Quanto tempo sarà stato che non andavo ad Ostia Antica? Ci volevano i Mars Volta per farmi tornare! Manco mi ricordavo più com'era il teatro romano, e andando là mi chiedevo dove esattamente avrebbero fatto suonare i cari texani. "Nell'anfiteatro?... Possibile?" "...Naaaa... Je crollerà addosso!..." mi rispondeva il fido Aztiére da Centocelle, grande chitarrista classico. Arriviamo lì di buon ora. Tra i primi in fila, un'umidità che ad abitarci ti si spaccano le ossa a trent'anni, ma la cornice è uno spettacolo già da sé. I cancelli aprono alle otto e dieci circa, alla faccia delle 19.30 stampate sul biglietto verde. La prima volta dei Mars a Roma è salutata da un pubblico abbastanza vario, tuttavia tranquillo, niente zecche particolarmente pittoresche. Meglio così.

E si entra. La strada che porta al teatro romano sono trecento metri su vecchie pietre romane, il panorama degli scavi al tramonto è mozzafiato. Pini marittimi a sorvegliare mura, colonne e fondamenta vecchie di duemila e trecento anni. Dietro l'angolo dopo i resti di una villa, il palco. "Ah.. ma è proprio dentro er teatro!.." Prendiamo posto, sembra poca la gente all'inizio. Di lì a breve la mezzaluna si riempie, e dall'alto del mio posto vedo la folla continuare ad arrivare lungo il viale.

Cala la sera, giochi di luci psichedeliche sul palco si mischiano alla luce naturale. Verso le nove e tre quarti si spengono e comincia una musica in stile mariachi. Entrano i nostri, ed è un boato. Attaccano con un brano di cui purtroppo non posso riportare il nome perché non lo conoscevo (per la scaletta del concerto mi rifaccio ai post di qualche buon'anima che possa essere più precisa ed attenta del sottoscritto ai titoli delle song) ma si dimostra da subito un buon esempio di cosa proporrà la serata: esecuzione perfetta di un quarto della canzone e improvvisazione sfrenata per 20-25 minuti a brano con cambi di tempo da urlo, assoli invasati di Omar, acuti con tanto di balletti del "molleggiato" Cedric (in forma strepitosa, non credevo riuscisse dal vivo ad arrivare a certe tonalità), sperimentazioni sonore costruite su riff funky pompati fino all'inverosimile da batteria e basso, il tutto condito da accompagnamenti di percussioni latine (maracas & co.) e fiati (sassofono, e a un certo punto, un clarinetto).

La prima traccia, come dicevo, pareva quasi di stare a un concerto rock di qualche progressive band anni '70 ma con un valore aggiunto: i Volta fanno una musica assolutamente originale e votata alla sperimentazione, alcuni brani, vedi a un certo punto "Cignus Vismund Cygnus", si trasformavano in vere e proprie jam session con infiniti assoli di ogni componente della band, e la cosa straordinaria é la precisione sbalorditiva e al contempo naturalissima con cui gli otto musicisti chiudevano e facevano ripartire la musica sprigionando un'onda sonora di energia assurda. Il teatro romano (acustica grandiosa) è stato investito per due ore piene da una valanga psichedelica di suoni e luci. La coppia Cedric e Omar è un perfetto esempio di animali da palcoscenico: senza rivolgere una parola una al pubblico (in questo un po' freddini i due) ci hanno però intrattenuto ed entusiasmato con assoli e danze soltanto in apparenza scomposte. A fare la parte del leone ci ha pensato la furia nera dietro ai piatti, tale Pridgen, che è una forza della natura: i suoi continui campi di tempo alternati a progressioni impressionanti facevano sì che pareva ci fossero due batterie sul palco, spesso lanciato in assoli estenuanti e gare di crescendo con il basso di Alderete e la chitarra di Omar. Il tutto sempre reggendo alla perfezione l'improvvisazione su ogni brano.

Della scaletta conoscevo poco, e purtroppo non hanno suonato nulla da "De-loused..", ma devo dire che sia io, sia Aztiére, ancora più a digiuno di me degli ultimi Volta eravamo rapiti dalla potenza scenica e di esecuzione di questo live straordinario. Ripeto, non credevo che dal vivo potessero rendere tutte le sonorità dei dischi, ma se possibile cercano di fare ancora di più: gli effetti sonori sempre diversi sulla chitarra di Omar e sulla voce di Cedric, uniti alla tecnica eccellente e all'originalità del loro stile (così vario ma così "loro") ne fanno la massima espressione del panorama sperimentale del rock contemporaneo. Ed è spettacolare che in tempi di marketing sfrenato e gruppettini di coattelli smidollati ci possano ancora essere realtà come i Volta, musicisti con i controcoglioni profondamente innamorati di ciò che fanno (Omar durante un assolo secondo me stava godendo!)

Due ore sono volate, e non so cosa si siano presi per reggere un ritmo così forsennato e costante, e allo stesso tempo restare così lucidi per suonare a quel modo. L'unico momento di pausa è stata "The Widow" (praticamente perfetta), che ha aumentato quell'atmosfera un po' malinconica tipica della musica dei Volta, prima del gran finale con la maestosità etnica di "Aberinkula", cavalcata dal sapore vagamente mediorientale. Il concerto è finito senza bis, e io che ero sceso dalla scalinata per farmi l'ultima parte tra la folla ci son rimasto... sarebbe potuto andare avanti per tutta la notte.

La gente defluisce lentamente, rimaniamo in pochi sotto al palco a credere in una portata bonus che non sarebbe arrivata. Poi è uscito lo staff a smontare il palco, chi riponeva microfoni, chi tirava i plettri alla folla manco fossero noccioline ai babbuini, e là mi son convinto. Ho preso Aztiére e ce ne siamo andati. "Hai capito 'sti Mars Volta!.." certo avrebbero potuto salutare. Comunque... monumentali!

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