La valigia del musicista è perlopiù vuota, quella del poeta è anche rotta.

Terrence Orlando, stretto nel suo cappotto, ha un biglietto per New York Central Railroad in una tasca e nell'altra, serrata nel pugno, una manciata di buone speranze, mentre il Lake Shore Limited taglia le gelide tenebre dell'Illinois. "Oltre la nera cortina della notte c'è un'alba che ci aspetta”, diceva qualcuno che non ricordo, ma poco importa. L'alba del nuovo giorno si chiama New York e si perde lungo le vie secondarie del Greenwich Village in downtown. Noto per la sua predilezione verso Off-Off-Broadway, il pittoresco quartiere assicura un palco e un microfono a chiunque lo desideri. Terry è lì proprio per questo. É il 1964, il sole splende raggiante su New York e nel cuore dei suoi diavoli erranti.

"The New Folk Sound Of Terry Callier" viene inciso quello stesso anno, ma la vita a volte si diverte a giocare a mosca cieca col destino e gli inconvenienti che si presentano sono più facili da raccontare che da vivere: il produttore si da alla latitanza scappando in Messico coi nastri incisi e il disco esce tre anni dopo, quando il periodo magico del folk revival è soltanto un lontano ricordo.

Un'altro Lake Shore Limited tempo dopo, in direzione contraria, riconduce Terry a Chicago,in una notte senza stelle e senz'alba all'orizzonte. Profuma di amara beffa un all-in perso senza vedere né le carte, né i giocatori intorno al tavolo, tantomeno le fiches, disperse nel vento sulla via di Tijuana. Ma il fato lascia sempre una porta aperta, basta cercarla. La porta in questione è quella di un negozio di dischi dove il buon Terry scorge, negli gli espositori, il suo vinile in bella mostra. Questo episodio riaccende la sua passione mai sopita per la musica.In men che non si dica riprende a comporre, stipula un contratto con la Chess e successivamente, a breve distanza, un altro con la sussidiaria Cadet. Il frutto di questa rinata vena compositiva si materializza nel 1972, nei tratti di "Occasional Rain" e più avanti (stesso anno) col capolavoro "What Color Is Love".

"What Color Is Love" è un grido nel buio in uno stato di lacerante beatitudine e Terry Callier il baritono che squarcia il silenzio, il perfetto anello di congiunzione tra Motown Records e Blue Note, ma lontano anni luce da entrambi perchè le opere universali rifiutano le etichette, sfuggono alle catalogazioni. Basterebbe snocciolare la pletora di eccellenti artisti che hanno partecipato al disco per determinarne le proporzioni (Morris Jennings e Don Myrick su tutti, giusto per fare qualche nome), ma il fulgido bagliore di "What Color Is Love" è molto più di una prestigiosa lista di collaboratori.

"What Color Is Love" è una dea seducente come il peccato, una sensuale silhouette distesa pigramente sul divano mentre nel fumo di una sigaretta riaffiorano reminiscenze di gioventù: un'ancia umida zampilla passione dal sax di Coleman e in lontananza sbuffa, perso in una densa nuvola bianca, l'amato treno blu di Coltrane.

Il timbro vocale dolce e graffiante evoca lo spettro della solitudine, amica inseparabile di vita.

"Ognuno di noi nasce solo, benvenuto nella zona del crepuscolo" ("Dancing Girl").

La campana nel sax alto di Myrick adorna il canto di Terry, pennellando nell'aria lingue blu cobalto e nella caligine prendono vita i contorni di Drake e Hayes che passeggiano nella campagna di Tanworth.

"È sbagliato o è giusto? È nero o è bianco? Di che colore è l'amore?" ("What Color Is Love").

L'amore non ha colori, solo sfumature e Callier ne conosce tutta la gamma."È forte come una montagna" dice, con una voce dolce e calda che manderebbe a picco un iceberg, supportato dalla straordinaria orchestrazione di Charles Stepney.


"If I can find myself a good lovin women, I might not ever come back at all" ("You Goin' Miss Your Candyman").

L'esistenza è fondata sulle scelte, ma le scelte prese in un attimo potrebbero pesare per tutta la vita. Callier conosce bene queste verità e le rivela a denti stretti nell' ossessivo arpeggio di chitarra, mentre il pulsante basso di Satterfield ne disegna intorno l'ideale passepartout. Callier canta la vita, i timori e le speranze con ancestrale spiritualità.

"Finché saremo innamorati staremo bene insieme, in qualche modo affronteremo la sfida dell'universo mano nella mano" ("Just As Long As We're In Love").

Perchè c'è sempre un sole, uno spiraglio di luce che si palesa prima o poi nel buio più pesto. É solo questione di tempo. Quel tempo ineluttabile che frattanto consuma impietoso la sigaretta. Negli ultimi aliti di fumo c'è spazio per una sinfonia in crescendo sul tema della guerra.

"Attraverso una notte lunga e insonne puoi ancora dire che va tutto bene a una madre che ha perso il suo unico figlio" ("Ho Tsing Mee-A Song Of The Sun")

Amore e dolore si fondono nello stretto abbraccio della melanconia. Sincero e appassionato Mr.Callier scandisce "I'd Rather Be With You" e gli archetti dei violini, come aghi da cucito, cesellano una veste d'alta sartoria. Un oceano di passione delimitato nei confini di un titolo.

"È il tuo sole splendente che ha sollevato tutte le ombre dalla mia mente. Sì, il tuo dolce amore mi ha portato una giornata più luminosa"

"You Don't Care" si dipana per oltre cinque minuti in un ultimo abbraccio, un manifesto schietto e sincero dell'amore profuso dalle arie musicali di Callier, con poche parole, il solo titolo, scandito a più riprese dalle angeliche voci del coro. I titoli di coda scorrono veloci mentre chitarra e pianoforte si rincorrono confondondosi con gli ultimi sussurri del coro che si smorza lentamente nei solchi del vinile, lasciandoci una forte sensazione di perdita. Basta ricollocare la puntina nel solco iniziale per rinnovare la magia? Forse. O forse no. Ci sono cose che puoi sempre avere ma non le avrai mai veramente. "What Color Is Love" è composto dalla stessa sostanza delle emozioni. Dal tutto. Dal nulla.

Callier rientra a pieno titolo nella nutrita schiera d'artisti verso i quali la vita ha concesso pochi sorrisi, sempre un passo indietro alla fortuna e uno avanti negli imprevisti dell'umana esistenza, rincorrendo quel successo che avrebbe meritato e che ha raggiunto solo in parte.

É risaputo, le storie più belle non si leggono nelle grandi vittorie ma nelle tristi sconfitte. Callier è rimasto in un limbo, a metà strada tra le due, tra speranza e rassegnazione, tra Chicago e New York, perso tra le più belle sfumature di colore che occhio umano possa mai conoscere.

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