Bene bene; ci troviamo dinnanzi al quinto album dei Beatles: cosa avranno mai combinato i 4 ragazzacci di Liverpool? Cambiato le sorti della musica contemporanea naturalmente!
Dunque: recensire Rubber Soul. I due piccoli grandi geni del rock/pop dimostrano di essere cresciuti non solo come compositori (le linee melodiche, i testi e le strutture armoniche appaiono già al primo ascolto distanti sideralmente dall'ultimo disco pubblicato appena cinque mesi prima Help!), ma anche come arrangiatori.

Il disco esordisce con un piccolo capolavoro di McCartney, "Drive My Car" (tanto vicino al soul quanto la sua voce a quella dei grandi bluesman afroamericani), scivola, poi, attraverso la lenta ma accattivante "Norwegian Wood" (arricchita della presenza del sitar, strumento che tanto caro diverrà ad Harrison ed alla musica pop seventies tout court) per approdare, quindi, al cuore dell'album, un trittico di canzoni che rimarranno indelebili tracce nella storia del pop: "Nowhere Man","Michelle", "In My Life".
Suonato nella sua essenzialità, Rubber Soul stupisce per l'avidità con cui incalza l'ascoltatore, inchiodandolo allo stereo, lasciandolo senza fiato fin dal primo ascolto. I missaggi sono affidati al grande George Martins e stupiscono per le straripanti bordate di bassi e le ampie e delicate schitarrate acustiche. Da menzionare poi : l'assolo di pianoforte in "In My Life" (non vi ricorda un certo Bach?) e le chitarre distorte in "Think For Yourself" (primo esempio documentato su disco).
Ultimo appunto lo meritano i testi di Lennon: superbo in "In My Life" (assoluta poesia), sonnambulo in "Nowhere Man", profeta in "The Word", cannabiolico in "Girl" (ascoltare gli aspirati in cannula).

Quindi: voto: 5, Limpido.


Carico i commenti... con calma