Cambiare poco affinchè tutto cambi.

Con questo lavoro Mcmahan prende le distanze col suo passato.

Il passato remoto di nome "Slint" è lontanissimo. Non più (de)costruzioni musicali che irridevano, sanguinose, ai canoni del rock; non più i furori dell'hardcore a fare da sfondo a partiture alquanto complesse; non più i rigorosi arrangiamenti. Quelle di "For Carnation" sono canzoni. Le composizioni essenziali, gli arrangiamenti ricchi. Il Nostro dice poche cose, ma le dice bene. Tutti i suoni, rumori, riverberi, sussurri, i più minimi dettagli di quest'opera sono importanti a tal punto da far presumere all'ascoltatore che qualsiasi nota, aggiunta o tolta alle presenti, non possa che essere per il peggio.

Il passato prossimo. In questa sua nuova incarnazione Macmahan sembra infatuato delle slow jam e del R&B tutto. Molto più ritmati e carnali basso elettrico e batteria; presenza dominante delle tastiere sulle chitarre; utilizzo, sapiente, dell'orchestra. I brani sono compiuti, non si esauriscono nello stesso incipit (come più spesso capitava nei precedenti album). Brian, evitando gli stereotipi del genere, dà la sua versione del songwriter. Ma i bmp sono rallentati fino allo spasmo; il sottobosco di suoni che aleggia nei brani ci regala una musica eterea, sfuggente, che, necessariamente, collide con la tradizione black; infine, dietro al microfono, al posto di un negraccio di due metri per centocinquanta chili con una voce che spacca i vetri e che trasuda sesso ad ogni irresistibile evoluzione canora, ci troviamo di fronte un educato vampiro anemico del Kentucky che canta dell'amore frugale di due giovani ribelli. Se del R&B rimane poco, anche i precedenti "For Carnation" sono lontani.

Questo disco ha il sapore della notte, e nella notte Mcmahan sembra immergersi. Non c'è da stupirsi quindi se cose che non trovano ascolto nel chiasso e nella freneticità del giorno riacquistino qui il proprio spazio naturale. Il risultato è una musica complessa e ipnotica, difficile da apprezzare al primo ascolto. 

Pur non avendo il peso storico che, a posteriori, viene (quasi) unanimamente riconosciuto a "Spiderland", "For Carnation" non gli è inferiore per valore e qualità artistiche; anzi, se oggi risulta facile inquadrare gli "Slint" in un determinato contesto musicale, a dieci anni dalla pubblicazione questo album rimane un felice apolide nell'attuale scena musicale.

Storpiando i "Cavalli Selvaggi" di McCarthy: veri i musicisti, veri gli strumenti, eppure tutto era un sogno.

 

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