I Tangerine Dream sono sicuramente uno dei gruppi che hanno fatto la storia della musica elettronica. Purtroppo la recente scomparsa di Edgar Froese ha rappresentato in un certo senso la fine di un’epoca e la chiusura del cerchio. Va detto senza tema di essere smentiti che il periodo d’oro del gruppo tedesco è stato quello degli anni ’70. Nel decennio successivo i Tangerine hanno prodotto dischi dignitosi come “Pergamon”, “Poland”, “White Eagle” ma si sono progressivamente orientati verso una new age di maniera che li porterà a pubblicare dischi di valore artistico nullo.
Dopo la prima fase all’insegna di una ricerca rigorosa che ha prodotto capolavori del calibro di “Alpha Centauri” – forse il mio preferito – la pietra miliare “Zeit” (1971) e “Atem” (1973) , i Tangerine Dream hanno inaugurato con “Phaedra” (1974), ancora geniale e liquido, il cosiddetto periodo Virgin. Nonostante alcuni critici sostengano come il meglio sia da ricercare nel primo periodo, a mio avviso anche i dischi successivi, almeno fino a “Stratosfear” (1976), sono degli autentici capolavori. “Rubycon” (1975) è un discone e, a distanza di tempo, suona ancora fresco senza aver perso nulla del suo fascino. Lo stesso “Stratosfear”, anche se obiettivamente più morbido, è ancora oggi disco di tutto rispetto. Forse gli anelli deboli sono “Cyclone” (1978), in cui viene introdotta per la prima volta la voce, e “Force Majeure” (1979) mentre suona dignitoso “Tangram” (1980). C’è poi il disco dal vivo “Ricochet” (1976), ipnotico e surreale e sicuramente fra le loro cose migliori. “Ricochet” conteneva degli estratti da alcuni concerti dell’epoca che possono essere ascoltati in “ TheBootleg Box Set vol. 1” (2003).
“The Bootleg Box Set Vol. 1” – che racchiude 5 cd - costituisce un documento di importanza eccezionale in cui vengono presentati una serie di concerti tenuti dai Tangerine Dream nel momento di maggiore creatività in cui spesso si lasciava spazio all’improvvisazione. Il primo concerto è quello di Sheffield del 1974: possiamo ascoltare qui materiale del periodo “Atem” e “Phaedra”: la musica è molto d’atmosfera, cosmica, fluttuante, senza ritmo e dominata dai synth e dal mellotron. Il pezzo forte del box è probabilmente costituito dalla seconda esibizione tenuta alla Royal Albert Hall di Londra: i Tangerine Dream vengono introdotti dal grande John Peel e, per l’occasione, è con loro Michael Hoenig che sostituisce Peter Baumann. Le ambientazioni sono oscure e futuriste e vi porteranno a visitare galassie sconosciute, la qualità della registrazione è ottima con molte reminiscenze di “Rubycon”. Il terzo cd è dedicato al concerto di Croydon e risulta essere un documento molto importante in quanto contiene delle parti che, come si diceva, andranno poi a finire sulla traccia “Ricochet Part 2”. Rispetto a “Ricochet” si avverte maggior improvvisazione e gusto per la sperimentazione. Un must in ogni caso per chi adora i sequencer! Il concerto di Bilbao del 1976 ha invece purtroppo una qualità pessima della registrazione in cui si sentono distintamente i rumori e le voci del pubblico. Nonostante questo la musica è interessante e molto frastagliata e avventurosa. L’ultimo concerto è quello di Berlino del 1976: in questo caso la qualità sonora è leggermente migliore e mostra il gruppo in un particolare momento in cui stava provando nuove soluzioni.
“The Bootleg Box Set Vol. 1” è imperdibile per tutti i cultori dei Tangerien Dream e per chi abbia volgia di approfondire questo gruppo straordinario la cui importanza va assolutamente rivalutata.
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