Fra le numerose band norvegesi tengo veramente nel cuore solo gli Stage Dolls, alfieri di un hard rock bello melodico, e questi TNT che invece suonano un heavy metal… melodico! Entrambi sono di Trondheim, tranquilla cittadina piazzata alla metà di un fiordo della Norvegia centrale, la quale conta poco più di duecentomila abitanti (terza come popolazione di quella nazione) e a quanto pare buona parte di essi intenti a suonare in gruppi rock… bel posto!

Il cantante però i TNT se lo son trovato americano: certo Tony Harnell di San Diego (sic! Un posto a un passo dal Messico dove d’estate fanno 35°C di media e d’inverno 25, più o meno… Ci vuole la voglia sua per vivere in Norvegia). E’ dotato di ugola potente e chiara, nei primi dischi un po’ troppo starnazzante e forzata sugli acuti, poi giustamente ricondotta ad altezze più naturali, con tanto di guadagnato a livello espressivo e timbrico.

Ma TNT vuoi dire soprattutto Ronnie Le Tekro, chitarrista e autentica mitraglietta umana, capace di frequenze di plettraggio che Malmsteen, McLaughlin, Morse, Gilbert gli fanno, per dirla in francese, una pippa. Il prodigioso musicista di Oslo non abusa di questo suo talento, preferendo in genere costruire archi melodici di buona e distintiva sostanza nei suoi assoli. Ogni tanto, qui e là, fa partire il braccio destro e la sua chitarra ESP si trasforma in un vero trapano. L’agilità unica sul suo strumento si riflette anche nelle ritmiche, che sono serratissime ed impeccabili, molto variegate e dinamiche. E’ in sostanza uno di quei musicisti impossibili da imitare per chi ama esercitarsi ad alto livello sulla chitarra, perché lui suona in maniera molto “difficile” e personale, rubando nei TNT la scena al cantante ed alla sezione ritmica grazie ad accompagnamenti ed assoli creativi e vistosi.

L’opera in questione è del 2005, nona in una discografia attualmente giunta al numero tredici. Gli episodi da auscultare sono, per cominciare, “Too Late” ma giusto per l’assolo, che tiene un incipit terrificante; poi la melodica “Driving” con un elegante ed insistito riff che si prolunga sotto i ritornelli; spicca anche il pezzo che dà il titolo a tutto l’album, col suo riffone sabbathiano che sfrutta appieno la straniante quinta diminuita, il fatidico “intervallo del diavolo”.

Non si può non sottolineare la scelta ben strana a proposito dell’unica cover: trattasi di “What a Wonderful World”, celeberrima nell’interpretazione di Louis “Satchmo” Armstrong risalente al 1967. Un pezzo ripreso da centinaia di artisti, certo tutti lontani dall’heavy metal, ma i TNT qui colmano la lacuna… Ultima segnalazione per la serratissima “Black Butterfly” che nel ponte offre passaggi curiosamente simili alla mitica “Immigrant Song” di Zeppeliniana memoria; il relativo solo di Le Tekro snocciola quattrocentoventidue note in trenta secondi scarsi, tutte rigorosamente plettrate una ad una.

Dischi così ogni tanto ci vogliono: vigorosi ma musicali, divertenti, pure pirotecnici grazie alla chitarra di Ronnie Le Tekro, un caposcuola.

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