E' un album di Damon Albarn, prima e sopra-tutto. Anche se le varie campagne promozionali in giro per il web stanno mettendo in risalto il supergruppo il progetto è di Albarn e si sente tutto. Potrebbe essere un album dei Blur. Ciò non significa che la presenza di Simonon & co. e la produzione di Danger Mouse sia trascurabile, anzi.

Ma è un album che si pone in continuità con 'Think Thank' e lo approfondisce. La ricerca post-coloniale/geografica di Albarn è la cosa che mi ha interessato di più nel progetto e che parte già con l'ultimo album a sigla Blur. L'idea di descrivere un luogo (western London) con la musica è, credo, brillante in partenza. L'idea di creare qualcosa di "altro" partendo dalla mescolanza di culture e suoni provenienti dalle strade del quartiere è stimolante ma… Un disco non è un saggio di geografia culturale di Doreen Massey che loda al concetto di trans-culturazione e al meticciato globale. Perchè? Perchè certe mescolanze non possono essere fatte a tavolino ma devono venire spontanee, devono salire da dentro… così la tradizione folk Inglese trapiantata nella regione degli Appalachi meridionali si fuse con i suoni dell'africa occidentale e - complice il banjo - dette vita alla old music e al bluegrass, gli antesignani della Pop Music.

Questo è forse il punto debole ma anche quello forte del disco… il fatto che non sia il prodotto-manifesto di una nuova musica "folk" globale (come forse potebbero essere gli Animal Collective) ma il frutto di una ricerca durata qualche anno tra la Nigeria e Londra non toglie fascino all'operazione (poi c'è Paul Simonon - isn'it? -). Forse non sarà come veramente è la western london se vi andate a fare un giro (quella del disco è sicuramente un pochino più maliconica del solito)… ma in realtà poco importa, sicuramente è come Albarn & co. sentono e percepiscono questo angolo della città (che poi è dove vivono).

Per quanto riguarda la qualità musicale… mi sembra un bel disco, suonato bene, low-fi e poco pretenzioso quanto basta, non il capolavoro di inizio 2007 ma sicuramente qualcosa di interessantissimo che deraglia dai canali del mainstreem indie e cool del momento, si sposta dalle ripetizioni ormai un po' noiose dei new-new wavers e dintorni di tutti gli altri gruppi che cominciano con "The"… e poi c'è Damon Albarn che per amore si trasforma in una Balena (Northern Whale)!

Elenco tracce samples e video

01   History Song (03:05)

02   80's Life (03:28)

03   Northern Whale (03:54)

04   Kingdom of Doom (02:42)

05   Herculean (03:59)

06   Behind the Sun (02:38)

07   The Bunting Song (03:47)

08   Nature Springs (03:10)

09   A Soldier's Tale (02:30)

10   Three Changes (04:15)

11   Green Fields (02:26)

12   The Good, the Bad & the Queen (07:00)

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Altre recensioni

Di  principles

 È un album ben suonato, ben registrato ma troppo scarno. A volte si trovano dei buchi neri.

 Non ho comprato l’album, alla fine ho scelto 'The Red Thread' degli Arab Strap, vero capolavoro!


Di  Vivio

 A ogni persona questo album crea sentimenti differenti, emozionando e creando angosce e ansia.

 "Kingdom of doom" ha il gusto di quei The Smiths che tanto hanno fatto per la musica inglese e mondiale.


Di  Corifeo

 Un disco intelligente, che fotografa il mondo con metodi a tratti realistici e a tratti visionari e lo incornicia sempre con i suoni giusti.

 Un lavoro ben bilanciato, nessuno strumento fa da protagonista, ogni membro del gruppo suona al massimo delle proprie potenzialità.


Di  GrantNicholas

 "The Good, The Bad and The Queen è una storia, non è un gruppo."

 "Damon Albarn ha centrato il bersaglio nel comunicare le sensazioni dell’essere cittadini londinesi nel 2000."


Di  desade

 "Un album freddo, con delle buone idee ma che tutto sommato non appassiona più di tanto."

 "Il gruppo di musicisti che mi aiutano a non ristagnare."