La retorica fine a se stessa è il male oscuro dei giorni nostri.
La retorica non uccide: cattura un momento, lo rende inutile. Puerile, scontato.
La paciosità di tre accordi in maggiore, abbracciamoci e vogliamoci tutti bene, scendiamo in strada, pace amore e passami la canna, amico.
La musica, nel tempo, la musa, è stata deturpata, sfigurata, umiliata, presa per il culo, anche con sfrontatezza.
Chi è per la guerra ? Chi è per l'odio ? Chi, se ama qualcuno o qualcosa vorrebbe non amarlo ? Suvvia.
La ricerca spasmodica è altrove. Qui non c'è ricerca. Qui c'è un pomeriggio all'oratorio a lanciare palloncini gonfiati a elio per la pace, e va bene, mancherebbe altro, poi ci prendiamo per mano, i piccoli tornano a casa a crogiolarsi nell'abbondanza, i genitori imprecano perché piove, il prete passa il salumeria che è ora di pranzo, facciamo due etti di mortadella padre ?
E la musica, chiaro, è pace e amore e introspezione e tante altre cose ancora che: mai faranno a gomitate per passare alla storia.
Un amore una vita un sangue, fratelli e sorelle, ci manca giusto Jovanotti con 'Mi fido di te', per dire, o i Ricchi e Poveri con una a caso delle loro canzoni.
Parole e musica (anzi: facciamo solo parole, eh, prendo le distanze perdio) di Abraham classe seconda elementare, che in prima ero scemo, di un tema qualsiasi a sfondo benedico. Valà.
Si è raggiunto, nell'anno di (dis)grazia 1991, un punto di non ritorno mica da ridere. Che molti ci credono, la vivono, One di qua One di là.
Viva la pace, sempre, fate l'amore, o trombate, se proprio non c'è amore. Come cantavano quegli altri della cappella, i Neri Per Caso, se non c'è sentimento va bene uguale, e vallo a dire a Bono Vox.
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