Mi risulta difficile trovare una definizione che si addica pienamente alla musica dei Blues Project.
Definire blues questi cinque ragazzi di Greenwich Village è inappropriato poiché gran parte dei loro brani (soprattutto quelli registrati in studio) non rispecchiano assolutamente la musica di gruppi come Canned Heat o Savoy Brown, anzi, non gli assomigliano per niente. I Blues Project potrebbero essere definiti come uno dei primi tentativi, da parte di musicisti bianchi, di mescolare il folk rock di Dylan al blues di Willie Dixon o di Muddy Waters. Insieme a tutto questo, vengono aggiunti frammenti psichedelici fra una traccia ed un'altra per poi ottenere una musica tipicamente americana, capace di contrastare la British Invasion di metà anni '60.
I chitarristi Danny Kalb e Steve Katz formarono il gruppo nel 1965, insieme al bassista e flautista Andy Kulberg ed al batterista Roy Blumenfeld. Ai quattro si aggiungono altri due componenti: Tommy Flanders alla voce e il leggendario tastierista Al Kooper. Dopo essersene andato Flanders, il ruolo di cantante viene rivestito da Katz ed occasionalmente da Kooper. Il loro disco d'esordio è l'acerbo, ma comunque valido, "Live At Cafe Au Go Go", che ritrae i cinque musicisti dal vivo nel Novembre 1965 eseguendo cover di artisti come Bo Diddley o Donovan. Ma, come spesso accade, la loro opera più interessante è il secondo album, ovvero "Projections".
"I Can't Keep From Crying", con il suo riff di tastiere, è il pezzo d'apertura, un grande inizio all'insegna del blues psichedelico. Si tratta di un brano scritto da Kooper, che verrà poi ripreso da Alvin Lee e dai Ten Years After nel doppio "Recorded Live". Su questo stile, troviamo anche "Wake Me, Shake Me" oppure la strumentale "Flute Thing", composta da Burrell, abile jazzista. Il folk rock ha un ruolo abbastanza importante in brani come "Cheryl's Going Home" (che sicuramente conoscerete per la versione dei Rokets chiamata "Che Colpa Abbiamo Noi") e la splendida "Steve's Song": in quest'ultima canzone le chitarre acustiche e il flauto di Kulberg creano un'atmosfera magica, per certi versi malinconica, che attribuisce all'intero "Projections" un fascino singolare. Da non dimenticare: "Two Trains Running", "You Can't Catch Me" e la conclusiva "Fly Away".
"Projections" è oggi considerato un disco che non supera le quattro stelle, ma personalmente ritengo che ciò sia del tutto erroneo: i Blues Project non hanno nè innovato il blues nè hanno sconvolto il folk. Hanno semplicemente catturato l'essenza di una musica originale destinata a non morire mai.
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