1.Prologo:

"E noi melliflui assistenti
della trasfusione del nostro midollo
vediamo fondere anche le stelle
dei nostri sogni esilaranti."
(Antonin Artaud, Poesie della crudeltà 1913-1935)

La Prima guerra mondiale è finita appena ieri consegnando città smembrate dalla potenza bellica ed impressionanti istantanee di morte e disperazione. La voglia di lasciarsi alle spalle questo funesto periodo è una necessità primaria e impellente, così la vita riprende il suo corso naturale e rovista nella sporta degli intrattenimenti per stemperare e rasserenare gli animi fortemente provati. La magica macchina dell'arte riprende a vivere invadendo cinematografi e teatri con commedianti in erba e nuovi movimenti artistici. La voglia di riscatto si ripercuote principalmente nel teatro, ingabbiato da tempo immemore nelle strutturalità schematiche, ripetitive, nonchè arcaiche che hanno appiattito la recitazione. È in questo contesto che Antonin Artaud concepisce una nuova idea di teatro, avanguardista e metafisico, l'alba in cui il movimento (inteso come moto fisico di un corpo), da silente, complementare componente di scena, riscatta e recrimina una funzionalità vitale nell'arte, alla stregua del linguaggio orale, una coralità di espressioni visive ed uditive che si fondono sotto di "Teatro della Crudeltà".


2.Parigi - Cagliari. Milleduecento chilometri tra storia, ispirazione e visioni, passando per le periferie industriali.

L'avanguardia teatrale e letteraria di Antonin Artaud ha profondamente influenzato ed ispirato una moltitudine di artisti nel decennio Ottanta. Einstürzende Neubauten, Cabaret Voltaire, Bauhaus (che intitolano un brano a suo nome), Throbbing Gristle e molti altri fondono, forgiano e affinano le proprie conoscenze ed il proprio background culturale anche nei testi e nelle opere di Artaud. Gli italiani T.A.C., acronimo di Tomografia Assiale Computerizzata subiscono la medesima affascinazione, riversando la loro straordinaria capacità creativa su territori sonori industrial, scena che li accomuna con le band sopracitate. L'industrial avvolge saldamente le sue spire nel circuito urbano, un suono cinico e metallico liberato da ogni stimolo emozionale, rappresentazione sonora e naturale espressione di una società alienata e disorientata, atrofizzata nell'esercizio degli istinti più primordiali e vitali. Il corpus delle composizioni discografiche dei T.A.C. è variegato e complesso e trascende da schemi e reticoli convenzionali compositivi. " Il Teatro Della Crudeltà", quarto lavoro della band che fa capo a Simon Balestrazzi, storico esponente dell'underground italiano, è un prodotto di pregevole astrazione, dove quiete atmosfere ed esplosioni di suoni compongono una pregievole e ben eseguita partitura. L'ossatura dell'opera si disloca nelle undici traccie contenute tra il superbo martirial d'apertura di "Sole E Acciaio" e la conclusiva spoken word "Sin Is...", passando per l'art rock di "Auto-Da-Fé", "Su Un Terreno Obliquo" e "Anti", l'oscuro intermezzo
"La Stella Nella Colonna", i territori neo folk di "Kether" e "Kyrie", cavalcate a tutto synth ("Metall Des Himmels"), teutoniche ballate DDR style ("La Voce Del Sangue") e la compulsiva, ipnotica spirale di "Ode Ad A. A." I T.A.C. rimarranno inattivi nei sucessivi sei anni, fino al 1993 di "A Circle Of Limbs", lavoro dark ambient, decisamente orientato verso nuove e fertili lande oscure e meditative, sempre e comunque votato ad una qualità di prodotto e ad una dedizione nella ricerca musicale che non ha eguali.


3.Epilogo


Il palcoscenico della vita è la migliore rappresentazione del "Teatro Della Crudeltà", così reale che risulta impossibile reinterpretarlo con la consapevolezza della finzione. Il gioco delle parti va in scena ad ogni atto, ogni momento, ogni giorno. A me tocca la parte dell'ascoltatore esigente e qualcuno mi perdonerà se, nonostante la notevole quantità di artisti che si affannano in giro per talent show e discutibili festival canori, continuo a preferire quelli che trent'anni fa o poco più conferirono alla musica una nuova, originale identità, echi di sobborghi industriali, di cemento e acciaio, di periferie distopiche, di teatri in disuso testimoni di epoche e fasti duri a morire.

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