Come si usa dire in questi casi è stato un autentico "tuffo al cuore" quello che ho provato in mattinata nel leggere che, dopo ben sedici anni di assoluta latitanza, Matt Johnson ha deciso di riprendere l'attività live con i suoi The The. Incuriosito da tale importante, almeno per me, notizia apro la pagina ufficiale della band e sono stati attimi di vera commozione: Matt ha perso l'amato padre lo scorso 2 Giugno e ha voluto dedicargli un toccante tributo scritto con allegato due belle e significative immagini. Era un "vecio" del 1932 Edward Charles come mio padre.

L'amore di Matt per la Musica nasce prestissimo grazie ad un infanzia trascorsa per buona parte nel pub di famiglia situato nell'East End londinese dove suonavano artisti, soprattutto Blues, del periodo; "La musica la percepivo dal piano di sopra attraverso il piccolo montacarichi che trasportava le vivande; quando il nostro pub era chiuso io e mio fratello suonavamo gli strumenti trovati sul palco" Questi i ricordi giovanili di Matt; un carattere schivo e tenebroso il suo. Con un forte senso di malinconia che si può osservare in buona parte della sua eccellente carriera musicale.

Una discografia non troppo consistente a livello di pubblicazioni come ci si potrebbe aspettare da un personaggio così importante per un certo tipo di Rock-Soul-Pop uscito dalla terra inglese a cavallo tra gli anni ottanta e novanta. Almeno tre i capolavori che a questo punto consiglio a tutti i debaseriani che non conoscono Matt: Soul Mining (1983), Infected (1986) e Mind Bomb (1989).

Nel Gennaio del 1993 il rientro discografico è segnato dalla pubblicazione dell'altrettanto validissimo Dusk che ha un unico difetto, ovvero la sua esigua durata di soli 41 minuti; il lavoro della maturità artistica di Matt, per la seconda volta in carriera aiutato da un certo Johnny Marr alla chitarra.

Ed è l'armonica suonata a tutta di Johnny a regalare meraviglie uditive nel Pop-Rock dinamico e seducente di "Slow Emotion Replay", con quel riff della sei corde che rimanda inequivocabilmente al periodo migliore degli Smiths dell'accoppiata stellare Morrissey-Marr. Una canzone perfetta impreziosita da un ritornello canoro che ti si appiccica addosso e non ti esce più dalla testa e dall'animo; nel mio caso avviene ormai da venticinque anni...Everybody knows what's going wrong with the world But I don't even know what's going on in myself...

E' l'album del parziale successo anche a livello di vendite; racconti in musica di desideri, di fallimenti, di redenzione. Brani notturni, lividi, che guardano al tramonto e alla flebile luce della sera che è destinata a spegnersi; impreziosita da quel magistrale avvicinamento alla tanto cara Black Music.

Il tenebroso Soul con derive Gospel di "Love is Stronger Than Death", l'Hard Blues di "Dogs of Lust", la suggestiva catartica imponenza delle quasi speculari "Helpline Operator" e "Sodium Light Baby". Una conclusiva "Lonely Planet" capace di mettere in primo piano la voce di Matt così carica, così densa, così Black e calda.

Anche in questo caso, complici le ultimissime news sulla band, il mio voto è il massimo consentito.

Eccezionali The The.

Ad Maiora.

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