Devo ammettere che dei Kinks conoscevo solamente “You Really Got Me”, nota anche alle pietre…

Al primo ascolto di questo album sono rimasto estasiato, ragion per cui questa rece, frutto di mie personali “sensazioni”, potrebbe essere pompata e/o contenere molte cantonate! Abbiate pieta…

“Face To Face” è il quarto album dei Kinks (registrato tra il ’65 e il ’66) e rappresenta, a mio parere, il loro "Rubber Soul": distacco dal rock degli esordi, con la ricerca (prima nel testo e poi nell’esecuzione) di quell’originalità che li porterà a sperimentare i concept-album e l’opera rock negli anni successivi.

Si parte con una tiratissima “Party Line” dal sapore country, introdotta mediante gli squilli di un telefono e qui già trovo molte similitudini con i brani del periodo Help dei Beatles, ma presumo sia normale in quel periodo riscontrare tali e simili influenze.

È presente, come session man alle tastiere, Nicky Hopkins che abbellisce gli scenari raccontati da Ray Davies. Il suo apporto è fondamentale ad es. in brani come “Rosie Want You Please Come Home”, un grido disperato di Ray Davies alla sorella trasferitasi in Australia…

Ma la perla dell’album è “Sunny Afternoon” (maggio 1966) che mi fa venire subito in mente "Happy Togheter" dei Turtles (1967); "Sunny Afternoon" è riuscito a scalzare dal primo posto in classifica, nientepopodimeno che “Paperback Writer” dei Beatles!!!

A voi il giudizio tra le due…

Gradevole anche la freschezza di “Holiday In Waikiki”, in cui gli interventi slide di Dave Davies, uniti ai suoni del mare, richiamano l’atmosfera balneare. “Dandy” è invece una veloce ballata, parente stretta del loro singolo “A Well Respected Man” il quale rappresenterà la chiave di volta, per la nuova direzione verso la quale si indirizzerà il nostro Ray Davies nella scrittura dei testi.

In “Session Man” abbiamo, curiosamente, qualche passaggio armonico che sarà poi caro a George Harrison. “I’ll Remember Everything”, invece, ricorda molto “If I Needed Someone”...

Sono dello stesso periodo anche le storie decadenti di miseria e povertà racchiuse in “Big Smooke” e “Dead End Street”, due singoli aggiunti come bonus track alla versione deluxe del 2011.

Non manca qualche riferimento al R&B, come in “Your Looking Fine” oppure all’India come in “Fancy”, dove senza scomodare sitar, tabla e santoni la sensazione è quella…

L’album è sicuramente di stampo psichedelico, pur non avendo tutti i tipici marchi di fabbrica, ad es. di Revolver: sitar, voci al contrario, batterie spettrali. Una specie di psichedelia in embrione. Che sia anche un concept-album senza volerlo?

I Kinks mi appaiono stilisticamente chiari, sobri e senza volontà di strafare; la sezione ritmica è quasi impeccabile, la chitarra solista di Dave Davies bilanciata, essenziale e decorosa. Gli arrangiamenti sembrano più orientati alla struttura del brano che alla ricerca della tecnica esecutiva: ogni riff, lick o altro è al servizio della canzone, mai il contrario.

Certo è che la produzione fa tanto! Presumibilmente ho il sospetto che il non aver a disposizione un George Martin, o i tecnici di Abbey Road, faccia percepire "accettabile" una batteria ben suonata, mentre viceversa fa sembrare “spaziale” quella suonata male!!!

Basti pensare che Ray Davies non ha avuto neanche il permesso di imporre la sua di copertina! Lui voleva usare uno sfondo nero, serio ed in linea con i temi adulti del disco, ma gli fu imposta questa, coloratissima e psichedelica (che comunque trovo gradevole).

Non vi sono quelle scontate svisate stilistiche, tipiche di altri gruppi coevi similarmente privi di veri guitar hero, i quali cercavano l’assolo a tutti i costi, quale autocompiacimento personale del solista di turno, risultando, di fatto, ridicoli se confrontati con i vari Clapton, Beck, Hendrix (solo per citare gli axeman).

Scompaiono anche i power chord che li hanno resi famosi nei primi album; tirando le somme i Kinks cercavano, quanto meno fino ad allora, di non fare il passo più lungo della gamba…

Probabilmente questa scelta stilistica è stata anche legata alla loro messa al bando dagli Usa e/o al fatto che i loro album non riuscivano a posizionarsi bene nelle classifiche, ragion per cui ipotizzo che un genio come Ray avrà pensato: “A sto punto che me ne frega, famolo strano…”

Importante notare come in tutti i brani vi sia sempre la ricerca della “melodia”: da questo punto di vista accosto Ray Davies a McCartney, mentre come scrittore di testi lo ritengo superiore!

(Ho sempre timore a fare confronti con i Fab Four, ho quasi la sensazione di rischiare meno usando come termini di paragone Mozart, i King Crimson o Hendrix!!! 😉)

Ma c’è una strana sensazione che continuo ad avere ascoltando i Kinks: uno strano déjà-vu che mi riporta alla mente melodie di artisti famosi, pubblicate solo successivamente…

Mi chiedo, quindi, quale e quanta sia stata la loro influenza nello scenario musicale pop-rock.

Se solo avessero avuto più soldi e/o la stessa produzione dei gruppi più blasonati, chissà cosa avremmo potuto ascoltare oggi!

Magari qualcosa di peggio… 😉

Grazie per la pazienza!

P.S. consiglio la versione deluxe dell’album in quanto oltre alle bonus track e singoli estratti, sono presenti le due versioni dell’album mono&stereo..

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