La storia delle sette ereticali è probabilmente uno degli esempi in cui storia e agiografia si sono maggiormente intersecate e sovrapposte. Per sette ereticali è noto siano definiti tutti quei movimenti religiosi che sono eterodossi rispetto l'ortodossia cristiano cattolica. I nomi più noti sono gli ariani (dal vescovo Ario), gli albigesi e i valdesi.
Le case di produzione musicale hanno cercato nel tempo di ricreare una certa ortodossia rock, dove chi non si appoggiava a determinate regole di produzione veniva scacciato come un'appestato (credo che il loro dio si chiami Denaro, ma forse cercando su wikipedia troverò maggiori informazioni). Nel 1996 vengono tre dischi di una band che si cela dietro uno strano nome: The Brian Jonestown Massacre in questi dischi c'è un continuo revival dei bei tempi andati, c'è un continuo ritorno alle radici, quando il rock'n'roll era povero e i suoi ministri religiosi giravano a piedi scalzi con le palme dei piedi sporche di fango.
Ma cosa si celava dietro questa sigla così misteriosa. Innanzitutto c'è un evidente gioco di parole. Si intravede il nome di Brian Jones, il defunto e mai troppo rimpianto chitarrista dei Rolling Stones (tra l'altro il suo volto è al centro del logo della band), e quindi già attraverso ciò si nota un certo richiamo al rock'n'roll del suo periodo aureo. Ma soprattutto cos'è il Jonestown Massacre. Non sò se a qualcuno di voi dice qualcosa "Il tempio del popolo". Dice qualcosa la data 18 novembre 1978. Dice qualcosa il nome Jim Jones.
Beh il tempio del popolo era un movimento protestante con vaghe idee socialiste fondato da Jim Jones e il 18 novembre del 1978 nella piccola colonia agricola di Jonestown nella Guyana la setta, effettuò un omicidio-suicidio di massa a seguito di un attacco giuridico giornalistico. In tutto vi furono 910 morti tra cui 219 bambini. Il massacro di Jonestwon apppunto.
Ecco cosa si nasconde dietro The Brian Jonestwon Massacre.
Ma ritorniamo al 1996, non mi ricordo cosa accadesse allora nel mondo ma negli States uscivano in quell'anno tre dischi del combo capitanato da Anton Newcombe, a noi in questo caso interessa l'ultimo dei tre a mio avviso il migliore "Thank God for Mental Illness" prodotto dalla Bomp! records. Un disco in cui vengono alla luce tutte le radici del rock californiano dei sixties. Il migliore e il più nascosto. Pensiamo a Skip Spencer e ai Quicksilver Messenger Service. Al rock più acido possibile.
Il disco è una continua discesa verdo gli inferi della mente, dove i neuroni non riescono più a districarsi e ad elaborare pensieri connessi. Il cantato è spesso lamentoso, i testi sintetici e svenevoli, come se Morrisey vedesse svanire tutta la sua verve poetica. Come se l'amore fosse solo un sogno acido.
I momenti migliori sono sicuramente "Those Memories", l'iniziale "Spanish Bee" "It Girl" e ovviamente "Ballad of Jim Jones" ballate acustiche degne del miglior Roger McGuinn e sicuramente la finale "Sound of Confusion" 32 minuti di delirio tossico, dove se per il resto del disco il ringraziamento a Dio per la malattia mentale era sincero in quanto solo da lì viene la lucidità per scrivere grande musica qui diventa un elegia funeraria, diventa ciò che era stata "Sister Ray" per i Velvet Underground. E questo paragone sicuramente non è azzardato.
Successivamente i BJM seppure dimenticati verrano riscoperti soprattutto grazie al rockumentario "Dig!" dove però il leader Anton Newcombe viene mostrato come un loser senza speranze e grazie all'inserimento di un loro pezzo nella colonna sonora di "American Pie" (si si proprio quello).
Voglio concludere dicendo che anche se questo non è il loro disco migliore è sicuramente il disco con cui vale la pena conoscerli. E' come una stella cadente che non riesce ad ardere. E' uno dei dischi che sicuramente se mai dovessimo spiegare perchè i novanta non sono proprio da buttare potremmo portarlo come esempio.
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