“I got this strange feelin’ deep down my heart/ I can’t tell what it is/ but it won’t let go/ it happens every time/ I give you more than what I have/ but now all I need is a little time to sing this song/ and I think we’re gonna find a way to lose this strange feelin’ ” e subito cadiamo tra le sue dolenti note...

Tim Buckley è uno dei più enigmatici ed anomali cantautori californiani degli anni 60; la sua produzione è caratterizzata da una serie di capolavori di folk sognante legato a suoni jazz esaltati da una voce incredibilmente duttile.

Happy Sad contiene sei lunghi brani tutti (o quasi) suonati con vibrafono, congas, contrabbassso e chitarra;la voce (calda, fredda, melodica, emozionale, arroventata) è la protagonista assoluta e resta sempre in prima linea.Tutto il sound gode di una sensibilità estremamente moderna e inquieta fatta di pieni e di vuoti, raccontati dal languore della sua voce setata. In un mondo poetico fatto di colori tenui e contenuti estremamente profondi, le sue opere sono gioielli assoluti capaci di cristalline composizioni; specie l’elegante Gypsy Woman che è eccentrica, convulsa, irruente composta da rallentamenti improvvisi, riprese impossibili e tanta tanta genialità...

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