So bene cosa state pensando appena aperta questa recensione:
<Oh no! Un ennesimo album fotocopia di un gruppo insulso!>
Ma non è del tutto vero, questa volta i Theory Of a Deadman hanno provato una strada leggermente diversa; ma andiamo per ordine.

Alcuni di voi sapranno già che questo gruppo viene spesso, (a volte anche troppo) associato ai Nickelback,
sia per sonorità a volte molto simili e in particolar modo per la voce del cantante, Tyler Connolly, che avrà rotto talmente le scatole a Chad Kroeger fino a convincerlo nel 2001
ad ascoltare e a produrre la loro demo di "Invisible Man" magari anche per far smettere il vociare che in rete additava il pezzo come side project di quest ultimo.
Da allora i ToD, ovvero: Tyler alla voce, Dave Brenner alla chitarra, Dean Back al basso, come formazione base e alternando diversi batteristi fino a Joey Dandeneau,
hanno cominciato a muoversi riuscendo ad attirare l'attenzione della Roadrunner Records e a pubblicare diversi album gia recensiti su questo sito.

Come dalla cover raffigurante un bambino che guarda dalla finestra un paese color ruggine che quasi sembra andare a fuoco contornato da toni piuttosto scuri,
i nostri provano ad affacciarsi in un ambiente di sonorità meno allegre e spensierate in maniera non perfetta e forse a volte un po troppo forzata;

il disco si apre con "Drown" che è anche la traccia che preannunciava il disco,
con tanto di video, che rappresenta una piccola comunità dedita alla religione, pronta a puntare il dito e sacrificare la vergine di turno,
buona canzone piuttosto rappresentativa del compromesso musicale raggiunto dalla band in quest album e apprezzabile l'incalzare del giro di basso semplice ma efficace.

La seconda traccia è "Blow" che sembra cascata li per caso da qualche vecchia registrazione, infatti, potrebbe benissimo essere inserita in un vecchio album, trascurabile e fuori luogo, a poco servono gli archi aggiunti qua e la in sordina per rendere seriosa la canzone dal testo critico nei confronti della società ed irriverente.

Nella terza traccia si torna su toni interessanti con il featuring di "Alice Cooper", avete letto bene, e la sua voce gracchiante nei ritornelli si sente e fa la differenza,
come anche si fa sentire un assolo di chitarra che sembra scivolato li direttamente dagli anni '80 giusto cosi per distrarre il buon artista e fargli credere di essere a casa.
La title track ci riporta dritti dritti alle atmosfere e a testi legati alle atmosfere rimembrate dalla copertina con frasi come:
<War war! Is what we need, steal your money and feed our greed>
una canzone notevole una delle mie preferite del disco.

Segue a ruota "Misery of Mankind" probabilmente non la migliore ma i toni rimangono cattivi, quasi da rigirarsi tra le mani il disco per vedere se è quello dei ToD,
ma sicuramente in questa canzone sono da apprezzare le distorsioni delle chitarre e la voce di Tyler che non sfigura e i cori di Dave e Dean fanno capolino tra un effetto e l'altro.

Subito dopo una delle tracks che mi ha piu stupito "Salt In The Wound" che parte lenta ma dopo pochi secondi arriva un pezzo che sembra uscito da una canzone dei Korn,
il testo purtroppo è il classico rabbia post relazione quindi da di gia sentito ma a livelli musicali non dispiace, se queste sono le canzoni d'amore di questo cd benvengano.

Il pezzo seguente potrebbe benissimo essere cantato dai Backstreet Boys, "Angel" prova la vecchia formula commerciale dei ToD, purtroppo testo lento che non dice nulla.
a seguire la canzone "Heavy" che cerca di rialzarsi dopo la precedente caduta di stile ma non ci riesce appieno proprio perche sembra di avere una vecchia canzone dei ToD mascherata con una base a tratti carina, riff ed effetti messi li solo per giustificare il titolo della canzone.

Meglio fa "Panic Room" che cerca di non calare ritmo dall'inizio alla fine e raggiunge un buon risultato anche se pecca di scelte vocali che non mi convincono appieno, poco prima del ritornello sembrano prese dagli Aerosmith, peccato che Tyler Connolly si sia dimenticato di non essere Steven Tyler risultando piuttosto ridicolo.

Purtroppo le seguenti tracks fanno tornare nell abisso quest album "The One" è un pezzo al piano di una lentezza disarmante e dalla musica al pianoforte che sembra suonato da un bambino l'unica cosa da fare è skippare.
Segue un altro pezzo pessimo "Livin' My Life Like a Country Song" o meglio, fuori luogo, visto che qui entriamo nel country con Jon Don Rooney dei Rascal Flatts che onestamente sembra un tentativo anche piuttosto sfacciato di accattivare le simpatie dei vari fan U.S.A. amanti di suddetto stile musicale mettendoci qualche schitarrata qui e la per non addormentare tutti gli altri.

Ma il disco non è terminato e ci pensa "World War Me" a ricordarcelo, tornando a ritmi incalzanti di basso e batteria, subito raggiunti dalla chitarra di Dave che mette i puntini sulle "i" ricordandoci la strada che dovrebbe mantenere il disco e non negandoci anche qualche piccolo accenno di assolo. Il testo discreto parla della rabbia e conflitto interiore, certo, non aspettatevi pura poesia, parliamo dei ToD, ma come canzone convince anche se qui qualche coretto di supporto verso la fine della canzone lo avrei risparmiato. nel complesso un altra ottima canzone che risolleva il disco.

Con "In ruin" si torna davvero in rovina, certo non è pessima come le altre ballad ma i ritornelli smielati e i coretti alla Backstreet Boys proprio non posso accettarli in questo album.

Per fortuna prima di chiudere riescono a regalarci un altro pezzo degno di questo album "The Sun Has Set On Me" è il pezzo lento che volevo sentire, in linea con lo spirito e le atmosfere dell'album una piacevole chiusura che riesce a ricordare ai ToD che quando vogliono qualcosa di buono la sanno fare.

Nel complesso quest album è ben lontano da essere perfetto ma ci sono molte tracks che stupiscono chi li ha conosciuti e apprezzati per il rock semplice e diretto di pezzi come "Bad Girlfriend" o "Bitch Came Back", ed è evidente che ne è passata di acqua sotto i ponti da "Invisible Man" che sembrava davvero tirata fuori da un album dei Nickelback (si lo so era da un po che non li nominavo ma ci sono cascato), nel complesso un album che dimostra che stanno crescendo e spero abbiano terminato i filler scartati dagli album precedenti messe li ad abbassare la media di un disco che senza quelle 4 canzoni sarebbe stato promosso a pieni voti.


P.S.
è la mia prima recensione quindi perdonate qualche imperfezione ed accetto consigli. Iniziare da uno dei miei dischi preferiti aggiungendo recensioni dove gia numerose ai Metallica o ai Maiden o agli Ac/Dc mi sembrava inutile e fastidioso quindi ho voluto colmare questa lacuna sui ToD

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