Un quarto di secolo dal seminale "Go Girl Crazy", che nel 1975 anticipava l'uragano devastatutto forza 5 chiamato in codice musicale PUNK, i Dictators in osservanza al loro spirito cazzone hanno il coraggio di ripresentarsi in studio per un nuovo disco: "Dictators Forever Forever Dictators". E così nel 2001, mentre gli Strokes fanno accendere i riflettori e gridare al miracolo per la rinascita del rock, questi cinque sciagurati si rimettono per la quarta volta assieme nel disinteresse generale degli addetti ai lavori... tranne per i frequentatori del CBGB's di New York, dove ai loro concerti non è raro veder salire sul palco Debbie Harry, Springsteen e, ne sono sicuro al 100%, quel pazzoide di John Belushi se fosse ancora vivo.

La solita inutile reunion? NO! Perché la scrittura del bassista Andy Shernoff è sempre eccezionale, Ross The Boss reduce dal bagno tamarro nei Manowar è ancora un chitarrista con i controcazzi, l'altra chitarra di Scott "Top Ten" Kempner mette in mostra i muscoli, Patterson è il miglior batterista che abbiano mai avuto, l'ex "arma segreta" Handsome Dick Manitoba oltre ad essere il solito agitatore di folle ha pure imparato a cantare e...allora? Allora ne vien fuori il disco più maturo della loro carriera, sebbene nel caso dei Dictators i termini maturo e carriera facciano ridere per un manipolo di debosciati che non si sono mai presi sul serio vivendo esclusivamente "for cars and girls", anche se magari non gli tira come una volta e il capello non è più fluente.

Macchissenefrega, questa è una nazionale del rock'n'roll che fa divertire, non quella squadretta di figli di papà reduci dai collegi svizzeri che rimasticano ancora una volta gli schemi velvetiani tra l'eccitazione generale. Ascoltate l'energia hardcore di "I am right" e ditemi nel duemila quale altra punk band è capace di gesta simili: ritmica massacrante e gli assoli di Ross al fulmicotone. "Pussy and Money" è il loro nuovo anthem nichilista, con il riff che abbiamo ascoltato un milione di volte in un milione di canzoni ma è sempre quello che ti prende per le palle per obbligarti a cantare in coro come se fossi il sesto cazzone della compagnia.

Perché questo è il bello dei Dictators: ti senti uno di loro. Magari pensi che se ti mettono in mano uno strumento non ci vuole niente a suonarci assieme un poppettino facile facile come "The Savage Beat"oppure" What's Up With That", ma poi ti guardi attorno e ti rendi conto che questi spaccano il culo: il basso pompa da paura, la batteria è una mitragliatrice, la chitarra una scheggia e invece il tuo coretto aha-uooo fa cagare. Non parliamo di songs come "Burn Baby Burn" e "It's All Right" dove si spara con l'artiglieria pesante: un riff da AC/DC tirato per tutto il brano e l'assolo finale di Ross è da fuochi d'artificio!

Non c'è un momento di respiro ma alla fine del divertimento ci ripensi e metti su ancora una volta la traccia d'apertura "Who Will Save the Rock and Roll?". Sorridendo ti viene da pensare: vuoi vedere che tocca proprio a questi cazzoni dei Dictators?

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