa rimpiangere un po’ Trujillo e Bruner), sul quale mettevo parecchie aspettative e diciamo che sono stato globalmente soddisfatto del prodotto finale, pur non uscendo entusiasta dall’ascolto. Il mio orecchio è più abituato alla parte “Infectious Grooves” che a quella, suppongo, dei primi S.T. e quest’album, immagino, possa essere per certi aspetti un ritorno alle origini della band che ormai vanta 35 anni di carriera!

Spero di non aver offeso i fan storici della band ed interessato chi magari non se li è mai filati.

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