Ciao mondo strano, siamo i Tuxedomoon.

Tanto impauriti dai Residents? Bene, ora vedremo come accetterete noi.

Quattro canzoni e pochi minuti per giudicare questo nome deleterio. "New Machine" incarta prontamente la pozione acculturata e visionaria fino all'ora esplicata dai grandi. La differenza è che non servono suite di venti minuti e titoli immaginifici.

Pochi accordi, frequenze giuste, dare spazio agli strumenti più "in" del periodo e lo shock è servito.

"Litebulb Overkill" è dedita nel mostrare la presenza di una base colta, non soltanto i ciuffi cotonati e chitarristi falliti riversatisi nella chitarra. I salterelli e le corde pizzicate dalla Third Ear Band (band amata dalla scena amata) sono fusi in modo sorprendente dalla "nuova onda", marea tanto gonfia da sfornare capolavori imponenti.

Dopo l'astrazione di "Nite And Day", disincantata uscita domenicale nello spazio con navicella e bimbi felici, si approda al testamento di "No Tears".

E' già storia. Subito uno slogan, un inno, come un'ammonizione. Niente lacrime, si vive male ma forte.

Danze aperte dalle botte del drum kit e dal saturo riff della chitarra. Il basso c'è, non vi preoccupate, ma a stupire è soprattutto il sax! Oddio che urli lancinanti quel sax! L'attacco di un flusso maligno ad un paesaggio lunare. Struttura quadrata che non ammette variazioni, serrati fino in fondo senza esitazioni.

Wall of sound e grida teatrali. Shakespeare in un rave.

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