La visione di questo "Freaks", primissimo esempio di un horror sui generis del 1932, può essere ancor oggi un'esperienza abbastanza straniante e sicuramente disturbante, non facilmente da digerire. Il regista Charles Albert "Tod" Browning, già autore del visionario "Dracula" del 1931 con Bela Lugosi, decise di mettere in piedi una storia per certi versi sperimentale, interpretata da veri e propri esseri deformi (in inglese: freaks, appunto) per analizzare da più prospettive il concetto di normalità/mostruosità applicato alle comuni vicissitudini umane. Si scopre così (ed è la tesi del film) che i freaks hanno tendenzialmente un animo d'oro e puro (salvo il venire attaccati) mentre i veri mostri sono i "normali" accecati di odio, invidia, cattiveria e altra malvagità risapute.
Si narra che in un circo ambulante, la bella Cleopatra (fidanzata in realtà con il bellone Ercole) decide di sposare il nano Hans solo perché ha ereditato una grossa fortuna, con l'intenzione però di ucciderlo alla prima occasione per accaparrarsi l'eredità. L'orrendo piano però verrà scoperto dagli altri "mostri" amici di Hans che organizzeranno la loro vendetta altrettanto crudele, mutilando i due belli/amanti e riducendo lui ad un castrato obeso e lei a "donna gallina".

Una trama esile ma tutto sommato ben funzionale a raccontare il sottobosco psicologico di cui il film si nutre. Freaks è disincantato e non lascia scampo a nessuno. I mostri hanno delle loro regole comportamentali ed etiche che poco si sposano con "l'altro" (bella e terrificante al tempo stesso la scena surreale del matrimonio tra un essere deforme e una normale, sotto il coro della straniante cantilena "Noi ti accettiamo! Adesso sei anche tu una di noi!" in un ruolo invertito tra la "diversa" che si fa accettare dalla comunità dei deformi).
Nemmeno nella scena della caccia all'uomo finale, quando i mostri inseguono (ognuno come può, chi strisciando, chi saltellando, chi sulle braccia in un campionario di cruda realtà davvero impressionante) i due "normali", c'è un attimo di perdono o di redenzione (nella versione "extended" si vedono addirittura le scene di tortura e di mutilazione dei due, scene ovviamente tagliate nella versione edita ufficialmente nel 1932!) E' una guerra spietata di sopravvivenza dove vince sempre il più forte e dove, una splendida regia (asciutta e mai invasiva) coadiuvata da un'ottima fotografia (certi bianchi & neri hanno fatto scuola) e una sceneggiatura ferrea e implacabile, contribuiscono a fare di questo film un vero e proprio CULT-Movie che trae proprio dalla "cruda veridicità" dei personaggi la linfa vitale per un capolavoro senza tempo.

Un film che all'uscita fu un vero flop (come era da immaginarselo) e che si trascinò dietro una serie di maledizioni che colpirono in primo luogo il regista (marchiato con l'ingiuria per la devianza e la malsanità del racconto) e in secondo luogo gli artisti coinvolti che vennero subito "marchiati con l'infamia" per la sola colpa di aver osato rappresentarSI al grosso pubblico. Altri tempi direi. Oggi, al contrario, più uno è deviato, strano, tossico e diverso e più è vicino al modello "vincente" e "cool" basta vedere gli articoli o le interviste a certi cantanti o scrittori maledetti e assurdi nei vari giornali di tendenza... ci avevate fatto caso?

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