Secondo disco del quartetto norvegese formato da Arve Henriksen, Deathprod (nome d'arte di Helge Sten), Jarle Vespestad e Ståle Storløkken, pubblicato per la Rune Grammofon, prodotto e mixato dallo stesso Deathprod, riesce a fuggire da ogni tipo di etichetta musicale, come del resto tutti i dischi dei Supersilent.

Ma perchè parlare di "4" quando ormai sono arrivati proprio quest'anno a sfornare il tredicesimo disco vi chiederete(forse)? Beh perchè leggendo in giro le varie recensioni sul web mi sono accorto che viene snobbato, e tenuto poco in considerazione, perciò mi sembrava doveroso fare una recensione di un disco che amo. Per chi non lo sapesse i quattro musicisti norvegesi non scrivono la loro musica, ogni disco è improvvistato, sia in studio come dal vivo, ed è questa la particolarità principale del quartetto, ma nonostante la musica sia totalmente improvvisata, non aspettatevi di ascoltare un disco alla "AMM" o "Iskra 1903" giusto per citare due nomi, le composizioni dei norvegesi risultano omogenee e con un buon senso di insieme, insomma tutto ciò che ci si aspetta da improvvisatori esperti.

Se siete stati scioccati dalla brutalità e potenza del primo (triplo) disco "1-3", in "4" i toni sono piu pacati, "4.1" parte con la tromba di Henriksen accompagnata dal sintetizzatore di Storløkken che interagiscono creando una melodia/non melodia ambient glaciale, dove si aggiungono dopo poco gli altri musicisti in un crescendo che però non arriva da nessuna parte, perchè il brano si conclude lasciandoti spiazzato, come se i musicisti volessero ribadire il fatto che nella loro musica tutto puo accadere, e quello che accade non è quello che ti aspetti, ciò non succede in "4.2" che parte con beat elettronici e sintetizzatore per arrivare verso gli ultimi minuti ad una forma di noise con batteria indemoniata, in linea con la forza e la brutalità del primo disco, mentre Henriksen sussurra qualche cosa nel microfono, il disco prosegue con i 10 pazzi minuti di "4.3", che ci teletrasportano in un mondo sincopato fatto di alieni, si nota qui l'abilità di Vespestad che spezza continuamente il ritmo duettando con Deathprod in un turbine di suoni da far impallidire gli Autechre. Dopo il tornado della terza traccia i musicisti sembrano prendersi una piccola pausa con la quarta e la quinta traccia, il minuto e mezzo di "4.4" ci trasporta nella tundra ghiacciata della norvegia, e i due minuti di "4.5" incupiscono ancora di piu la situazione con un beat che ricorda Andy Stott di Passed Me By. Con "4.6" si ritorna ad una forma piu lunga di free jam dove accade davvero di tutto, ed abbiamo la possibilità di sentire un riassunto della loro musica in questi mirabolanti 17 minuti, se dopo l'ascolto di questa traccia non vi siete persuasi all'idea che i quattro norvegesi sono dei musicisti ed improvvisatori formidabili non so che altro dire, infine il disco si chiude con "4.7" la terza traccia breve del disco che chiude il lavoro in modo glaciale.

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