Dopo tre mesi dal primo ascolto, mi trovo qui a scrivere una recensione per la canzone che mi ha aperto la porta nel mondo di una band che reputo una delle più interessanti degli ultimi trent'anni, almeno per i miei gusti: i Type O Negative.

Ora vi racconto come ho incontrato i Drab Four per la prima volta, .


Luglio 2020.
E' una tranquilla sera d'estate post-lockdown quando, chiuso in casa, mi accingo ad iniziare il mio lavoretto di webmaster a tempo perso - realizzare nuovo negozio on-line che vende fuffa decorativa per casa
Un po' annoiato, decido di cercare un po' di musica 'inusuale' su una nota piattaforma di streaming musicale.
Tra i suggerimenti compare la playlist "Dark & Gothic", premo Riproduzione casuale.
Essendo in fissa da qualche giorno con il buon classico shoegaze slowcore anni '90, decido di proseguire all'indietro su quella via.

Mentre la sera scende spegnendo lentamente il tramonto, rimango solo e abbandonato tra le fredde luci elettriche della mia via e il buio della mia tavernetta - temporaneamente adibita a studio.

In assenza di ben più tetri corvi neri, già feticci e protagonisti di classici racconti del grottesco e dell'arabesco, delle infernali gazze si accoppiano starnazzanti sul cipresso accanto a casa mia, in un vorticoso incedere di eros e thanatos.

Come il maestro Poe insegna, nel mondo del grottesco nulla è come sembra.
Forse il cipresso funereo è in realtà il pino del vicino, e i due corvidi euroasiatici stanno solo ridacchiando per infastidire il sottoscritto mentre tento di portare a termine il lavoro sul sito.
La mia mente, ottenebrata dall'assenzio - o dal bargnolino, a questo punto non so più cosa credere! - mi sta giocando brutti scherzi.

Ho bisogno di immergermi nelle tenebre per trovare sollazzo e una minima dose di concentrazione, quindi giù di Sisters of Mercy, Bauhaus, The Cure e altri profeti dello spleen contemporaneo.

Il martellare lento e incessante delle drum machine, delle chitarre baritone e dei bassi, come ne Il cuore rivelatore, mi trascina sempre più sull'orlo della disperazione: sento il sangue nelle mie vene farsi denso, viscoso e nero, mentre il caricamento via FTP delle immagini delle paperelle da bagno sulla cartella upload del sito e-commerce che sto realizzando sembra anch'esso rallentare sempre di più.
In pochi secondi, il nulla cosmico offusca i miei sensi, e mi ritrovo solo, trasportato metafisicamente in un luogo ignoto.
Perdo conoscenza e cado riverso per terra, in una distesa di foglie morte e putrescenti.

Un suono sintetico di violini mi desta, e il pesante fardello del vuoto sembra dileguarsi alle prime note di un pianoforte che suona da un luogo al di là della tenebra (qualsiasi cosa significhi).
Sono sempre qui, nella mia tavernetta, l'upload delle immagini è terminato e una canzone mai sentita prima mi coglie di sorpresa.
"Poffare! Come mai questo cambio di stile? - mi chiedo, aprendo la finestra della nota piattaforma di streaming musicale per verificare il nome dell'esecutore del brano.

Non ho mai ascoltato prima questi Type O Negative - o forse avevo ascoltato solo qualcosa dal primo album dopo che ne aveva parlato quel famoso recensore di film su Youtube, ricordo soltanto la brutalità di quella roba inascoltabile.

Il vocione del cantante inizia a borbottare qualcosa che riesco a malapena a tradurre da un inglese che definirei draculiano:

Nella sua casa, un centinaio di candele bruciano / Un sudore salato cola dal suo seno (...) / La bestia dentro me ti sta per prendere...

Capperi! Altro che gazze pazze sopra il pino del vicino: questa sì che è una commistione di sesso e morte di tutto rispetto! La cosa mi piglia.

Cerco una foto della band: quattro tizi con capelli nerissimi e lunghi, vestiti di nero, tra cui spunta uno spilungone pompato con una mandibola da Dolph Lundgren (o da Crimson Mentone, supereroe reso celebre dalla serie Due Fantagenitori).
In apparenza, la band incarna lo stereotipo dei metallari dark dei cartoni animati e dei film comici.

E infatti il pezzo ha una repentina svolta metal, abbastanza prevedibile nel pezzo in sé, ma che non mi aspettavo di sentire in una playlist prevalentemente post-punk e gothic rock.
La melodia è a metà tra il tetro e l'etereo, le tastiere che fanno da coretti mi rimandano ad una qualche atmosfera gotica, ma il suono ruvido e acido della chitarra è scopiazzato da quello di Tony Iommi dei Black Sabbath.
Ascoltando attentamente anche la parte ritmica, mi accorgo che il basso è percosso e suonato a tratti come una chitarra ritmica, mentre la batteria è compressa e molto regolare, ma non fredda come quelle sintetizzate della Darkwave - probabilmente è campionata e programmata, ma si tratta comunqe di un'autentica batteria suonata.

Supplico di poter servire, il tuo volere è la mia legge / Chiudi quegli occhi e lascia che ti ami fino alla morte

In questi versi c'è un nonsoché di fuori-posto: un uomo come il sig. Peter si trasforma da trucidatore folle (vedi Slow Deep & Hard, il primo album di cui sopra) ad umile schiavo sessuale, rinnegando non solo la propria volontà, ma anche il proprio buon senso - ...amare fino alla morte? Cioè, lasciarci le penne per una sc*pata? Ma che sei, scemo?
In poche parole, il testo esplora gli abissi psicologici del sadomasochismo.

Da quanto ho modo di leggere su Wikipedia durante il ritornello, il brano ha contribuito a definire il frontman Peter Steele come sex symbol agli occhi di molti fan, femmine e maschi indistintamente. A questo avevano già contribuito il suo fisico imponente e - all'epoca - muscoloso, la sua espressione facciale a metà tra il malinconico e l'imperturbabile e, soprattutto, un servizio senza veli su Playgirl.

Ormai ho abbandonato a sé stesso il sito web, chissenefrega della consegna imminente! E chissenefrega della playlist gotica... Questo brano è un altro pianeta!
Devo scoprire di più su questa band, capace di passare dall'hardcore del primo album alle atmosfere gothic e doom metal di questo brano.
Entro in punta di piedi nel mondo di una delle band più di nicchia ma anche più amate da metallari e non, e ritorno quindi nelle lande barbare del metal dopo quasi quindici anni dalle ultime incursioni in questo genere di musica.

Sono bravo abbastanza... per te?

sussurra Steele, e poi ripete la frase lanciando un grido dirompente, sofferente, e qui si rivela la vera forza del brano: il protagonista mostra un lato di insicurezza che lo spinge, evidentemente, a cercare e ad accettare anche una sessualità vissuta all'estremo. Lui è schiavo della madamoiselle, ma prima ancora è schiavo della propria paura.

Ad un primo ascolto, le liriche del brano sembrerebbero parlare di un uomo vittima di una succube, leggendario vampiro donna che si nutre delle energie sessuali dei maschi malcapitati.
Approfondendone l'ascolto, sembra evidente che in maniera figurata il pezzo parli della dipendenza affettiva e sessuale di un uomo per una donna, e non è chiaro quanto ella sia o meno consapevole e colpevole di tale dipendenza e quanto invece contino davvero le pregresse turbe psicologiche dell'uomo.

La mia mente ormai non è più ottenebrata, ma illuminata da una luce verde e bizzarra.
Mi ascolto tutto l'album da cui è tratto il singolo, October Rust, e rimango colpito dall'alternanza di ironia, amarezza, rabbia ed elucubrazioni filosofiche presenti nel disco.

Ho un nuovo chiodo fisso, si chiamano Type O Negative, e da qui a tre mesi avrò studiato tutti i loro brani.


Sono passati tre mesi da quando ho conosciuto i Type O Negative.
Ho terminato e consegnato il sito a cui stavo lavorando, ma l'interesse per i TON non si è affievolito, anzi: oggi mi sarà consegnata la biografia non-del-tutto autorizzata sulla vita del frontman, intitolata Soul On Fire.

Non sarò mai alto come lui, né avrò mai i suoi capelli lunghi o la sua barba folta o la sua voce grave o i suoi quattro testicoli (cosa su cui scherzava spesso, data la sua voce).
Penso però che un brano come Love You To Death riesca, insieme a pochi altri pezzi, a mettere in luce i grandi pregi di questa band, ossia l'essere sé stessi oltre alla scorza esteriore e all'apparenza che sembrerebbe dire il contrario.
I Type O Negative non sono cambiati in venti anni di attività, sempre vestiti di nero, sempre estremamente violenti o arrapati o tristi. Oppure sono cambiati tantissimo, insieme alle loro vite, ma in pochi se ne sono accorti.

Surfando il web, ho scoperto che Peter Steele è morto poco più di dieci anni fa, dopo aver combattuto con la dipendenza da alcol che aveva fin da ragazzo, con quella da cocaina che sviluppò solo a 35 anni, e probabilmente quella da alimentazione e sessualità compulsiva.
Tanti punti del carattere e vicende vissute rendono Steele interessante ai miei occhi: per fare qualche esempio, il suo essere politicamente scorretto, il suo essere esagerato in ogni aspetto, la sua grande sensibilità e l'attaccamento alle proprie radici, che combattè per quasi tutta la vita e che accettò solo negli ultimi anni.
Come tante rockstar del suo tempo, Peter visse di eccessi, passò tempo in libertà vigilata e poi in carcere dopo aver aggredito un uomo reo di averlo cornificato con la propria ragazza; in seguito fu internato in una clinica psichiatrica per una specie di TSO al quale fu indirizzato per "colpa" delle sorelle, e per questo ruppe per un periodo i rapporti con la famiglia, salvo riconciliarsi con essa nei due anni seguenti.

Che vita, eh!, davvero intensa: se questo non significa bruciare invece di spegnersi lentamente, non so proprio che cosa lo significhi.

Nei due anni precedenti alla sua morte, Steele abbandonò definitivamente la cocaina e quasi del tutto l'alcol (per sua ammissione, si permetteva ogni tanto uno o due bicchieri di vino, e mai di più), tornando in breve tempo in buona forma fisica.
I concerti, che fino al 2008 avevano visto un progressivo degrado della forma fisica del nostro bassista e cantante, iniziavano a vederlo di nuovo protagonista del palco, seppur ingrassato e con una voce che iniziava a risentire dell'età, oltre che di anni di abuso di sostanze e alcol.
L'ultimo concerto fu ad Halloween del 2009 e, dai pochi video di buona qualità sulla rete, doveva essere stato il suo canto del cigno: finalmente riusciva a stare in piedi per tutto il tempo del concerto e a cantare ancora dignitosamente. Era pronto a tornare alla ribalta e trasformare i TON nei "nuovi Motorhead", come detto dal batterista Johnny Kelly in un'intervista.

Stando ad alcuni video trovati su Youtube, risalenti a circa un mese prima della sua morte, Steele sembrava tornato decisamente in forma: i capelli lunghi e la barba lunga e spessissima, sicuramente ben tinta, lo sguardo molto sereno e presente rispetto alle interviste di tre anni prima, stanno tutti ad indicare che Peter aveva ricominciato a prendersi cura di sé.
La sua morte arrivò per una sepsi che comportò anche la rottura di un aneurisma, in un momento in cui la sua salute era piuttosto buona: una semplice corsa al pronto soccorso gli avrebbe salvato, o comunque allungato, la vita.

Un aspetto che personalmente trovo davvero interessante è che Steele tornò alla fede prima di morire: segnali di questo si vedevano già nell'ultimo disco in studio Dead Again del 2007, ma ciò fu ammesso apertamente da Steele solo in una lunga intervista per una webzine intorno all'autunno 2009.
Al di là delle credenze personali di me o di te che leggi, credo che questo sia un segno di come Steele non era assolutamente un incosciente, ma che al contrario viveva facendosi tante domande sulla propria vita, e tanti suoi brani "da disperato" esprimevano in realtà una forma di ricerca della verità.

La sua morte comporta la fine dei TON, ma dopo 10 anni la loro memoria è ancora vivissima nei fan e onorata dai Silvertomb, band che vede tra le sue fila il già citato Johnny Kelly e Kenny Hickey, già chitarrista dei Drab Four.

Non so se sia arrivato tardi io o se sia scomparso troppo presto Steele ma, per fortuna, non è mai troppo tardi per scoprire la buona musica.

Carico i commenti... con calma