Come tutti ben sapete, nel 2011 è caduto il ventennale di "Nevermind" dei Nirvana, forse uno tra i dischi più importanti di sempre per l'impatto culturale che ebbe e che, a quanto pare, continua ad avere. Ma è stato anche il ventennale di un album non dico sottovalutato, ma forse messo in secondo piano rispetto al primo.

Questo disco è "Achtung Baby" degli U2, per molti il loro capolavoro, per altri l'inizio della loro fine. Registrato durante l'autunno 1990 e l'inverno-primavera '91, questa opera volle segnare il cambiamento musicale, ideologico, personale e artistico di una band che negli 80s aveva giocato il ruolo di "salvatrice del rock" dagli attacchi del pop malato e del pseudo-hard rock fatto da barboncini cotonati con album come "War", "The Unforgettable Fire" e il best-seller "The Joshua Tree" e con prestazioni dal vivo impresse nelle menti di tutti, da il Bono con la bandiera bianca al "Fuck the revolution!" durante una "Sunday Bloody Sunday" particolarmente sentita, da quei 12 minuti di "Bad" al Live AID fino a quel concerto tenuto il 30 dicembre al Point Depot di Dublino, in cui lo stesso frontman annunciò l'imminente cambio di stile con le parole "è ora di andarcene e risognare tutto daccapo".

Avevano notato che nei quartieri di Manchester si iniziava a fare musica nuova, fresca, che l'alternative e l'elettronica iniziavano a prendere piede, così decisero di andare da qualche parte, in cerca di ispirazione. Loro cercavano il cambiamento, quale posto migliore di una Berlino appena riunificata? Così, con la leggende bowiane sul luogo, si assemblarono negli stessi studi del Duca e lasciarono correre la mente. Ma non arrivava niente. Solo litigi e litigi. La miglior band degli anni '80 secondo Rolling Stone era sull'orlo dello scioglimento. Poi, improvvisamente, arrivò una canzone che parlava di separazione, incomprensione e amori finiti, una certa "One". Una canzone non propriamente "fresca" musicalmente, come andavano cercando, ma che mise d'accordo tutti. Sull'onda dell'entusiasmo (e grazie all'apporto del maestro Eno) riuscirono- trasferiti a Dublino- a costruire pezzo dopo pezzo quello che volevano realmente. Come scrisse il giornalista americano Bill Flanagan, "Achtung Baby" è un po' come un viaggio nella notte di un uomo che vuole "assaggiare e toccare e sentire il più possibile prima che possa pentirsene", metafora dello stesso Bono e degli U2, in cerca di musica nuova, di un aspetto nuovo, di riscatto dopo dieci anni spesi a fare i "bravi ragazzi".

Per quello il cantante sembra essersi già messo apposto, con tanto di occhialoni da mosca e un vestito di pelle nero, da vera rockstar avida e ingorda di successo, così si dirige verso il capolinea della U 2, metropolitana di Berlino: la Zoologischer Garten Station. ZOO STATION. Con un intro di elettronica che lascia subito spiazzati chi era rimasto all'overtoure sinfonica di "All I Want Is You", la canzone si sviluppa come una serie di intenzioni del cantante per il futuro prossimo, tanto che si dice "pronto per quel che verrà" e ai suoi fan anni '80 rimasti ancora ai gillet di pelle "che è tutto apposto, il tempo è un treno, rende futuro il passato". Finito il viaggio in metro ha a che fare con una serie di cose che sono "Even Better Than The Real Thing", scivola sulla superficie delle cose, la chitarra di Edge non era stata mai così sporca, celeste, rabbiosa, dopo due canzoni hai già capito dove di porterà e cosa È effetivamente "Achtung Baby". Una fuga, una fuga verso il nuovo, ma nonostante questa ricerca c'è sempre spazio per un classico pezzo U2, la già citata "One", poi si riparte con la fine del mondo, "Until The End Of The World", ipotetica discussione tra Giuda e Cristo, poi ci rifermiamo, con due pezzi messi così per far rifiatare l'ascoltatore, per fargli capire che- comunque- sta ascoltando davvero gli U2 e non una combinazione tra Happy Mondays e NIN. Troviamo così le ballate "Who's Gonna Ride Your Wild Horses" e "So Cruel", a livello di testo strettamente collegate, visto che la prima parla di una ragazza "di troppo", la seconda della fine del matrimonio di Edge. Così, dopo aver rivelato e analizzato il dramma personale del chitarrista, quest'ultimo se ne esce fuori con un suo capolavoro, una risposta alle ultime due tracce, "The Fly". Il suono è grezzo, mai si era sentito da lui. L'assolo nel mezzo è tra i suoi migliori. L'uomo che era partito dalla metro di Berlino è in stato di confusione, sta parlando con il diavolo e probabilmente è vittima di una sbronza colossale. Intrattiene una danza con la Luna spendente ("Mysterious Ways"), cerca di tornarsene a casa ma non trova la via ("Tryin' To Throw Your Arms Around The World") e poi ha una relazione con una donna, ma senza rapporti sessuali. I due decidono di stare a letto e di guardare la notte ("Ultraviolet (Light My Way)"), poi lui inizia a dirle che è un ipocrita, che dev'essere un acrobata per parlare in questo modo e comportarsi in quell'altro. "Acrobat" è probabilmente il testo più intimo del Bono autore. Il pezzo uno dei più belli di sempre nella loro carriera (mai suonato dal vivo, purtroppo). Così come lo è "Love Is Blindness", la perla autentica del brano. L'amore è ciecità e non vuole vedere, come un terrorista che crede così tanto nel suo ideale dal non voler vedere l'altro lato della medaglia. Infatti, la canzone parla dell'attentato a Enniskillen del 1987 (a cui verrà dedicata la "Sunday Bloody Sunday" sul film Rattle and Hum), della pericolosità delle idiologie e di come esse siano sinonimo di una specie di ignoranza, che porta la gente a non voler sapere e capire. 

È finito il viaggio, l'uomo è arrivato a raggiungere il suo scopo. Gli U2 invece lo inizieranno con quest'album, il viaggio durerà fino al 1997, con Pop, ultimo di una trilogia "elettronica" (di mezzo c'è Zooropa del 1993) che consacrò gli U2 come miglior band al mondo, sia in studio sia dal vivo, complice opere come lo Zoo Tv Tour (1992-1993) e il PopMart (1997-1998), da molti considerati i migliori di sempre.

Tornando al discorso iniziale su "Nevermind", "Achtung Baby" non gli è per niente inferiore per una serie di motivi, a parte quelli elencati qui sopra:

1- Ha salvato una delle migliori band mai esistite;

2- Rispetto all'album dei Nirvana, che era un passo indietro musicalmente parlando, questo qui invece è un passo avanti, musica per gli anni nostri;

3- Ha rotto qualsiasi barriera tra dance, elettronica e alternative, portando quest'ultima a un livello superiore favorendo la nascita di band come Coldplay e Radiohead, e di un genere, il Britpop.

Ma non è come "Nevermind", il perchè lo sapete benissimo (aiuto: non ha a che vedere con la qualità delle canzoni). Probabilmente se a morire fosse stato Bono oggi sarebbe "Achtung Baby" il capolavoro degli anni '90.

 

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