Forse ci siamo; anzi per meglio dire "Oggi è il giorno".

Vada come vada, non posso attendere oltre. Perchè il secondo capitolo discografico dei Church, edito nel lontanissimo 1982, è uno di quei lavori che mi tormentano, che mi ronzano in testa da decenni. E non sono mai riuscito a cavar fuori nulla di decente; adoro la band, adoro e posseggo buona parte della loro infinita discografia. Eppure con Steve Kilbey, Peter Koppes e Marty Willson-Piper (la sacra triade che ha costruito quel suono così riconoscibile), ed in particolare con questo album, mi sono trovato in enorme difficoltà; una sorta di legittima soggezione nel dover affrontare e descrivere le canzoni che compongono questo capolavoro. Sembrerà strano ma è tutto vero.

Lo scorso Ottobre la band ha pubblicato il venticinquesimo disco dimostrando ancora una volta una classe innata; fascinosi ed intimi come ai bei tempi.

Nonostante una carriera che si avvicina al quarantennale gli australiani non hanno avuto quel successo strameritato; ed è un peccato pensare che vengano molto spesso ricordati come "quelli di Under The Milky Way". Canzone senza dubbio trascinante, come tutto l'album Starfish, ma i ragazzi di Sydney e dintorni meritano una maggior considerazione, a cominciare da The Blurred Crusade.

Certo a loro sfavore c'è da mettere in campo un atteggiamento, in particolare del cantante e leader Steve, per così dire altezzoso ed autoindulgente. Steve è sempre stato un geniale visionario estremamente ambizioso; un padrone assoluto che ha voluto fare a modo suo, con soventi liti, abbandoni e defezioni nella line-up. Ma di fronte all'enorme portata ed alla bellezza, che ancora non sbiadisce, delle dieci canzoni che costituiscono l'impalcatura sonora del disco tutto possiamo perdonare ai Church.

Ci troviamo di fronte au un lavoro che affonda le radici nel Rock che riecheggia il jingle jangle Psichedelico; con quegli arpeggi della 12 corde di Marty che si dirigono senza ostacoli dalle parti dei Byrds più fascinosi. Ma non finisce di certo qui il bagaglio di influenze che si possono assaporare nell'ascolto perchè l'ombra della New Wave alla Television viene messa in primo piano; la clamorosa doppietta sparata all'inizio di "Almost With You" e soprattutto "When You Were Mine" dimostra appieno il mio pensiero. Atmosferici, eterei, lisergici, visionari; con un tocco mirabolante che guarda con ambizione verso quel Paisley Underground che stava prendendo piede, ricordiamoci che siamo nel 1982, sul suolo americano dove era maturo il tempo del Vino e delle Rose!!

A questo punto del mio discorrere mi sento obbligato a citare un vecchio post di un nostro collega ad un mio ascolto del disco del Dicembre 2014. L'utente in questione, del quale non svelerò l'identità anche se sarà facile scoprirlo visto il suo altrettanto amore per i Church, in pochissime righe da una lettura perfetta di The Blurred Crusade. Molto più efficace rispetto al mio fin qui lungo argomentare: "Forse inutile ribadire che The Blurred Crusade è il capolavoro dell'aristocratico Kilbey. Un primo lato da tramandare alla posterità da quanto è perfetto, un secondo lato che inizia con "Just for You", prosegue con "A Fire Burns", si placa con i ceselli di "To be in Your Eyes", galoppa con "You Took" e chiude con l'Americana ante-litteram di "Don't Look Back"...toh, guarda, le abbiamo nominate tutte..." Grazie, grazie davvero ragazzo di Turin: la quadratura del cerchio...FIELD OF MARS...

Ad Maiora.

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