Colorita, variegata e folta è la fruttificazione che i primitivi semi slintiani producono nello sterminato giardino che, per esigenze contenutistiche, risponde al nome di post-rock. Accanto a fioriture esotiche e variopinte di una bellezza senza tempo (e senza genere), non di rado sterpaglie sterili e venefiche appiattiscono e contaminano il paesaggio.

E poi i boccioli coltivati nelle serre; crescono levigati e splendidamente modellati, ma, al momento di schiudersi, la promessa di felicità che rappresentavano è puntualmente disattesa. Troppe cure soffocano il profumo e opacizzano il colore, così come, in molti romanzi di Zola, l’ortodossia naturalista rendeva l’agire ed il pensiero dei personaggi troppo artificiale.

Questo è il difetto maggiore che trovo nell’esordio dei Tarentel; disco per altro magnificamente suonato, ma riassumibile, nelle sue linee essenziali, in poche righe.

Un pulviscolo spaziale permea i pezzi; improvvise fluorescenze chitarristiche illuminano itinerari nascosti mentre la spuma di ritmiche elastiche si infrange sugli scogli. Esili arpeggi si insinuano lentamente come tentazioni represse troppo a lungo e finiscono masticati dal crescendo di rauchi venti cosmici che li sputano nel nulla.

Surriscaldamenti hard-rock scintillano per un attimo nell’atmosfera per poi immergersi nelle gelide acque di armonie dilatate e, trasformati, resuscitano limpidi e pacati. Pare di ascoltare un Gottsching imborghesito gigioneggiare in una jam con gli Explosions in the Sky.

Insomma, “From Bone to Satellite” è certamente un buon disco che ha una struttura interessante. Mi pare però che sia una struttura un po’ troppo artificiale/artificiosa che risenta di un monocromatismo simile alle poesie del Blok dell’ultimo periodo, quando il repertorio simbolico non creava più mondi incantati avvolti dalla nebbia, ma piuttosto ripiegava su se stesso cristallizzandosi in forme stereotipate.

Elenco tracce samples e video

01   Steede Bonnet (12:00)

02   When We Almost Killed Ourselves (12:21)

00:00
00:00

03   Ursa Minor, Ursa Major (17:46)

04   For Carl Sagan (20:57)

00:00
00:00

05   Strange Attractors (10:53)


  • Recensione: Opera:
    Del disco non so gnente-di-nulla (as usual). Forse loro li ho sentiti nominare da qvalche parte. Forse anche no. Gli Slint magari un po' di più. Ecco. In ogni caso mi piace (proprio) come descrive la materia arboricola di cui sopra.
    • CosmicJocker
      6 lug 17
      Lei è un cultore dell'erba dunque..che io possa stringerle la mano..
    • Si, ma solo quella (sacra) di Uimbledonn. Sia chiaro.
  • ALFAMA
    6 lug 17
    Recensione: Opera:
    ii problema di questo disco è che basterebbero 4 nomi per inquadrarlo. Forse se non conoscessi quei 4 nomi ,ma ormai li conoscono a memoria tutti.
    • ALFAMA
      6 lug 17
      e poi se vuoi un consiglio non usare il termine POST ROCK mette noia solo a sentirlo e l'eventuale ascoltatore gira a alla larga
    • CosmicJocker
      6 lug 17
      Giustissimo Buzz..ma sai post-rock è un grande contenitore che non significa nulla..lo uso come blanda coordinata..
  • Pinhead
    6 lug 17
    Recensione: Opera:
    Tra Zola, Gottsching e Book, ho capito soltanto che nel fine settimana mette pioggia.
    • Pinhead
      6 lug 17
      Blok non Book. Come si fa ad ammazzare il correttore automatico?
    • mrbluesky
      6 lug 17
      ma magari....
    • Pinhead
      6 lug 17
      Però piovera' sabbia.
    • musicanidi
      6 lug 17
      Basta toglierlo! Checcevó?
    • Pinhead
      6 lug 17
      È una parola.
    • CosmicJocker
      7 lug 17
      Perfetto Pin! Hai capito il messaggio subliminale della recensione..
    • Pinhead
      7 lug 17
      Hai cercato di sviarmi colla nebbia, ma mica ci sono cascato, eh!
    • CosmicJocker
      7 lug 17
      Sei troppo furbo per me...
  • Takanibu
    6 lug 17
    Recensione: Opera:
    Ottimo come sempre
    • Takanibu
      6 lug 17
      il disco boh, ho così tanta roba in lista che penso possa aspettare
    • CosmicJocker
      7 lug 17
      Grazie..si, direi che questo è un disco soprassedibile..
  • Johnny b.
    6 lug 17
    Recensione: Opera:
    Tu sempre bravissimo nella descrizione delle opere. L'album non lo conosco. Anche se ho lo stesso problema di Takanibu poco tempo e tanta roba d'ascoltare cercherò di ascoltarlo a breve. Meriti.
    • CosmicJocker
      7 lug 17
      Ringrazio anche te..se ti capita prova a dargli un ascolto, ma non è un disco essenziale secondo me..
  • musicanidi
    6 lug 17
    Recensione: Opera:
    Gradevoli (oddio che brutto aggettivo che ho usato)...carini potrebbe andar meglio?
  • JonatanCoe
    7 lug 17
    Recensione: Opera:
    L'accostamento agli Explosion In The Sky e al pioniere dell'elettronica Gottsching (il suo E2-E4 lo hanno saccheggiato in ogni sua nota nei campionamenti della nascente house music nei '90), valgono già l'ascolto dell'album. Bella Cosmico!
    • CosmicJocker
      8 lug 17
      Grande JC! Guarda con un po più di coraggio e fantasia questo poteva essere un disco molto più interessante..
    • JonatanCoe
      8 lug 17
      Assolutamente in scaletta ascolti, questo tuo ultimo commento alimenta ancor più la mia curiosità! Happy Weekend Cosmico!
  • Almotasim
    8 lug 17
    Recensione: Opera:
    Zigzag incantevole e pungente, tra parole e immagini concrete. Ah, e poi e' anche una recensione...

Ocio che non hai mica acceduto al DeBasio!

Per vivere con pienezza la vera esperienza dello stare sul DeBaser è bello esserci registrati.
Quindi Accedi o Registrati

 

Altre recensioni

Di  aerdna

 Trovarsi a proprio agio in lugubri richiami chitarristici Morriconiani in versione spaghetti-western da 'C'era una volta il Cosmo'.

 La costante evoluzione in parallelo con l’Universo, gli astri e le costellazioni riassume lo spirito dei Tarentel.