Non mi aspettavo granché dal nuovo disco dei Kills. Il duo composto dalla vocalist americana Alison Mosshart aka VV e il chitarrista e multistrumentista Jamie Hince aka Hotel è stata sicuramente una delle più grandi next big thing all'inizio dello scorso decennio quando, con due dischi come 'Keep On Your Mean Side' e 'No Wow', aveva in qualche modo ridefinito il concetto di 'indie rock' con nuove regole sia musicali che estetiche e avevano avuto un ruolo prominente e guida in quella esplosione e revival della musica garage.

In un certo tempo diciamo che avevano quindi dato vita a un nuovo modello, una sorta di 'stereotipo' e che ha fatto da punto di riferimento nel corso degli anni a un sacco di band e di musicisti che sono stati influenzati diversamente dal loro stile e dal loro approccio nei confronti del pubblico e dal loro modo di apparire sul palco. Questo non succedeva necessariamente per band e musicisti che suonano o suonavano 'garage' music, ma per artisti di diversi generi ma questo anche perché sarebbe semplicistico o deviante considerare i Kills semplicemente come un garage duo. C'è una linea sottile infatti che oggi separa la garage music dalla musica pop. È una caratteristica della cosiddetta 'era indie', direi, e se considerate questo, l'indie, come un concetto già sorpassato, be' questo cambia poco per quello che riguarda questa mescolanza.

Non mi aspettavo granché da questo disco, ma alla fine devo dire che il primo disco dei Kills dopo cinque anni (l'ultimo, 'Blood Pressures', usciva infatti nel 2011) suona molto meglio di quanto avrei potuto immaginare. 'Ash & Ice' (Domino Recordings) è la prova che il duo, dopo aver superato ogni tentativo possibile per essere sempre sulla cresta dell'onda e aver quindi ridefinito il proprio stile diverse volte e disco dopo disco, ha finalmente fatto pace con sé stesso e acquisendo come tale quella formula che hanno voluto proporre sin dagli esordi. I Kills, piaccia oppure no, hanno comunque proposto un loro stile ben definito e adesso, dopo aver tentato di rinnovarsi e sperimentato nuove sonorità sempre più pop e con l'aggiunta di elementi elettronici e quasi sempre senza riuscire nel proporre qualche cosa di 'nuovo' o comunque di convincente, adesso con questo disco, registrato tra Los Angeles e gli Electric Lady Studios di New York City (con la co-produzione di Jon O'Mahoney) sono ritornati a casa.

Anticipato da tre singoli, 'Ash & Ice' riprende tutti quei pattern che hanno reso il duo famoso. 'Bitter Fruit' e 'Impossible Tracks' suonano in una maniera tipicamente garage e rock and roll nello stile che poi è tipico anche dei BRMC, 'Heart of a Dog', 'Siberian Nights' e 'Doing It To Death' (praticamente i tre singoli) sono sicuramente gli episodi più catchy unitamente a 'Whirling Eye', in pratica gli episodi del disco più pop e caratterizzate da un cantato groovy e avvolgente e un mix di sonorità blues e chitarre elettriche foxy. 'Hum For Your Buzz' e 'Days of Why and How' mostrano le qualità della vocalist Alison Mosshart che trae ispirazione dal patrimonio della musica soul e che ha quell'approccio tremendamente e tipicamente sexy che poi è marcatamente riconoscibile anche nella ballata 'That Love' e in 'Let It Drop', due canzoni che sono praticamente interamente costruite su questa caratteristica.

Non lo so se band come gli Strokes, i Black Rebel Motorcycle Club, gli Interpol e gli stessi Kills abbiano fatto in qualche maniera all'inizio degli anni duemila una specie di rivoluzione. È indubbio tuttavia che essi abbiano influenzato e influenzino ancora oggi un sacco di nuove band e di musicisti così come nel tempo hanno fatto e continuano a fare quelli che sono riconosciuti e considerati come i 'maestri' e i grandi del rock and roll degli anni sessanta e settanta e poi via via negli anni. Diciamo che se non è stata una rivoluzione vera e propria, è stata allora una specie di rivoluzione 'bianca', ma comunque con un'anima nera. Un'anima soul.

Carico i commenti... con calma