Spulciando tra le varie discografie di gruppi pop-punk si può notare come ci siano band che mantengono tutt'oggi il loro sound fin dagli esordi, altre che partite con un sound diretto e più veloce si sono standardizzate a quel pop macchiato di punk che tanto va (andava?) di moda al momento e altre che si sono cimentate in sperimentazioni di varia natura: ecco il caso dei Sum 41 band pop punk per antonomasia tra più conosciute.

In effetti una cosa che mi piace molto sottolineare e che i Sum 41 potrebbero essere considerati l'ennesimo clone sbarra fenomeno commerciale che cerca di arrivare al successo dei Green Day, ma ad un analisi più attenta risulta un indole di unire classici pezzi di latte macchiati da caffè (fashion-punk) scontati  ad altri in cui si attestano su indici di aggressività maggiore  (anche se purtroppo fin troppo marginali), che li distingue quanto basta dalla concorrenza. Questo forse dovuto, almeno in parte alle influenze musicali subite dal gruppo in età giovanile.

Ma andiamo con ordine...

I quattro canadesi dopo il discreto inizio, arrivano al successo con "All Killer No Filler" classico album di pop punk oggettivamente abbastanza modesto. Seguirà il più convincente "Does This Look Infected?" che già attraverso qualche canzone (No brains, Over my head e Hyper-insomnia paracondriod) faceva presagire la svolta pesante che sarebbe arrivata nel 2004 con "Chuck". Il nome dell'album è una dedica a Chuck Pelletier funzionario Onu che ha portato il salvo la band durante una guerriglia in Congo, dove il combo stava effettuando delle riprese per il documentario War Child.

Molto carino pure l'artwork del disco.

Da notare come da questo disco in poi, le canzoncine di 30-40 secondi che "riempivano" i primi tre album qui siano totalmente assenti, a favore di una tracklist molto sviluppata, 16 canzoni che regalano più di 40 minuti di buone vibrazioni.

Il quarto album dei Sum è qualcosa che si stacca dalle precedenti produzioni, in quanto spariscono i pezzi à la American Pie allegre e leggere per fare spazio ad un sound più potente e maturo. Infatti le sonorità variano molto e si passa dal pop-rock e al rock fino al punk rock e pure (ebbene si) al nu metal e al thrash.

Del resto il gruppo non hai mai fatto mistero di apprezzare il metal, e di essersi nutrito in passato a pane, Iron Maiden e Judas Priest. Emblematica di questa passione è la metallica "Pain for pleasure" contenuta in "All Killer No Filler" strana per loro visto che si estranea completamento dall'atmosfera solare dell'album già citato.

Dopo pochi secondi di riff di chitarra di "Intro", il cd vero e proprio parte con "No reason" grande canzone molto energica e veloce a tratti aggressiva, uscita pure come singolo, a mio parere la più bella dell'intera discografia. Ma la novità si chiama "We're all to blame" canzone caratterizzata da strofe dure e pesanti e ritornelli melodici, dalle forti tendenze nu, in cui possono ricordare i System Of A Down, bella per la sua doppia anima.

Con "Angels with dirty faces" invece si continua il discorso interrotto da "No reason", canzone punk rock aperta dalla voce che all'inizio sembra stanca ma che poi si fa più energica. Con "Some say" si ci rilassa un attimo prima di arrivare al thrash metal di scuola Metallica di "The bitter end" caratterizzata dal lungo assolo centrale. Si ritorna nei canoni con "Open your eyes" in cui viene suonato un assolo e facciamo una pausa con "Slipping away" canzone melodica caratterizzata dagli archi, ma dal grande impatto e poi ripartiamo in quarta con la carica nu-metal di "I'm not the one" una delle più belle del disco.

Ottima pure la successiva Pennywise-oriented "Welcome to hell" che si aggiudica il titolo di canzone più veloce e hardcore del lotto. Se i ragazzi facessero più pezzi sulla stessa linea si che cambierebbe la musica.

Ma i canadesi sanno anche emozionarci con la splendida ballad "Pieces", eseguita all'inizio con l'ausilio degli archi e chitarre acustiche  che successivamente lungo il cammino si intrecciano alle elettriche creando un sound di grande effetto.

Dopo la discreta "There ‘s no solution" chiude il cd "88" canzone dalle sfumature metalliche, con una seconda parte strumentale. Ma in questo cd ci sono pure 3 bonus track, a mio avviso buone che non avrebbero sfigurato di stare tra le altre nella scaletta principale. Ecco quindi arrivare "Noots" che sintetizza lo stile della band, "Moron" canzone ricca di cori in cui sembrano gli Offspring e per chiudere la carina "Subject to change" supportata da ottimi riff e a cui la band ha tratto ispirazione riprendendo il tema del refrain per lanciare il primo singolo "Underclass hero" del nuovo album uscito nel 2007.

Abbiamo già parlato della svolta metal, e della matrice punk delle canzoni interpretate in maniera finalmente più aggressiva e convincente, ma c'è da notare un ulteriore elemento di novità: le ballads. Infatti nei tre precedenti dischi del combo non si era mai vista l'ombra di una ballata, per non parlare dell'uso della chitarra acustica che finalmente esce alla distanza.

Quello che però dispiace per il gruppo e che dopo questa ottima prova che faceva presagire ottime cose per il futuro e soprattutto portare avanti un certo tipo di sound e di maturazione (da notare come questo disco venne quasi del tutto oscurato dalle tv e da Mtv in particolare..) e distaccandosi dal loro classico stile,  torneranno purtroppo sulla vecchia strada, ma questo è un altro discorso.

Ai detrattori che magari detestano il fashion-punky, che non gli hanno mai sopportati dico che questo cd potrebbe farvi cambiare un po' idea, se pure questo non lo digerite a questo punto lasciate perdere pure la restante discografia. 

E qui mi spingo oltre: la dimostrazione di coraggio a cambiare strada della band canadese chiamatela evoluzione o sperimentazione fate voi, non si è mai vista e mai si vedrà fare a nessun gruppo simile mainstream. I blink 182 non hanno mai cambiato (quasi) una virgola fotocopiandosi dall'inizio alla fine. Un mezzo cambiamento anche se troppo legato ai soliti ambienti tele-radiofonici hanno fatto i Green Day, ma che poi si è rivelato quasi un flop, riferimento a "Warning". Con la differenza che i Green Day hanno fatto una svolta pop-rock, i Sum 41 l'hanno fatta in direzione metal. Quanti gruppi pop-punk hanno virato verso il metal? Direi nessuno e questo dato basta e avanza.

Gli arrangiamenti e la produzione di Greg Nori rasentano la perfezione, con suoni sempre freschi e mai ripetitivi.

Tornando a noi è un ottimo cd, il capolavoro del combo, il migliore dell'intera discografia, che alternando diverse influenze e sonorità riesce a non annoiare mai e convince in toto cambiando atmosfera di traccia in traccia.

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