I contenuti del quarto LP dei Soft Moon, in verità un progetto solista del cantante e multistrumentista di Oakland (ma ora di base a San Francisco, California) Luis Vasquez, svelano in qualche modo le sonorità claustrofobiche e ossessive che ne hanno sempre caratterizzato il sound sin dagli inizi nel 2009 e poi dal 2010 con la pubblicazione del primo LP eponimo su Captured Tracks. "Criminal", il quarto LP in studio di Vasquez, esce il prossimo 2 febbraio e segna l'inizio della collaborazione tra l'autore e l'etichetta Sacred Bones. L'album si può definire come una specie di confessione a cuore aperto e in cui Vasquez, realizzando un disco dai contenuti strettamente personali, ci racconta i suoi conflitti interiori e i suoi sensi di colpa che derivano da una infanzia difficile e violenta, cominciata all'inizio degli anni ottanta e proseguita con il consumo e la dipendenza dalla assunzione di cocaina fino a arrivare a odiare e disprezzare se stesso. Una dimensione che lo ha portato al limite della pazzia e contro la quale sta ancora oggi combattendo.

Come è accaduto per l'album precedente ("Deeper", 2015) anche in questo caso Luis ha deciso di registrare il disco in Italia e più precisamente a Bassano del Grappa, dove ha lavorato a stretto contatto con Maurizio Baggio e costruendo le musiche in maniera tale da fare risaltare i testi, che più che nelle altre occasioni considera come centrali e dominanti nel contesto complessivo di quello che è il suo lavoro e il risultato finale delle fasi e dei processi di registrazione. "Criminal" è un disco i cui suoni, nella tradizione Soft Moon, sono claustrofobici e ossessivi e carichi di atmosfere oscure nel segno tracciato da una lunga tradizione minimale cominciata con le esperienze dark wave degli anni ottanta e di cui possiamo considerare Luis Vasquez come uno dei continuatori. Il disco si apre subito con "Burns", una canzone il cui cantato rimanda a alcune esperienze dark degli anni ottanta e il sound si rivela subito come compulsivo, ripetitivo e carico di sonorità noise che confluiscono in forme di espressionismo astratto ("It Kills", "Born Into This"). "Choke" introduce sonorità post-industrial che peraltro si combinano perfettamente con le atmosfere del disco e che in determinate occasioni diventano dominanti e costituiscono il presupposto su cui vengono costruite le singole canzoni ("ILL", "Young"...), mentre in altri casi si combinano a celebrazioni dark-wave e minimal come "Like A Father", "The Pain". Altrove domina il suono dei synth che si apre a composizioni ambient oscure come "Give Me Something" e la solenne conclusiva title-track "Criminal".

In bilico tra KVB e sonorità marcatamente industrial e il revival post-punk dei Disappears, epigono de gli A Place To Bury Strangers, Luis Vasquez realizza un lavoro carico di quella che possiamo definire come disperazione e vera e propria sofferenza. Anticipato dai singoli "Burn" e "It Kills", "Criminal" è però al contrario di quello che si potrebbe pensare e di quella che è stata una certa espressione in passato del movimento dark wave durante gli anni ottanta, invece che una specie di celebrazione di questo status quo, invece un vero e proprio urlo. Delle grida di aiuto soffocate in una confusione interiore cui - attraverso questo processo di confessione e di "crucifige" di se stesso - si cerca in qualche maniera di venire a capo.

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