Questo disco mi è stato restituito al volo, cioè tirato dietro accompagnato da un "Ma che cazzo ascolti ?", da un'amica a cui l'avevo prestato insieme a "Rain Dogs" e "Swordfishtrombones", che hanno avuto la stessa sorte ingloriosa. Non sto parlando di una sbarbina demente che starnazza per un Cremonini qualsiasi, né di una tardona sanremofaga che si esalta con i penosi acuti da tenore fallito di Al Bano, bensì di una persona musicalmente capace d'intendere e volere. E allora dov'è il busillis? Credo sia nell'atteggiamento edonistico con cui la mia amica ha affrontato Tom Waits, confusa anche da certi accostamenti, dovuti alla comune raucedine, tra l'Orco di Pomona (California) e l'Avvocato di Asti (Piemonte), ossia Paolo Conte. A forza di sentir dire che Paolo Conte è il Tom Waits italiano e viceversa, deve aver pensato di potersi mettere tranquilla in poltrona a godersi un jazz elegante, un po' esotico ma rispettoso della tradizione come quello dell'Avvocato, e invece si è trovata di fronte un musicista geniale ma pazzo, che il jazz (e il blues, e tutto quello che trova) lo strapazza, lo maciulla, facendone spettrali brandelli musicali con cui poi ricostruisce i suoi incubi tossico-etilici. Storie di vita melmosa, quella degli sfigati d'America, un po' gli stessi di Bruce Springsteen, solo che qui non sono visti come eroi popolari, ma ritratti impietosamente in tutta la loro nudità, nelle loro miserie e nei vizi più immondi.
Tom Waits non fa nulla per piacere: bisogna sudarselo, soffrire con lui, e questo ostico "Franks Wild Years", tratto dall'omonima commedia musicale, non fa certo eccezione. Prendiamo la rumba di "Straight To The Top": ti scuote come un passaggio di cavalli su un ponte di legno. Non puoi stare lì a contemplare: il ponte trema, ti viene il capogiro e hai voglia di scappare. Poi magari la ritrovi in versione "Vegas", a fare il paio con "I'll Take New York" come caricatura di Frank Sinatra e dei crooners, ma ormai il veleno dell'inquietudine è entrato in circolo. Oppure "Hang On St.Christopher": frustate di percussioni tirate qua e là, corno che spernacchia, chitarra distorta e basso che rotola per conto suo, e su tutto, direttamente dal culo dell'inferno, la voce di Tom Waits. Non c'è nulla per gli esteti, ma il ritmo ti inchioda, e poi basta qualche ascolto per scoprire che tutto quel caos è solo apparente. Così come "Temptation": mentre il ritmo di congas, maracas e altre diavolerie ti agita come fai ad accorgerti che il falsetto dell'Orco è davvero goffo, così come i suoi lamenti da muezzin con il mal di stomaco? La tetra malinconia degli organetti, un classico di Waits, si esalta nella crepuscolare "Blow Wind Blow", dove i campanelli di un Glockenspiel disegnano un mesto carillon di note che rimanda addirittura a certi adagi delle sinfonie di Mahler, anche se il motivo è chiaramente molto più elementare. Organetto superstar anche in "Innocent When You Dream", così cantabile e così strascicata da sembrare la colonna sonora ideale di una solenne ciucca, ma di quelle tristi. "Yesterday Is Here" copre quasi del tutto con colori scuri un motivo apparentemente folk, che ricorda vagamente "The House Of Rising Sun".
Verso metà disco si entra in una specie di tunnel degli orrori in cui i brandelli di valzerini, marcette, blues stravolti e altro appaiono in tutta la loro miseria, si sfiora più volte la cacofonia, eppure si rimane in una sorta di dormiveglia vigile, da cui ci strappano i rabbiosi latrati di "Way Down In The Hole". Solo verso la fine Tom Waits comincia a parlare un linguaggio accessibile anche agli edonisti, e tira fuori due capolavori di malinconia come "Cold Cold Ground", con la sua struggente fisarmonica da vecchia canzone francese, e "Train Song", in cui la disperazione rauca della voce cerca (e non trova) conforto nel dialogo con il pianoforte e in qualche dolce carezza della solita fisarmonica. Ma a questo punto gli esteti come la mia amica sono già scappati, spaventati dai fantasmi che hanno sentito prima.
Peccato per loro: mi ricordano quelli che non mangiano i biscotti di Prato perché sono brutti.
Elenco tracce testi e video
04 Temptation (03:53)
Rusted brandy in a diamond glass
everything is made from dreams
time is made from honey slow and sweet
only the fools know what it means
temptation, temptation, temptation
oh, temptation, temptation, I can't resist
I know that she is made of smoke
but I've lost my way
she knows that I am broke
so that I must play
temptation, temptation, temptation
oh, woah, temptation, temptation, I can resist
Dutch pink and Italian blue
she is there waiting for you
my will his disappeared
now my confusion's oh so clear
temptation, temptation, temptation
woah, woah, temptation, temptation
I can't resist
07 Yesterday Is Here (02:31)
If you want money in your pocket
You want a top hat on your head
Hot meal on your table
And a blanket on your bed,
Well today is grey skies,
Tomorrow is tears,
You'll have to wait
Til yesterday is here.
I'm a going to New York City
I'll be leaving on a train
If you wanna see me
Til I come back again,
Well today is grey skies
Tomorrow is tears,
You'll have to wait till
Yesterday is here.
Now if wanna go
Where the rainbows end
You will have to say goodbye.
All our dreams come true
Baby up ahead,
In a town where your memories lie.
Now the road is out before me
And the moon is shining bright
What I want you to remember
As I disappear tonight
That today is grey skies
Tomorrow is tears
You'll have to wait till
Yesterday is here.
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