Gli ultimi anni di Hendrix furono un cambiamento continuo. Sciolta la Experience si presentò a Woodstock con una nuova formazione allargata, Gypsy Sun and Rainbows, fra i cui membri vi erano, oltre allo storico batterista Mitch Mitchell, un vecchio amico di Hendrix, Billy Cox, al basso. Con lo stesso Cox e Buddy Miles alla batteria Hendrix formerà poi il trio Band of Gypsys, col quale registrerà quattro ottimi concerti al Fillmore East di New York in occasione dei festeggiamenti per il nuovo anno, il 1970. Anche la Band of Gypsys ebbe vita breve, durò tanto da mettere su un disco live costituito da pezzi inediti, derivati dagli ultimi due di quei quattro spettacoli, disco necessario ad Hendrix per liberarsi di un suo vecchio produttore americano col quale aveva ancora obblighi contrattuali, live comunque ottimo. Dopo il Fillmore Est quindi il manager di Hendrix, Michael Jeffery, spinse il chitarrista a riformare l'Experience, ma i contrasti fra Noel Redding ed Hendrix rimasero insanabili, ed allora, reintegrato Mitchell, la scelta per il bassista cadde su Billy Cox. Nacque così la nuova Experience, e fu programmata una serie di concerti per tornare alla ribalta. Fra questi, due spettacoli al Berkeley Community Theatre in California, il 30 maggio del 1970. Allora si usava tenere due concerti lo stesso giorno, spesso anche con scalette differenti ed entrambi sono parzialmente documentati dal video Jimy Plays Berkeley, bellissimo video, che però mischia un po' le carte con spezzoni presi da entrambi gli show, e soprattutto con diversi tagli. Questo cd, pubblicato dalla Experience Hendrix nel 2003, invece è la registrazione integrale del secondo concerto, quello delle dieci di sera.
A Berkeley Hendrix era in gran forma, stava bene e si sente, aveva cominciato a comporre cose nuove, la rinnovata formazione sembrava garatirgli il giusto equilibrio, peccato che qualche mese dopo andò a finire come tutti sanno. Ma torniamo a Berkeley, essì perchè questo è veramente un gran concerto, forse uno dei migliori di Hendrix, con una scaletta che mischia il vecchio ed il nuovo, un sound semplicemente perfetto, e devo dire che i tecnici che si son occupati di questa rimasterizzazione in digitale hanno fatto un gran bel lavoro. Un suono che vien fuori nitido e magistralmente equilibrato nei volumi, ma allo stesso tempo sincero e rispettoso dell'originale, non ci sono infatti manomissioni, e la prova arriva su "Hey Joe", durante la quale all'inizio si sentono alcune interferenze negli amplificatori, niente di troppo fastidioso comunque, anzi sembra quasi che Hendrix ci giochi e tenti di riprodurre le stesse con la sua chitarra. L'apertura è affidata a due nuove idee del chitarrista, entrambe ancora in fase embrionale, "Pass i On" un classico blues rock mid tempo, molto jammato e poi "Hey Baby (new rising sun)", spettacolo puro, l'introduzione di questo pezzo è pazzesca, alla faccia di chi dice che Hendrix era poco tecnico, introduzione che si può finalmente gustare per intero, visto che nel video è parzialmente tagliata. "Stone Free", una bellissima "I Don't Live Today" (grande Mitchell), la consueta interminabile improvvisazione e riproduzione della guerra di "Machine Gun", "Foxey Lady", e poi l'accoppiata "Star Splangled Banner - Purple Haze" (una delle migliori Purple Haze che abbia mai sentito), un orgasmo ed un crescendo emotivo continuo.
Non ci sono pezzi suonati male, quella sera Hendrix fu mostruoso, ogni composizione meriterebbe una recensione a parte, ogni brano presenta il giusto mix di energia, passione e genialità. I due accompagnatori fanno il loro dovere senza sbavature, Mitch Mitchell era il batterista perfetto per Hendrix, creativo e fantasioso, in grado di fornire al chitarrista gli input ideali per le sue improvvisazioni. Billy Cox era forse il prototipo del bassista tranquillo, poco appariscente, sicuramente meno di Redding e soprattutto con minori smanie di protagonismo, probabilmente in giro vi erano anche bassisti migliori, ma da una parte vi era la profonda amicizia con Hendrix, dall'altra il fatto che Cox aveva suonato con Mitchell a Woodstock e quindi vi era già una certa sintonia col batterista. Si arriva così, fra pennellate chitarristiche di gran classe e distorsioni animalesche, alla finale "Voodoo Child", un'esecuzione clamorosa, Jimi salta la pre-introduzione del pezzo e parte subito col riff principale, e per dieci minuti trasporta gli ascoltatori in un'altra dimensione, un altro mondo, un viaggio hard-psichedelico senza limiti. Ed in fondo lo stesso Jimi lo aveva detto ad inizio concerto: "non pensate a ieri o a domani, questo sarà il nostro piccolo mondo stasera".
Vale la pena dire quanche parolina sul package in cartonato molto bello, col un aspetto vintage, ed un booklet ricco di foto ed aneddoti. Insomma la Experience Hendrix con questo Live at Berkeley ha fatto un ottimo lavoro. La perfezione forse sarebbe stata un doppio cd con entrambi gli show, ma direi che va bene, anzi va benissimo anche così. Per il resto, non ho altro da dire, se non di procuravi questo cd ed iniziare a viaggiare con Jimi.
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