Riecco lo scoppiato Craig Nicholls che torna col suo gruppo di poveri cristi costretti ad accontentarsi di un front man mentalmente instabile... e la musica? Bè avevo "osannato "Winning Days" in una mia de-rece e, per forza di cose, potrei osannare anche la "valle delle visioni" visto che non ci allontaniamo molto dai due predecessori: solito sound simil grezzo, simil Nirvana che fanno a botte con i simil Beatles, simil "la la la la la laaaaaaaa" (o "ye ye ye yeeeeeeeee", "ah ah aaaaaaaaaaaah", "uh uh uhhhhhhhhhhh" a seconda delle esigenze) che sono le strofe più intelligenti (e comprensibili) di ogni song.

Novità? Nessuna! Nemmeno nella durata: 31 miseri minuti da distribuire in 13 canzoni (hanno battuto pure gli Strokes...). "Anysound" potrebbe intitolarsi "Ride II" visto che ne è la copia; cosi come "Nothin's comin" scopiazza "Higly Evolved" e "Candy Daze" ha quel fresco sound "innovativo" anni '60 con l'assolo che copia il cantato e il gettonatissimo "la la la etc etc" (che du' palle!). La title track sa di già sentito ma da un certo senso di desolazione che ci può stare ("oh yee yee ye yeeeeeeeee"). Il primo singolo estratto deve piacere per forza: classico rock che abbraccia il grunge nel ritornello. "Gross out", "Fuck Yeah", "Dope Train" e "Atmos" sono quattro rabbiose tracce che fanno da tappabuchi visto che suonano "stranamente" inutili. "Take Me Back" puzza di quel folk da fiera, "Going Gone" è "Autumn Shade". Una qualche novità sta nella traccia finale "Spaceship": una chitarra che arpeggia e una voce angelica che canta flemmatica, entra poi la batteria e verso la metà c'è spazio per un assolo distorto e piacevole che si dilunga fino a fine song... nella valle delle visioni ognuno vede quello che gli pare.

Ma in questa valle si vedono solo cose viste e riviste...

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