Ci sarà un motivo se anche il mai troppo osannato Bo Diddley ci avvertiva (già nel 1962), di “non giudicare un libro dalla copertina”.Ma non specificava i dischi, per cui ben vengano preconcetti musicali basati sulle copertine degli album. Io personalmente ci sguazzo da sempre, e poche volte ho cannato completamente la musica di una band guardandone l'artwork dell'album.

Forse per questo la cover di “Amphetamine Ballads” degli scozzesi The Amazing Snakeheads (ammazza che nome del cazzo ragazzi), aveva già stuzzicato la mia curiosità e anticipato a grandi linee il contenuto.

E difatti, il motivo pitonato in copertina anticipa l'aura lasciva e velatamente morbosa che trasuda da queste 10 tracce. Mettiamo subito le mani avanti: per quanto i riferimenti siano di quelli buoni se non ottimi (Nick Cave solista e coi Birthday Party, Stooges periodo Funhouse, Cramps degli esordi, Jon Spencer Blues Explosion), il contenuto non è così incendiario e soprattutto realmente pericoloso come dovrebbe essere. It's 2014, baby, e ci dobbiamo accontentare. Ma ce ne fossero di esordi così.

In soldoni abbiamo un power trio dalle facce improponibili, guidato da una sezione ritmica minimale ma molto groovy, e un cantante chitarrista preso di forza dalla curva dei Rangers di Glasgow. Facce pulite, ma che non vorreste vedere fuori dal pub quando suona la campana dell'ultimo drink. Troppo presto per andare a casa, troppo tardi per evitare la rissa.

Tale è l'atmosfera nervosamente inquieta del disco, soprattutto di tracce come I'm A Vampire”, “Swamp Song” o la bellissima Flatlining” condotte da scheletriche linee di basso e improvvisamente aggredite dal berciare selvaggio del cantante e dalle rasoiate della sua sei corde. Inoltre ogni tanto entra a gamba tesa un sax malconcio, una versione zombie del sax di Funhouse degli Stooges.

In alcuni frangenti la necrofilia del combo prova a resuscitare, con ottimi risultati, un Lux Interior impegnato in una lite domestica (Where Is My Knife?”), in altri un simil plagio al buon Iggy (“Memories”), fino a due lati di Nick Cave, quello minacciosamente jazz (“Every Guy Wants To Be Her Baby”) e quello della murder ballad decadente (“Tiger By The Tail”).

Con tutte le attenuanti del caso, promossi a pieni voti.


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