Dopo la pubblicazione di tre LP uno più bello dell'altro negli ultimi tre anni ("Arena Negra", "Entranced Earth", "Hasta La Victoria") e dopo avere esplorato il mondo della neo-psichedelia in tutte e quattro le sue dimensioni (senza considerare le diverse pubblicazioni minori e gli split con i Cult of Dom Keller e i Centralstodet), per i Myrrors arriva in qualche modo il momento di raccogliere pubblicando un po' di materiale d'archivio. L'iniziativa aveva per la verità già preso piede alla fine del 2017 con la pubblicazione di due LP comprendenti vecchie registrazioni in edizione limitatissima di sole 50 copie ciascuno. Una di queste due però è stata adesso riproposta in operazione congiunta dalla solita coppia Cardinal Fuzz / Sky Lantern Records e pubblicata su vinile lo scorso 26 gennaio.

La registrazione in questione, pubblicata in un LP denominato "Archives, Vol. I: Lunar Halo" riguarda una sessione dal vivo che risale a un piovoso inverno del 2014 presso il Café Passe a Tucson, Arizona, che poi sarebbe la città da cui proviene questo meraviglioso ensemble capitanato da Nik Rayne e nell'occasione completato da Connor Gallaher (chitarra), Cody Schwartz (basso), Miguel Urbina (viola) e Grant Beyschau (batteria). Registrato in presa diretta con la produzione dello stesso Nik Rayne, il disco è stato poi masterizzato da Chris Hardman dei Dead Sea Apes. La qualità della registrazione è decisamente molto alta e per quello che riguarda i contenuti questi costituiscono una improvvisazione solo "parziale" perché in realtà le due lunghe tracce in cui è stata divisa la pubblicazione ("Lunar Halo Pt. 1 and 2") vengono costruite su di un tema già precedentemente composto e strutturato da Nik Rayne e Grant Beyschau.

Ispirato dichiaratamente ai maestri della psichedelia Trad, Gras e Stenar (aka Parson Sound, aka International Harvester, aka Harvester) il sound di questa registrazione si può effettivamente considerare una composizione minimalista vera e propria e in cui si susseguono in maniera rituale pulsazioni estatiche e drone orientali in un ideale viaggio sonoro che dal profondo dell'Arizona ritorna alla Valle dell'Indo e ridiscende poi giù fino al cuore dell'Africa Orientale. Come se fossero i canti lontani dei primi homo sapiens che hanno calpestato questo pianeta riprodotti al contrario su 33 giri al minuto.


  • sotomayor
    1 feb 18
    Recensione: Opera:
    Modifica alla recensione: «3/4 stellette.». Vedi la vecchia versione link rotto
  • ALFAMA
    1 feb 18
    Recensione: Opera:
    mi piacciono i Myrrors , ma non considero questo disco una priorità perché di opere simili ne ha ormai fatto indigestione.
    • sotomayor
      1 feb 18
      Intanto ho appena ascoltato il disco di Andrea Laszlo De Simone finalmente. Non mi è piaciuto sinceramente. Probabilmente lui è bravo, anzi sicuramente, ma non riesco proprio a digerirlo. A questo punto mi prendo direttamente un disco di Battisti e ascolto quello, che è chiaramente molto più efficace e potente.
    • ygmarchi2
      1 feb 18
      I dischi di Battisti vanno messi su in ogni caso ;)
    • sotomayor
      2 feb 18
      Non sono un grandissimo fan, ma hai chiaramente ragione.
  • Pinhead
    1 feb 18
    Recensione: Opera:
    Mai sentiti, però mi metto all'ascolto dei tre che citi all'inizio, grazie per la segnalazione.
    • sotomayor
      1 feb 18
      Non saprei quale consigliarti dei tre, sono veramente tre gioielli. Forse andrei proprio nell'ordine in cui sono usciti, quindi comincerei da "Arena Negra". Secondo me sono veramente una delle migliori band del genere in giro. Questa è una pubblicazione "minore". Molto bella in verità. Ma chiaramente suggerisco uno dei tre LP per cominciare.
    • ziltoid
      2 feb 18
      L'esordio è burning circles in the sky, probabile tra i dischi che ho ascoltato di più negli ultimi anni, poi si sono sciolti e dopo anni sono tornati con arena negra
  • ygmarchi2
    1 feb 18
    Recensione: Opera:
    Ho messo nella coda di riproduzione i primi tre dischi. Li trovo davvero piacevoli.
  • Almotasim
    1 feb 18
    Recensione: Opera:
    Da vagliare, bella segnalazione.
  • lector
    2 feb 18
    Recensione: Opera:
    Loro sono bravi anche se non originalissimi, secondo me.
    • ygmarchi2
      2 feb 18
      Un problema di oggi è che non è facile essere originali nel mondo del rock
    • ygmarchi2
      2 feb 18
      Probabilmente l'unica possibilità è contaminarlo con generi lontani, visto che bene o male il revival degli anni 90 è stato largamente nutrito dal cross over
    • ygmarchi2
      2 feb 18
      Ad esempio martedì ho sentito qui a Verona i Meat Wave. Bel concerto, band punk-rock di ottimo livello, coesa e pugnace. Però alla fine mi sono sembrati una po' rispettivi e ben dentro lo steccato del già sentito.
    • ygmarchi2
      2 feb 18
      ripetitivi non rispettivi :(
    • sotomayor
      2 feb 18
      Forse l'ultimo "Hasta la victoria" è più particolare. Però è vero che non sono originalissimi, però tra i gruppi del genere in circolazione sono tra quelli che hanno maggiore spessore rispetto alla media.
    • ziltoid
      2 feb 18
      Eh dai musica poco originale che esce da un'esecuzione molto originale
  • ziltoid
    2 feb 18
    Recensione: Opera:
    Gli specchy sono tra le mie bande favorite da quel burning circles in the sky (non lo citi, capolavoro dei tripponi psichedelici), questi reperti impolverati di sabbia non mi hanno entusiasmato, meglio l'inacidito volume due
    • sotomayor
      4 feb 18
      Non lo ho citato ovviamente non perché io non lo consideri o lo consideri inferiore agli altri. ;)

      Il volume II non lo ho ancora ascoltato. ANche se mi pare che siano solo due-tre tracce comunque.

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