Gli Stati Uniti come la Gran Bretagna ebbero il privilegio di gettare in contemporanea il seme di quello che principalmente fu un movimento di controcultura che prese il nome di Punk. Un vero e proprio schernire la cultura dominante, fronteggiata con rabbia e disappunto da entrambe le coste dell'Atlantico che non ebbero come propugnatori soltanto nomi come Sex Pistols, The Clash o Ramones a cui la storia ha sicuramente riservato un posto in prima linea. Dal cosiddetto Punk 77 (Damned prima ancora di Pistols e Clash!) ebbero origine l'Anrcho Punk (in Inghilterra Crass e Anty Sistem), ma anche lo Street Punk/Oi! (Sham 69 e The Exploited) e l'Hardcore Punk (Bad Brains e Black Flag i più rappresentativi) tra gli altri, in cui non è difficile incappare in gruppi dalla inevitabile breve esistenza, che ad oggi ci lasciano dischi impetuosi e tutt'altro che scontati e che ben si affiancano ai lavori dei nomi di punta sopra citati.

In California i The Germs nella loro breve esistenza (1977-1980) sono stati molto più di una band underground a cui la fortuna ha voltato la faccia. Dopo i numerosi viavai il gruppo si assesta intorno alla nervosa sezione ritmica di Don Bolles (drums), Lorna Doom (bass) e dei due ribelli quanto carismatici Darby Crash (vocals) e Pat Smear (guitar) defenestrati dalla University High School di Los Angeles. Nati come Sophistifuck (e poi anche Revlon Spam Queens) aiutano a fomentare il tam-tam intorno alla band che assurge a fama, per dar vita a degli shows in cui si incardinano atti di autolesionismo ed insulti che sono tutt'altro che un superfluo contorno al fragore combinato degli strumenti. Il 45 giri "Forming" (su What? Records) vede luce nel luglio 1977 e così come le tracce del successivo Ep LEXICON DEVIL (maggio 1978) non lasciano alcun dubbio riguardo alla genuinità della loro proposta: musica semplice, scarna ed immediata ma efficace nel contempo.

E' l'autunno del 1979 e l'ambito traguardo del primo Lp è raggiunto. La fiamma che accende l'animo irriverente della band prende forma attraverso brani che pur nella loro brevità, riescono a concentrare e a sbandierare una innata indisposizione ad un'esistenza ordinaria, trasmettendo senza mezzi termini il proprio dissenso. Emozioni dal sapore primordiale che riflettono l'amarezza di chi ha capito delle avversità una ragione di vità, amplificando i toni del dissenso ed ancor meglio espressi attraverso tre accordi fulminanti. Un'affinità tra un brano e l'altro che rende inutile soffermarsi sui singoli episodi, ma che non può dissuadere chi scrive dalla inevitabile focalizzazione che meritano la primitività senza freni di "Communist Eyes" o la malvagità di "Richie Dagger's Crime" a cui ben si agganciano i guaiti di "Strange Notes", forse il primo seme dell'hardcore punk che verrà. Reggono bene le malate melodie di "Our Way" e l'assalto frontale di "Media Blitz", mentre il riff tritacarne di "Lexicon Devil" anticipa a dovere "Manimal", in cui le urla belluine di Crash esternano quel senso di autodistruzione che lo porterà ad una prematura fine, suicidandosi con un'overdose di eroina il 7 dicembre del 1980 ad appena 22 anni.

Poco più di trentotto spietati minuti di musica ben concepiti, capaci di trascinarvi in uno spericolato ed autobiografico vortice di sentimenti rabbiosi e disperati che trovano in un suono devastante e veemente, un mastice coesivo, da rendere assolutamente impensabile che a picchiare le pelli per l'ensemble losangelino, sia passata tale Dottie Danger, nient'altro che lo pseudonimo di Belinda Carlisle, dopo qualche anno cantante delle piacevolissime Go-Go's e destinata ad una successiva ed ancor di più rosea carriera solista.

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