Corsi e ricorsi storici: negli anni Ottanta erano i Joy Division. All’inizio del Duemila è arrivata la seconda ondata dark-wave, capitanata da Interpol ed Editors. Oggi i portavoce italiani del deflusso wave, condito da lontani echi post-punk, si chiamano Talk to Her, giovane band di Este, formata da Riccardo Massaro (basso), Stefano Murrone (chitarra), Francesco Zambon (batteria) e Andrea Visaggio (voce e synth)

Ieri sera miss Bluebelle era in trasferta al Laboratorio Culturale I’M ad Abano, nota località termale sui Colli Euganei, in provincia di Padova, per assistere al release party di presentazione dell’ep “Home”, loro primo lavoro in studio dopo qualche anno di attività in prevalenza live.

Il disco, il cui debutto è schedulato per il 2 marzo, è il nuovo prodotto della piccola ma vivace indie-label veneziana Shyrec, creatura cresciuta con amore da diversi miei vecchi amici, che vanta ormai circa tredici anni di attività, fatti di duro lavoro e sacrifici anche economici, ripagato non tanto da un tornaconto pecuniario, quanto dalla soddisfazione di aver dato voce ad alcune delle realtà musicali più interessanti del panorama dell’entroterra lagunare, e non solo (Kill Your Boyfriend, Wora Wora Washington, Zabrisky e The White Mega Giant, solo per citarne alcuni).

L’etichetta vanta un catalogo vario ed interessante, in cui a far da comun denominatore è la grande passione per la musica, unita alla competenza e all’entusiasmo nel proporre gruppi italiani dediti a sonorità “sotterranee”, che purtroppo nel nostro Paese non sono destinate a trovare spazio in ambiti in grado di assicurare una maggiore visibilità, come sarebbe auspicabile.

I ragazzi dei Talk to Her, che in una sorta di visione concept hanno incentrato i contenuti del disco in un ideale viaggio circolare, che parte da casa per poi ritornarvi, facendo nel frattempo tappa tra straniamento e malessere e fughe dalla realtà, per scoprire che non esiste nessuna realtà, va detto che ci sanno fare, pur essendo molto giovani. Si sono fatti le ossa partecipando a diversi festival di richiamo di “musica altra” nel Nord Italia, e a contest dedicati a giovani gruppi indie emergenti, dove hanno ottenuto ottimi riconoscimenti (cito su tutti l’”Arezzo Wave Band Veneto” e il “Rise Festival”, dove si sono piazzati secondi nel 2016 alla Battle of Bands).

Durante il concerto di ieri sera, aperto dai Thalos, interessante progetto di musica elettronica ad ampio spettro accompagnata da proiezioni video, i Talk to Her si sono distinti per la loro energia e l’appeal della voce di Andrea, dal timbro profondo ed evocativo, molto suadente e ricca, vero ghiaccio bollente.

Le quattro tracce dell’EP si sono susseguite lisce, con grande soddisfazione del pubblico che gremiva il piccolo laboratorio culturale che ha ospitato l’evento. Ha spiccato su tutte “Zodiac”, l’opener dell’EP, in pre-vendita d’eccezione, che nel suo minimalismo presenta momenti di sensuale richiamo da dancefloor fumoso e buio, come nella migliore tradizione del genere.

Nel complesso, le sonorità sono molto oneste e dirette, una rivisitazione in chiave moderna e attualizzata dei migliori nomi della new wave storica: impossibile per me non pensare a Ian Curtis e ai Joy Division, con momenti alla Mission e Sisters of Mercy, ma calati nel momento storico attuale. Gruppi ai quali questi ragazzi pagano di certo tributo, malgrado credo abbiano visto la luce quando già la prima ondata new wave andava ad infrangersi, ma senza piaggeria o spirito di emulazione, con una loro peculiare freschezza di fondo.

Li consiglio a chi apprezza Joy Division e i migliori Editors e Interpol.

La serata si è conclusa con il dj set di Checco Merdez, altro personaggio cult della scena musicale locale, con il quale sono praticamente cresciuta, che ha fatto ballare ragazzini di vent’anni con uno strano mix di Smiths, Interpol, lamette della Rettore e amori disperati di Nada! Gusti musicali peculiari, questa nuova generazione.

Io, dal canto mio, mi sono ritrovata catapultata per quasi tutta la sera dritta dritta nel mio periodo d’oro, quello in cui mi aggiravo per club e concerti, additata come “la darkettona”, a bere birre e a pensare che no, non ci sarebbe stato un futuro, ma solo una lunghissima notte.

Invece mi ritrovo a partecipare ancora a release parties dove all’ingresso ormai mi danno del lei, almeno finché non mi tolgo il cappello e il ragazzino di turno, che potrebbe essere mio figlio, vede spuntare le ciocche di capelli rosa-violetto e, rassicurato, passa ad un più disinvolto e informale “tu”.

E a chiacchierare e a bere per tutta la sera con giovani giornalisti sottopagati di storiche testate di sinistra che, contando una decina di anni meno di me e ammaliati dai miei spassosi aneddoti musicali dei gloriosi tempi andati, cercano di conquistarmi offrendomi da bere qualche bevanda alcolica (che finisco per pagare io, perché mi dispiace approfittare delle loro scarse finanze) e tentano di impressionarmi raccontandomi che loro hanno esordito ascoltando i Metallica e i Napalm Death, per poi passare ad altri generi, più raffinati.

Strappandomi puntualmente, con la loro ingenuità, tanti sorrisi di puro divertimento: sarà che al buio della musica dei Talk to Her le mie rughe da sopravvissuta non si notano più di tanto.

Carico i commenti... con calma