La produzione psichedelica degli anni sessanta non finisce mai di stupire, questo è un altro classico di creatività bizzarra, una delizia partorita dalla mente di un freak inglese che per un breve periodo riuscì a cavalcare l’onda del successo e i primi posti delle classifiche britanniche.
Arthur Brown diventò famoso per gli eccentrici spettacoli pirotecnici, che proponeva con trucchi teatrali ad effetto sorpresa, variopinti costumi di scena e un interpretazione vocale demoniaca.
Le atmosfere sataniche che riusciva a creare, erano in realtà commedie ironiche, demenziali, associate all’impatto visivo e alla voglia di stupire, l’esempio più famoso era quello di un cappello speciale che a comando prendeva fuoco ( si narra che molte volte questi effetti degenerassero in veri e propi incendi, mettendo in serio pericolo l’incolumità del pubblico).
L’album uscito nel 1968 è un rhythm and blues brillante, colorato, dipinto dagli stupefacenti fraseggi di un piano hammond incontenibile, che non fa rimpiangere la mancata presenza della chitarra e viene arricchito da arrangiamenti di trombe, flauti, archi, anticipazioni di quello che poi sarà definito progressive (è doveroso citare il nome del pianista, Vincent Crane considerato come uno dei pìù grandi virtuosi dello strumento e fondatore degli Atomic Rooster, grande band di hard rock progressivo degli anni settanta).
La voce del nostro pazzo amico è un qualcosa di allucinante, prendete le corde vocali di James Brown (omaggiato con la cover I’ve Got Money), quelle di Screamin’ Jay Hawkins (altro invasato di rappresentazioni macabre multimediali, riproposto con la cover da brivido I Put A Spell On You), unitele, mettetele a rosolare nell’acido, ed avrete l’idea della follia del personaggio (aggiungo anche Frank Zappa).
Tutte le canzoni sono di pregevole fattura, vivono tra momenti di quiete crepuscolare ed eccitanti esplosioni di adrenalina (gli acuti di Brown sono eclettici, epici, schizoidi, tragico/comici ed impregnati di un forte aroma di soul nero), ma il brano epocale e pezzo forte dell’album è Fire, il contagioso tormentone che decretò il successo della band e stregò una generazione.
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