Peter Stampfel e Steve Weber, due canaglie della North Lousiana nel maggio del 1967 si mettono in testa di fare della robba pazza e quello che ne esce fuori è questo "Indian War Whoop" del 1967 perché quando c'è pazzia c'è tutto.

La storia dovrebbe parlare di un certo Jimmy, boh, insomma un disco di musica che prende il folk americano e lo massacra con stonature, scordature, voci deformate [e deformanti (con l'aiuto di Antonia, Barbara e Wendy)] e tanto, tanto, tanto acido.

Dopo una breve intro si parte alla grande con la scalmanata title-track, in un forzato crescendo orgasmico tra urla pellerossa, un violino scorticato (presente in tutto il disco) e una batteria che batte 3000 volte al secondo ma mai al momento giusto (più o meno come nel Metal, ah ah!), "Sweet Apple Cider", atmosfera da deserto del Mojave, veramente chilling, piano bar "sweet apple cider turn gold in brown my cousin and Idan let into town... now there's no more cider down in the well, they got there just before me" rimembra le ombre di cactus che aprivano il fratello maggiore "Safe as Milk" del Beefheart, e tutto finisce con un bel *glu-glu*.

"Soldier's Joy" è una scalmanata danza da saloon con duello tra batteria e violino "... championary for a while! Don't let the baby die."; "Cocaine Blues" introduce con un "so large, so huge!" e subito si piomba in una disinvolta e scanagliata camminata che se non fosse per il ritornello rimarrebbe un ammasso informe di strumenti picchianti alla "Trout Mask Replica".

"Sky Divers" dopo la solita pallosa intro si placa e diventa un estremamente nostalgico viaggio nella terra dove è nato con un violino in lontananza che si contorce, una tristezza abissale che non tradisce però la pazzia onnipresente dell'opera.

Altro breve pezzo riempitivo ed eccoci al capolavoro "Radar Blues" anticipa i Neutral Milk Hotel di "In the Aeroplane Over the Sea" [la canzone intendo (ma anche i MBV di "Loveless")] e ci fionda alti alti nel cielo al tramonto cullati dai venti che schizzano a migliaia di kilometri horari, verso la luce, un eterno viaggio verso il paradiso, e qui viene strappato un pezzo di cuore, il viaggio finisce e ci si riprende abbastanza bene con "The I.W.W. Song" che è una "Soldier's Joy" meno joyosa e più rallentata e (ah ah!) normale.

Tra me e me: >le voci fanno cazzare, non ci scapisciola una minchiola.<

"Football Blues" riprende la vitali manifestazioni di euforia maniacale incontrollabile di "Soldier's Joy" e come capita anche con lei viene voglia di scendere in pista e ballare (nudi sarebbe meglio).

"Bay Rum Blues" è un pezzo sciallo come "Sweet Apple Cider", scherzosa e... "come si chiama quella cosa che si fa con il pollice e il medio?"-abile?

"Morning Glory" e cessa la musica, ci si sveglia dal trip di buona mattina con dei teneri bacetti e il solito coretto scorticante.

Se pensavate che non esistesse robba più insana dei Residents, beh, in effetti non c'è ma questo album è un buon concorrente. Dissacrante. Travolgente.

Potevo evitare anche questa "recensione", ma il disco mi ha travolto.

Ma come? Non c'è "Acid Folk" tra i DeGeneri? Vergogna!

Comunque, apparte il tutto, un capolavoro.

Peter Stampfel: electric fiddle; vocals

Steve Weber: guitar; vocals

Lee Crabtree: piano; organ

Sam Shepard: drums

Antonia, Barbara & Wendy: vocals

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