I Tomorrow furono l'apice dei sessanta, almeno così dice Joe Boyd. E ne è talmente convinto che ha intitolato “Le biciclette bianche” il suo libro di riicordi.
Le biciclette son quelle dei provos olandesi, il movimento libertario a cui è dedicato uno dei più grandi inni psichedelici di sempre, ovvero "My white bycicle"
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E' che il primo luglio sessantasette, a mezzo della notte, i nostri “spaccarono” l'Ufo, ovvero il tempio della psichedelia inglese.
Perché, come dice Joe Boyd:
1) "Attaccarono “My white bycicle” in un modo che non era mai stato così potente”
2) “A un certo punto Skip dei Pretty Things si mise alla batteria e Twink (il vero batterista dei Tomorrow) prese il microfono e saltò in mezzo al pubblico”
3) "Il modo di suonare di Steve Howe (il chitarrista) si spostò a un altro livello di intensità”
4) "E infine Twink si mise a strisciare per terra per poi abbracciare il pubblico e urlare “REVOLUTION REVOLUTION !!!!!!!!!!!”
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Un normale concerto rock? Non proprio.
In quei giorni, infatti, John Hopkins, uno dei più brillanti distillatori di sogni dell'epoca, era in carcere.
Hopkins , che gestiva l'Ufo insieme a Boyd, era anche direttore della favolosa gazzetta psichedelica "International Times", nonchè uno di quelli che inventò, raro esempio di pedagogia sociale e libertaria, l'utopistica London Free school.,
Era un guru, insomma, e di quelli massimi...
E, comunque, l'incredibile livello di eccitazione di quel concerto era dovuto a uno spontaneo corteo di protesta che si era appena concluso sotto la sede di “News of the world”, uno squallido giornaletto scandalistico che aveva proprio in Hopkins il bersaglio preferito,
Quando, verso le quattro di mattina, i manifestanti tornarono all'Ufo le energie accumulate nella notte presero la forma di un evento destinato a diventare leggenda.
In quegli anni, dice sempre Joe Boyd, “si credeva che, quando la musica cambia, tremano le mura della città.”
E, chissà, forse, in quel concerto le mura han tremato davvero. Anche se magari solo un pochino
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Stando ai racconti (non solo di Boyd), i Tomorrow erano personcine assai lontane da qualsivoglia atteggiamento da star e, soprattutto nella coppia Twink, Wood, vivevano una sincera identificazione con lo spirito dell'epoca.
E prima di diventare i Tomorrow, erano dispersi in una miriade di gruppi e gruppuscoli dediti a un favoloso e primigenio errebi/soul/beat, ovvero il sottobosco, il brodo di coltura, il babbo e la mamma di ogni suono a venire.
D'altronde quella, dove vai vai e dove sei sei, è una delle epoche musicali più eccitanti di sempre.
E, ancora oggi, ascoltare i quarantacinque garage americani o quelli beat inglesi ti da l'impressione che il rock sia quello.
Quello e basta, Quello e non altro.
Sarà l'energia giovane e ancora stupita di se stessa, sarà che quello è il suono della prima volta.
E anche i quarantacinque delle varie ragioni sociali pre Tomorrow (Fairies, Fou+1. Siyndicats, In the Crowd) non fanno eccezione....
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E un bel giorno gli In The Crowd, vennero notati da Boyd...
“Però ragazzi dovete cambiare nome, In The Crowd suona troppo mod”
E così, con i Floyd barrettiani finiti A Top of the Pops, i nostri sbarcanono all'Ufo.
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Le cose però a quel punto erano cambiate. Quel suono nuovo adesso era di un'originalità assoluta. Non errebi e cose del genere. Ma pop esoterico, trascendenza e scorribande di ogni tipo.
Ma come avvenne tutto ciò? Secondo le sacre scritture fu una faccenda di aria truccata, di fermenti esplosivi e utopistici, di trucchetti da studio, di produttori alchimisti, di acido ritorno all'infanzia.
Poi, certo, anche la cara, vecchia eccentricità inglese c'entrava qualcosa.
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E quindi, gran dio della prima volta, tu che sai creare l'incanto e la febbre...
Dammi...
Dammi...
Dammi (1) un suono acido, un gran tiro, il campanello della bici...
E nastri al contrario, riff assassini di chitarra e qualche favolosa incoerenza qua e la...
E dammi (2 )una marcetta alla Macca magari con deragliamento finale...
Poi (3) un sitar e eccitazione alle stelle e un sacco di cose che succedono che poi come farò a raccontarle tutte?
E (4) un'altra marcetta che mica ci prenderemo troppo sul serio...
E (5) “revolution is my girl friend “, fa conto un bell riff e interludi alla bonzo doo daa, e coretti stonati e breve caos e poi parte la canzone, e poi di nuovo caos comprensivo di frammento rococò...e non è passato che un minuto e mi sono già perso
Poi (6) mica vorrai farmi mancare il celebre effetto carillon psichedelico (un'amica della zia Marta ne ha duecento di carillon e manco quando li fa funzionare tutti succede quel che succede qui)...
E infine (7 e 8 e chi più ne ha più ne metta) spari e petardi e la pianola e il circo...insomma tutto...
Fai che arrivi col fiatone oppure fa che mi fermi e riascolti
Che ogni track è un piccolo mondo perfetto e incasinato...
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Ah, nel nostro caso, l'alchimista del suono rispondeva al nome di Mark Wirtz.
Uno che nei ritagli di tempo, componeva e registrava frammenti di un'opera pop piuttosto strana e visionaria.
Una cosuccia orchestrale e zuccherina tra il magico e l'inascoltabile, con una trama tra Dostoevskij e la più ingenua delle fiabe.
Un sogno, più che altro...
Ne venne fuori solo una manciata di quarantacinque, il primo dei quali non avrebbe dovuto nemmeno essere pubblicato (troppo, troppo strano).
Ma l'acetato finì nelle mani di John Peel che cominciò a trasmetterlo a ripetizione, costringendo, a quel punto, quelli della casa discografica a farlo uscire.
Ebbe un'enorme successo, finendo al secondo posto delle classifiche inglesi. La voce era quella di Keith West, il cantante dei nostri...
Ecco, un po' di quel mondo zuccherino è finito in questo primo e unico album dei Tomorrow...
Album che , credetemi, è un capolavoro...
Aloha...
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Ps: Joey Boyd è stato uno dei più grandi produttori di sempre. E per provarlo credo che i nomi di Nick Drake, Pink Floyd, John Martyn, Fairport Convention, Incredible String Band possano bastare.
Elenco tracce testi samples e video
01 My White Bicycle (03:17)
My white bicycle, my white bicycle
Riding all around the street
Four o'clock and they're all asleep
I'm not tired and it's so late
Moving fast everything looks great.
My white bicycle, my white bicycle
See that man, he's all alone
Looks so happy but he's far from home
Ring my bell, smile at him
Better kick over his garbage bin
My white bicycle, my white bicycle
The rain comes down but I don't care
The wind is blowing in my hair
Seagulls flying in the air
My white bicycle
Policeman shouts but I don't see him
They're one thing I don't believe in
Find some judge, but it's not leavin'
Lift both hands, his head in disgrace
Shines no light upon my face
Through the darkness, we still speed
My white bicycle and me
My white bicycle, my white bicycle
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Altre recensioni
Di piergiorgio
Se amate Sergent Pepper dei Beatles ma vorreste altre canzoni sullo stesso stile ed atmosfera per saziare la vostra voglia di psichedelia, questo è il disco che vi sfamerà.
L'album non sfigura per nulla vicino a capolavori assoluti come The Piper At The Gates Of Dawn o Sergent Pepper ed ascoltandolo con attenzione viene da chiedersi perché non abbia avuto il riconoscimento che gli spetta.