"It might appear like I have no idea what I'm doing, but trust me, you're gonna go home satisfied, allright?"

Chiariamo subito che Jeff Tweedy è stato di parola: due ore e mezza di concerto (che fra una chiacchiera dal palco e una battuta sono passate in un attimo), 32 canzoni, (fra le quali una decina di ripescaggi dal repertorio dei Wilco) A questo aggiungete che le canzoni del recente Sukirae (in cui ha esordito il figlio 19 enne alla batteria) si sono fatte ascoltare con piacere. Cosa chiedere di piu'?

Cerchiamo di dare un senso a questo casino e facciamo rewind: il passaggio in Europa e' giustificato dal disco solista uscito tre mesi fa, cui si accennava poc'anzi. Lungi dall'essere minimalisti e presentarsi sul palco in due (questa si che sarebbe stata una sfida...) i Tweedy arrivano sul palco accompagnati da bassista, chitarra solista e tastierista (Jeff Tweedy: "Ho chiesto a tutti di cambiare il proprio cognome in Tweedy, pero' non l'hanno ancora fatto'). Inoltre, Spencer Tweedy si dimostra un batterista più che competente. Ha solo 19 anni, il futuro non puo' che essere suo.

Le canzoni di Sukirae hanno occupato la prima metà del concerto, ed è stato un bel sentire: dalle meditazioni "Nobody Dies Anymore" e "Summer Moon", messe all'inizio della serata, passando per episodi pacati di "High As Hello", "Desert Bell" e la serenata "Wait For Love", fino al pop scanzonato di "Low Key" (con un video che si candida ad essere uno dei piu' esilaranti dell'anno), Jeff Tweedy e soci hanno preferito battere il sentiero della tradizione, a dispetto di un sound che su disco è più eclettico e sperimentale rispetto a quanto ascoltato dal vivo. Il clou della serata si è materializzato quando Jeff Tweedy e' rimasto da solo sul palco e ha suonato - solo chitarra acustica e voce - una decina di brani dei Wilco. Chi bazzica concerti sa che c'e' sempre quel chiacchiericcio di fondo, quello che va al bar a farsi una birra, eccetera, ma il silenzio che ha accompagnato (solo per citarne un paio) "Jesus, etc." "I Am Trying To Break Your Heart" - ha ulteriormente sottolineato la solennità del momento. Non che servissero ulteriori conferme della grandezza di Tweedy; ma colpisce il cuore e le orecchie come, in questo contesto, le canzoni prese dal repertorio del gruppo di cui è frontman non hanno perso una virgola della loro intensità, a dispetto del fatto di averle suonate in solitudine e dell'averle a dir poco reinventate (valga come esempio "Hummingbird").

Come concludere queste righe: capita di rado di ascoltare musica dal vivo che possa ancora sorprendere ed emozionare,e chi scrive ricorderà a lungo la fortuna di essere stato presente a una serata che senza imbarazzo non si puo' che definire magica. Concerto dell'anno, senza se e senza ma.

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