I Tuxedomoon vivevano di contraddizioni, americani di San Francisco, eppure europeisti nelle influenze sonore ed europei d' adozione nel loro esilio nell' europa centrale nei primi anni 80', il grosso del loro fedele seguito di allora lo si poteva rintracciare proprio nel vecchio continente. Contraddizioni dunque, come quelle presenti nel loro suono, elettronico ed acustico, classico e modernista, band avanti coi tempi i Tuxedomoon o forse fuori da ogni tempo, al di là di ogni definizione. Un percorso artistico straordinario, che conoscerà il suo apice con 2 pietre miliari come "Half - Mute" e "Desire" sommi esempi di musica "totale" traslata in stilemi post-punk traboccanti di personalità, pathos e geniale inventiva, il primo "vero" passo della band verso le future direzioni fu l' ep "No Tears", uscito nel 1978 dopo un singolo di debutto ancora incerto sulla via da intraprendere.

Quattro brani che mostrano una band che ha trovato una personalità propria, avanguardista nell' uso della strumentazione e nella creazione di affreschi sonori decadentisti, irradianti atmosfere noir a tratti cariche di lirismo, ed a tratti immerse in tensioni ossessive, "New Machine" farà scuola: un tappeto ritmico sintetico regge architetture sonore elettroniche in mutamento, i suoni si fanno solenni, tanto da richiamare alla mente certe atmosfere Kraftwerkiane, (e non di meno sentori della cultura classica europea), il tutto immerso in una danza elettronica straordinaria in puro brivido post-punk, ammantata di nero da vocalità perse nel vuoto. E' con la seguente "Litebulb Overkill" che i Tuxedomoon forgiano il primo dei loro perfetti connubi tra sonorità classico-cameristiche ed elettronica minimale, uno strumentale in cui gli innesti sintetici si fanno sottili ed obliqui, il meraviglioso violino di Reininger si libra così in tutta la sua beltà tra evoluzioni aeree inebrianti su paesaggi grigi e stranianti, la creatività di questi geniali polistrumentisti già dai loro primi passi si fa dirompente ed unica e proseguirà il discorso per tutti i rimanenti anni 70' con un'altro ep ("Scream With A View") ed un singolo (" The Stranger - Love / No Hope") tutti contrassegnati da uno spirito cupo e sempre più genialmente avant-garde. L' omaggio a Cole Porter della rivisitazione del classico "Nite And Day (Hommage A Cole Porter)" appunto, trasfigura e annichilisce il classico porteriano in un rituale dell' ossessione e del delirio, con le litanie vocali di Winston Tong ora tese, ora diperate, svettanti tra i mantra elettronici dei synth e le pulsazioni ritmiche meccaniche, l' unico filo conduttore che la lega alla versione originale sono le liriche, ma le parole qui sembrano perdere ogni significato, oppure ne sembrano acquistare uno nuovo, non più un innamorato che pensa alla sua bella, ma un condannato alla prigionia da un' ossessione, un pensiero fisso che si fa asfissiante, un' isolamento mentale prima che fisico, con le frasi "Day And Night, Night And Day, I Think Of You, In The Silence Of My Lonely Room" ripetute allo sfinimento, a tratti sbraitate da un Winston Tong in una delle sue vette interpretative.

Tocca alla title-track mettere la parola fine all' opera, un classico della new wave tutta, uno dei migliori momenti di tutta la carriera dei Tuxedomoon, le ritmiche battenti si innestano su armonie elettroniche crepuscolari, decadenti, totalizzanti, trafitte dal canto isterico e disperato di Tong, che tra marmorei e ombrosi passaggi strumentali sinuosi e cupi, fa rivivere le creature della notte, le stesse per cui non ci sono più lacrime. " niente lacrime per le creature della notte, niente lacrime, i miei occhi sono asciutti, addio, mi sento così triste, ma non riesco a capire, niente va come avevo previsto, mi esplode la testa e la mia bocca è asciutta, non posso farci niente se ho dimenticato come si piange, niente lacrime per le creature della notte, niente lacrime, i miei occhi sono asciutti, addio, i miei occhi sono asciutti."

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