Sento delle urla al di fuori della finestra, credo sia una consona lite condominiale,  ma non ne sono sicuro, non ho intenzione di andare a controllare poiché in questo momento sento il bisogno di defecare una recensione sull'amatissimo DeBaser. Mi accorgo immediatamente che erano solo degli echi  delle grida di coloro che hanno appena visionato il titolo chilometrico del secondo album dei True Widow, le quali sorvolavano l'intero stivale italico per arrivare nella mia dimora confondendosi con la graziosa musica che esce dal mio stereo.

Nessuna paura, il titolo del disco non tratta di nessun impasto sonoro avanguardistico, e nemmeno di una frase ad effetto per l'ennesimo clone Post-Rock. Per i componenti del trio di Dallas ha un significato tanto semplice quanto libero, che tende a rappresentare tutto ciò che è presente nell'universo e i modi in cui si relazionano i vari elementi presenti in esso.

Prodotto dalla Kemado, distribuito anche dalla lodevole Coop Music, che consente di far reperire più facilmente certi dischi di nicchia che altrimenti sarebbero ancor più dimenticati, " A.h.a.t.h.h.a.f.t.c.t.t.c.o.t.e" è un disco che offre l'alternanza di sussuri della voce di stampo Sandoval-iano della bassista Nicole Estill, e quella più energica del chitarrista Dan Phillips, i quali danno vita ad  un'atmosfera che miscela reminescenze del muro sonoro Shoegaze e l'umore psichedelico dei My Bloody Valentine, i lenti e "speranzosi" ritmi dei Low e riff chitarristici del tardo Stoner-Rock, per la felicità di tutti i Nerd, il gruppo ha coniato una nuova etichetta stilistica, ovvero lo  "Stonegaze", che forse è il miglior modo per sintetizzare in una parola la loro musica, ma la verità è che l'attitudine della Gioventù Sonica è sempre viva. I True Widow offrono quindi una prelibata rielaborazione di suoni novantiani che non sono una palese imitazione, ma semplicemente caratteristiche riconducibili alla sintesi degli ascolti della Band, la quale è cresciuta suonando Punk e ha ampliato di volta in volta i propri orizzonti musicali.

L'album in questione non è altro che un genuino prodotto, canzoni, a detta di loro, nate in casa, in un momento di ispirazione, al riparo dal freddo invernale. Se siete dispiaciuti che sia finita l'estate e osservate afflitti e attoniti la pioggia cadere e qualche temporale di troppo che vi impedisce di intraprendere una passeggiata o un giro in bicicletta diretti verso il monte Sinai per fondare un nuovo credo con tanto di seguaci a seguito, levate quel broncio e consolatevi con questo disco al riparo nelle vostre quattro mura fin quando è possibile.

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