Cow(boy)punk è un genere che in lingua inglese, come sovente accade, suona in modo assai migliore rispetto alla traduzione in italiano."Punk vaccaro" cosa vi fa pensare? Da amante della scienza mi sono affidato ad un mio amico-cavia, ascoltatore medio il suo nome, per una prova empirica e la definizione tradotta ha portato alla sua mente l'immagine di una chitarra elettrica incastonata in una montagna di sterco e fieno...  

Prima di scartare la plastica ho osservato la copertina, una delle più brutte che mi sia capitato di osservare e tenete presente che i cd di power metal degli anni '80/'90 avevano pochi eguali in questo senso (Manowar e Rhaspdody rimangono comunque irraggiungibili), e mi sono preparato ad essere investito da un sound campagnolo con poche variazioni e gli stessi giri di chitarra ad assecondare una voce monocorde. L'apparenza e le definizioni sovente traggono in inganno.  

Nati ad inizio '80 i "The Long Ryders" sono una di quelle band riconducibili al movimento del Paiesly Underground che mi ha fulminato e tramortito, come un pugno al mento di Tyson dei bei tempi, con lo show di un anno fa dei "The Dream Syndicate". Grazie ai consigli di alcuni de-utenti sto imparando ad approfondire un genere a mio parere straordinario. La formazione di McCarthy e Sid Griffin affonda se le sue radici nei Byrds (la Y di Ryders deve essere inteso come un tributo) e Clash ed hanno infiammato per un breve ma denso periodo degli anni '80 la costa occidentale degli U.S.A. assieme alla già citata band di Steve Wynn, "Giant Sand", Green on Red", "Thin White Rope", "True West" ecc.

Il loro sound è meno elettrico rispetto a quello esplosivo del "Sincadato del Sogno" e più ancorato al passato: si avvicina maggiormente ad un country folk rock rivisitato in chiave moderna con una punta di post punk per quel che concerne la sezione ritmica di alcuni pezzi; nelle loro canzoni dal minutaggio compatto senza forzature trovano spazio anche jingle jangle ed inserti di mandolino.

"Native Sons" del 1985 segue l'EP di debutto "10-5-60" ed è forse il loro lavoro più rappresentativo ed omogeneo che mantiene un'alta qualità compositiva con undici tracce molto diverse, ugualmente godibili. Ci sono tradizionali ballate country rock come l'opener e la solare "Sweet (Mental Revenge)" e pezzi dal tiro micidiale come "Run Dusty Run" e "Tell it to the Judge on Sunday" che si ha l'impressione siano state scritte appositamente per la sede live. A tale carica vengono contrapposte le malinconiche melodie delle più introspettive e elettriche "Ivory Tower" e "Too Close to the Light"; in "Wreck of 809" non mancano chitarre distorte per sound più grezzo e ruvido in simbiosi con il testo e a concludere il lavoro una spruzzatina di post punk "I Had a Dream".

Negli ultimi mesi ho avuto tempo e modo di ascoltare molti lavori di formazioni nate e "morte" nel bistrattato decennio degli 80s. Sarà che a quegli anni composti da tonnellate di plastica, gel e mode discutibili ci sono legato (in fondo ci sono nato), ed in questo preciso momento si è testé creato sopra la mia testa un fumetto. Rivedo al suo interno quello snob cagazzo di un simil esperto musicale della mia zona etichettare, con il fare di un talebano con in mano il Corano, gli anni '80 come una bestemmia rivolta ai decenni precedenti. Un lasso di tempo da cancellare in toto per il bene della musica e bla bla bla.

Band e dischi, sconosciuti ai più, come questo dimostrano che la generalizzazione, l'arroganza, l'ottusità e la convinzione di avere la verità in tasca possono impedirci di fare delle nuove conoscenze. Perché cambiare opinione è una sensazione di superba ebbrezza! Spero di avervi incuriosito. 

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