Rumoristica spettrale, pentolame sferragliante, melodie danneggiate. Chi se ne intende parla di noise, industrial, dub e via dicendo. Ma non è questo il punto Il punto é: chi è questa fanciulla nella cui voce abita un mostro? Beh, il suo nome è Tanya, è canadese e appartiene alla minoranza Inuit, fatto direi non secondario, visto che in genere le minoranze se la passano piuttosto male. ...

Fino alla metà del secolo scorso gli Inuit erano costretti a mandare i loro figli nei collegi cattolici. Una sorta di assimilazione forzata che, tra le altre cose, comportava la perdita della lingua madre. Chi veniva sorpreso a parlare in Inuktitut veniva picchiato. “Tu non hai un'anima e la tua è la lingua del diavolo”. Anche Tanya ha subito un trauma del genere. Ha trascorso infatti i primi anni della sua vita tra persone che parlavano quella strana lingua. Poi con la famiglia le è toccato trasferirsi in un luogo dove si era costretti a parlare in inglese persino tra le mura domestiche. ...

Qualche anno fa, nei terreni di cinque collegi cattolici, sono state trovate delle fosse comuni con i resti di 1400 bambini Inuit. Si è scoperto allora quel che in qualche modo già si sapeva. E cioè che nelle scuole del civilissimo Canada si moriva di shock culturale declinato, volta a volta, come “abuso” “freddo” “fame” “malattia”. Anche Tanya ha conosciuto quei collegi, sia pure quando frequentarli non era più obbligatorio, ma, diciamo così, solo consigliato. “E' per superare questi traumi che ho cominciato a far musica”... ...

Ma ora facciamo un passo indietro... La prima volta che Tanya uscì dal suo corpo trovò ad aspettarla un essere “enorme e sinuoso”, “una massa contorta di muscoli e cartilagine”. Lei ovviamente si spaventò e tornò indietro di corsa. E, nonostante dietro di sé udisse ancora il rantolo del mostro, ebbe modo di chiedersi: ma se il mio corpo non è qui, io allora con cosa sto correndo, con quel che si chiama anima o con qualcosa che non so? Quella sua curiosità non durò che un attimo e alla fine rientrò nel suo corpo nello stesso modo in cui si rientra a casa dopo aver sperimentato le insidie del mondo. Avete presente quando siete in preda alla paura e vi chiudete la porta alle spalle con la stanza che per un attimo ha lo stesso sobbalzo del cuore? ...

Quel che però Tanya non sapeva era che quel mostro non aveva cattive intenzioni. Lui era li con uno scopo, insegnarle a restituire il terrore e fornirla di armi per affrontare il mondo. Insomma, voleva proteggerla. Intanto il ricordo lavorava dall'interno e Tanya una notte si ritrovò in sogno nel paese degli avi e uno di loro le disse in Inuktitut: “ma quella volta sei proprio sicura di aver fatto bene a scappare?” ...

Certo, presentarsi come una massa contorta di muscoli e cartilagine non era stata proprio una grande idea. Allora lui fece una cosa che da un mostro non ci si aspetterebbe mai: si mise a pensare. E l'idea che gli venne in mente fu la migliore possibile: scelse infatti una forma più rassicurante e con quella le apparve in sogno. “L'arma che ti darò – le disse- è il canto tradizionale”. E per farlo le trasmise tutta la forza di quella massa di muscoli e cartilagine che non era mai stata la sua, perchè altro non era che un dono per lei. La fanciulla allora scoprì i denti, affilò gli artigli e la voce che le uscì dalla gola fu un urlo fatto di vertigine e pezzi di vetro. “Quel che devi fare ora -le disse infine il mostro - è trovare le parole giuste per azzannare alla gola il passato ”. Ma quello non era un problema, le parole erano dentro di lei. “Colonizzatore, non voglio il tuo dio. Ridammi la mia lingua, strozzati con la tua morale. Tocca i miei figli e i miei denti daranno il benvenuto alla tua gola”... ...

Poi l'ultima neravigliosa metamorfosi... Verso la fine del disco Tanya è una madre e riconosce nella sua bambina l'antico mostro che l'aveva protetta. Cessa la rumoristica... Cessa il pentolame sferragliante... Niente più noise... Niente più industrial... Solo una melodia ultraterrena. Qualcosa che se non fosse dolce sarebbe terribile... “Non aver paura piccolo mio, in te che io proteggo c'è anche il protettore” Un protettore che lei conosceva bene. Trallallà...

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