Parto innanzitutto dicendo che gli Ustmamò, originari dell'Appennino reggiano, sono stati un gruppo, nel bene e nel male, fondamentale per la musica italiana, così come, anche se in uno stile diverso, i Massimo Volume o gli Scisma. Esordiscono nel 1991 con un meraviglioso disco omonimo, sotto l'ala del CPI di Giovanni Lindo Ferretti (e si sente la sua influenza anche nei testi), che darà il suo contributo anche nel successivo disco del 1993, anch'esso un capolavoro.

Nel 1996, inizia una parte della svolta. La produzione passa all'ottimo Roberto Vernetti (già con Casino Royale, Almamegretta, Daniele Silvestri, Elio e le Storie Tese ed in seguito altri, come i Delta V), e il suono si fa un po' più tra il pop e l'elettronica, ovviamente il tutto realizzato intelligentemente e mantenendo in certi casi una certa attitudine punk.

Il risultato è questo "Ust". La prima volta che l'ho sentito (e lo sento tuttora) risale a quando avevo circa 8 anni, e mio padre mi registrava su audiocassetta i dischi... è stato un amore a primo ascolto.

Il cd inizia con la dolcissima ninna nanna folk-pop "Cuore/Amore" che riesce nell'intento di mescolare suoni meta-orientali con un testo semplice ma efficace. Segue poi "Baby Dull", canzone che con una buona dose di sarcasmo descrive la donna omologata alla massa, e allo stesso tempo un sano pop-rock dall'effetto devastante.

Parte un suono di telefono... altro non è che l'ironica/erotica "Memobox", a mio avviso uno dei pezzi migliori del cd ed in generale di tutta la carriera degli Ustmamò. L'uso di messaggi del genere "uomo cerca donna" è semplicemente geniale.

"Marte pulsante di vita nuova ti chiama / Qualcuno lassù ti ama / C'è fremito nell'etere"

Non mancano momenti "progressivi" come la ballata "Canto Del Vuoto", o parentesi jungle (che siano stati loro ad aprire le porte ai Subsonica in questo caso?) che rispondono al nome di "Indice Di Borsa", cantata da Luca Alfonso Rossi, bassista, e scritta da un certo Valdesalici, che non ho ancora capito se è Ageo (a cui avevano già dedicato un pezzo nel precedente album) o Benedetto (regista di un video della band e psicanalista nella vita).

"Schermo Splendente" è il secondo capolavoro, quasi 7 minuti per una canzone divisa come in due parti: la prima soffice, un po' alla Massive Attack, la seconda rockeggiante e pesante.

"Luce dei miei occhi / Specchio degli specchi / Mente che riflette / Ripetutamente..."

L'unica canzone in dialetto è "Biguldun" (Bighellone) cantata stavolta dal chitarrista Simone Filippi, e scritta anch'essa dal Valdesalici di cui sopra. Impossibile non resistere alla voglia di muoversi.

Chiude il cd un trio di pezzi mica da ridere: "Onde Sulle Onde", anch'essa una sorta di suite in due parti: la prima, tra il rock e il trip hop, e la seconda, un momento acustico molto coinvolgente.

"Vecchie terre / Nuove guerre / Semplici formalità / Casi di necessità / Tutto che torna / Fragore indistinto / Rumore di folla che va"

"Piano Con L'Affetto" è il pezzo più intimo di tutta la tracklist. Liriche dolci accompagnano un soffice sottofondo di violino e... il rumore di un temporale e la conseguente acqua scrosciante (come in spiaggia di notte)!

Ma soprattutto, un'interessantissima cover del canto partigiano "Siamo I Ribelli Della Montagna", che diventerà uno dei cavalli di battaglia degli Ustmamò nei concerti.

Beh...che dire? Secondo me Mara Redeghieri ha una delle voci più belle nel campo femminile, ed Ezio, Simone e Luca svolgono un ottimo compito nel campo strumenti. Notevole anche la sezione di batteria, affidata a Marco "Ciusky" Barberis (presente in seguito anche in "Eldorado" dei Mau Mau).

Forse questo "Ust" è uno dei cd più facili da "assorbire" (assieme all'ultimo "Tutto Bene") per chi vuole conoscere gli Ustmamò, ma nella sua facilità merita tutti i soldi che vale.

 

E ora... criticatemi quanto vi pare.

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