Novità è la parola d'ordine di questo gruppo, da sempre. Da sempre disposti a rinnovarsi e mettersi in gioco, dato che un certo tipo di cambi di rotta, si sa, non sempre ricevono il giusto apprezzamento.

Siamo nel 2006, e conoscendo questo gruppo cosa potremmo mai aspettarci dopo 16 anni di continua evoluzione? Ovviamente un ulteriore dilatamento di orrizonti musicali sempre e perfettamente amalgamati con sapienza, rinnovando una ricetta che da sempre è il loro segno distintivo, che gli permette rispetto a tanti altri gruppi votati allo stesso genere di essere costantemente attuali, e soprattutto mai prevedibili. Insomma i Gathering non deludono e questo "Home" non è quindi croce e delizia, ma solo delizia.

Mi spiego meglio: potrebbe essere considerato banalmente un inutile (ed ulteriore) cambiamento senza arte ne parte, ma non è cosi, e sebbene molti avranno abbandonato il gruppo per le loro (discutibili?) scelte da un bel pò di tempo, questo album è comunque un altro piacevole e bellissimo tassello che si inserisce bene in quella corposa discografia che sono stati in grado di produrre. Difficile definire lo stile di questi Olandesi arrivati a questo punto, si amalgamano alle loro capacità personali le riminescenze più varie, dal puro rock a parti soft cantate in sottovoce/falsetto unite a divagazioni più lisergiche se vogliamo, mantenendo sempre e comunque una linea molto melodica e malinconica. Parole, parole, parole, come recita una famosa canzone, solo l'ascolto potrà schiarirvi le idee dato che qui non troverete i riff, la batteria, le tastiere, ma tante emozioni che vi saranno trasmesse attraverso la vellutata ed incondibile voce di questa band. Volete dare un parere tecnico? Classificare la loro musica cercando di capire a chi si sono ispirati o cercare di trovare improbabili e stravaganti (e fuorvianti) incroci con altri gruppi per rendere l'idea? Provateci, ma vi posso assicurare che è molto difficile.

Alcune recensioni su internet sostengono infatti che questo disco risente di influenze quali Massive Attack, Pink Floyd, Talk Talk, Tori Amos, Radiohead e Cranberries. Voi capireste che musica fanno da questo improbabile collage, a cui io aggiungerei "chi più ne ha più ne metta"? Ormai i The Gathering fanno storia a se, storia di un mosaico di suoni inimitabile ed altamente distintivo. Mi preme dire che, anche se agli esordi e in seguito con dischi quali "Mandilyon" o "Nightime Birds" i nostri potevano a tutti gli effetti essere considerati un gruppo appartenente alla grande famiglia metal, oggi non è più cosi. Intendiamoci, resta sempre comunque musica per chi è "devoto" ad un certo tipo di ascolto, non va banalizzata e non è il tipo di canzoni che mettereste su così, tanto per ascoltare qualcosa, dato che un lavoro del genere è comunque meritevole sempre di una certa attenzione, ma le tracce del doom/ghotic metal qui sono sparite del tutto oramai. In giro per la rete, hanno dato tutte il massimo dei voti a questo disco, io personalmente l'ultima stelletta me la sono risparmiata, in quanto lo trovo un pò sottotono rispetto ad altri loro lavori più sostanziosi e nel complesso un pò troppo soft.

L'album scorre facilmente e le canzoni finiscono tutte sul più bello, perchè ti catturano melodicamente, e quindi il torpore che le pervade è tale da farti rimanere basito quando ti accorgi che il pezzo è terminato o sta per farlo. Lasciatevi trasportare, come sempre il trip anche in questo caso può portarvi in territori inesplorati della vostra mente e farvi ritrovare almeno per un attimo uno stato di quiete dopo una intera giornata, attraverso spazio e tempo in chiave psichedelica e con un pizzico di modernità.

Carico i commenti... con calma