The Men è un progettto che non sempre mi ha convinto e che anzi in alcuni casi ho trovato assolutamente trascurabile (su due piedi mi vengono in mente "New Moon" e "Tomorrow's Hits"), ma ricordo di avere scritto a proposito di "Devil Music" che solo gli idioti non cambiano mai idea e che quel disco era una vera e propria bomba e un disco degno di Blue Cheer, Sonics, Iggy & The Stooges, New York Dolls e specialmente Replacements.

Con "Drift" (in uscita al solito su Sacred Bones il prossimo 2 marzo) quelle belle sensazioni ispirate dall'ascolto di "Devil Music" non sono sicuramente soddisfatte e il disco mi sembra nel suo complesso, sul piano qualitativo, una specie di via di mezzo tra tutte le altre pubblicazioni del gruppo. Registrato presso i Serious Business Studios di Brooklyn con Travis Harrison (Guided by Voices) il gruppo di New York City guidato dai due scrittori di canzoni Mark Perro e Nick Chiericozzi tira fuori dal cilindro un garage rock acido nello stile Suicide ("Maybe I'm Crazy") che promette subito molto bene e che dal punto di vista delle atmosfere si combina con la ballad oscura "When I Held You In My Arms", ma "Drift" è come se fosse diviso in più (troppi) scompartimenti: "Secret Light" è un pezzo garage pop psichedelico, "Killed Someone" riprende la furia "Hootehanny" dei Mats, "Sleep" è una ballad oscura e molto sofisticata piena di eco e riveberi e "Final Prayer" una via di mezzo tra onde sonore Spacemen 3 e i migliori Amen Dunes ("Through Donkey Jaw", 2011), mentre "Come to Me" pretende di essere Bob Dylan. "Rose On Top of the World", "So High" invece suonano molto nello stile Guided by Voices e questo probabilmente non è un caso.

Ci sono veramente tante belle idee in ballo, ma nessuna di queste viene poi sviluppata fino in fondo e portata a compimento. Così "Drift" apre troppe parentesi su tante diverse prospettive e aspettative di ascolto, ma nessuna di queste viene soddisfatta e i Men ci rimandano direttamente al prossimo disco oppure a ripescare qualcuno dei loro lavori passati per provare a capire quale sia la loro reale identità. Perché qui questo non si capisce.


  • kloo
    15 feb 18
    Recensione: Opera:
    Leave Home e in parte open your heart il resto mediocre assolutamente. .. dei Meat Puppets senza palle
  • ALFAMA
    15 feb 18
    Recensione: Opera:
    gruppo fino ad oggi inutile
  • sotomayor
    15 feb 18
    Recensione: Opera:
    Sono incapaci di darsi una definizione, che alla fine costituisce comunque un limite. Non parlo di definizione di un genere, ma di avere una impronta riconoscibile.
  • Pinhead
    15 feb 18
    Recensione: Opera:
    I primi lavori, fino a «Open Your Heart», mi piacciono, quello che è venuto dopo mi pare prescindibile ma sempre di qualità sufficiente.
    • sotomayor
      15 feb 18
      Anche questo disco qui non è brutto alla fine Pin infatti. Però è veramente frammentario, fino a risultare inutile. Il mio preferito è "Devil Music" che considero davvero molto buono.
    • Pinhead
      15 feb 18
      «Devil Music» non lo conosco, per cui me lo segno, ché spesso mi trovo d'accordo coi tuoi giudizi.
    • sotomayor
      15 feb 18
      Sinceramente per me fu una rivelazione, lo ascoltai alla stessa maniera in cui ho approcciato questo lavoro, quindi con una certa sufficienza e aspettativa e invece mi piacque veramente molto.Se ti capita dacci un ascolto sì.
    • Pinhead
      15 feb 18
      Trovato su Bandcamp, santa Bandcamp :-)

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