"E' incredibile. Mentre io mi stavo riposando, lui (Bernie Rhodes, il manager n.d.r.) aveva terminato l'album, gli aveva dato un titolo e lo aveva fatto uscire nei negozi." (Joe Strummer)

Con l'ambiguo ma riuscito COMBAT ROCK (1982) i The Clash sono tornati ad esprimersi in maniera più diretta ed anche più vicina a quanto avevano fatto ad inizio carriera. Un disco insomma che li consacra ancor di più al grande pubblico, ma che con il prolungamento dei tours americani, fa presagire la fine dell'alleanza Strummer/Jones che si consuma con l'ultimo concerto tenuto insieme il 29 maggio del 1983 allo U.S. Festival.Il successivo 10 settembre sulle pagine del NME viene sancito i da parte di Joe Strummer e Paul Simonon. il licenziamento dell'amico Mick Jones, per sopraggiunte incompatibilità riguardo alla direzione artistica della band. Alla fine dell'anno con le nuove reclute Pete Howard (batteria), Nick Sheppard (chitarra) e Vince White (chitarra) verranno pianificate per il 1984 ancora date in U.S.A. ed altre in Europa, che comprenderanno le due storiche serate che si terranno il 27 ed il 28 febbraio al Palasesto di Milano. Con la formazione che in molti ricorderanno come quella degli altri Clash, si provvederà all'incisione di un nuovo disco che con gli anni - e che per mancanza di continuità artistica, - anche lo stesso Strummer non lo riterrà degno di essere considerato come il coerente capitolo di chiusura della storia discografica del gruppo.

Il sesto lavoro della band londinese è occasione di ascolto di un certo pop-rock dal sapore chiaramente radiofonico (e volutamente inasprito da qualche chitarra graffiante ...), che forse voleva avere il fine di far breccia nelle orecchie di quella frangia di pubblico non propriamente adolescente, ma in grado di assuefarsi comunque a melodie di facile assimilazione e alla visione dei video tanto elaborati che all'epoca (non dimentichiamo che parliamo della fine del 1985 ...) andavano per la maggiore sull'imperante MTV. Non c'è da rimanere sorpresi di fronte alla delusione che può emergere ascoltando "Dictator" o all'eccessiva leggerezza di "Are You the Red..Y" dai chiari richiami alle ballabili e coeve sonorità elegantemente e naturalmente concepite da un certo Prince Roger Nelson. Il tagliente impatto di "Dirty Punk" non fa risalire le quotazioni come il tentativo perforante di una originalità ritrovata di "We Are The Clash", che si risolve in una flebile dichiarazione di una nuova identità verso l'ex Mick Jones. Echi degli Stones emergono nell'aspro riff di "Cool Under Heat", mentre "Movers and Shakers" (peccato davvero per quei synth!) poteva essere una buona ripartenza lasciando giocare al funky elettronico di "Fingerpoppin'" il ruolo di dilettevole sorpresa neanche poi tanto fuori contesto. Non sarà l'indulgenza melodica di "North and South" o l'ameno ska di "Three Card Trick" a riequilibrare il malriuscito tentativo di sperimentazione di "Play To Win", per non parlare del synth-rock di "Life Is Wild" che accompagnandoci alla fine dell'ascolto ci conferma quanto talvolta, anche le favole più belle non abbiano sempre un lieto fine.

L'album assemblato in tutta fretta dal manager tuttofare Bernie Rhodes (anche coautore di tutti i brani), era stato immesso sul mercato agli inizi di novembre del 1985 prodotto da tale Jose Unidos, nel quale i più vicini al gruppo sapranno riconoscere come lo pseudonimo sotto il quale agiva la nuova gestione Strummer/Rhodes. Registrato tra i mesi di gennaio e marzo dello stesso anno, era stato anticipato circa due mesi prima da un singolo di grande impatto come "This Is England", in grado di rifarsi al glorioso passato della band e l'unico brano che Strummer salverà di quel controverso periodo, includendolo in THE ESSENTIAL CLASH, la raccolta da lui stesso curata e pubblicata alcuni mesi dopo la sua morte. "TIE" emerge spontaneamente su tutte le altre tracce del disco, rappresentando ad onor del merito un audace e riuscito inno contestatorio dei rinnovati Clash, tramutandosi con gli anni ed inconsapevolmente in un ispirato canto del cigno.

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