"Idolum", due punti: dal latino "spettro" o "idea", in altre parole una trovata ectoplasmica, o una genialata fantasmagorica o un'idea spettrale, in pratica il loro miglior cd. "Idolum" non è drone, non è stoner, non è heavy e non è ambient ma è tutto quanto questo con in più psichedelia e deliqui catramosi di feedback, richieste d'aiuto femminili, battiti di cuore e fumo nei polmoni.

Si comincia e subito ti prende male: "Cos'è? un plagio dei Massive Attack?", no, sono le tre note di Poia, sempre le stesse che continueranno ad essere sviscerate per i prossimi sette minuti. Salirà Vita e poi Urlo e tu penserai che un disco stoner psichedelico che ti fa pensare ai Massive Attack è proprio una figata. Ma i monolitici mattoni dello spettro son sette e quindi cinque cazzotti ritmati ti danno il benvenuto in "stardog", seconda traccia con tanto di voce di Urlo che sale insieme alle vertigini dell'abisso. Ma il cuore pulsante del disco è nel mezzo: "Helletric", "Nero" e la sorprendente "Ammonia" con la perfetta ospite femminile sono discese verticali in un'oscurità catartica come mai avevano fatto prima, ancora più luciferini che nel disco precedente e nel contempo più puri e più a fuoco che in "Snailking".

Non vogliamo mica novità sostanziali, questo trio piemontese il suo stile l'aveva trovato già al secondo disco e ora ne hanno da vendere ancora di più; era questo piuttosto ciò di cui avevamo bisogno, un'ulteriore ricerca sonica in questi abissi mentali. I suoni si son fatti ancora più stratificati ed ora nascono nuove lande dove inserire più paesaggi, fischi, schiarimenti di voce e scatarri. Vibrazioni valvolari a palla, suoni compatti e viscerali che si tuzzano in partenze, pause e crescite vertiginose.

In "Destroyer" si riaffaccia lo spettro anche di "Hopscotch" da Snailking, altro loro capolavoro assoluto e potremmo fermarci qui. Invece no, andiamo sul sicuro coi 27 minuti di "Void/Elephantom" e poi si vede se c'è ancora qualcuno che riesce a boccheggiare là fuori.

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