P.S.: Si consiglia l’uso delle tracce dell’opera in argomento come colonne sonore nella lettura della Recensione.

Ascoltare la Versione Ufficiale della colonna sonora di "Blade Runner", rappresenta molto di più che volersi accostare a semplici melodie caratterizzanti il cult-movie, essa va oltre, surclassando la mastodontica opera di Ridley Scott a semplice edonismo visivo e niente di più…

La creatura di Vangelis invece si evolve, si trasforma, cambia tonalità, investita di pura luce solare filtrata da un continuum spazio-temporale in una proiezione sonora di splendida e rara bellezza; cambia forma e dimensione estrinsecando così la propria eterea immensità.

Riuscire a definire un capolavoro del genere, definirne le peculiarità, le complesse sfumature che lo hanno reso immortale, è come voler definire la complessità matematica che avvolge e costituisce la materia stessa, evolve e rivoluziona, per poi perdersi nell’immensità di Dio nel silenzio delle note, impercettibili, sottili, lontanissime, così lontane da essere spaventosamente vicine.

Basterebbe chiudere gli occhi ed ascoltare “Main Titles” e “Blush Responce”; rimanendo così affascinati dalla sterminatezza di uno spazio infinito colmo di stelle così, sospesi verso il portellone di un astronave che si apre lentamente, proiettandoci al cospetto di un’immensità Panenteista.

Trasportati da un suono che evolve verso un’armonica “Wait For Me” transitando poi verso una incantevole “Rachel’s Song”, una dolce musa sarà pronta a cullarti in una squisita piacevolezza dei sensi verso l’oblio.

In quell’oblio, stanco ed appassionato in cui è possibile ascoltare la splendida “Love Theme” di Dick Morrisey il cui sassofono delinea le trame nella complessità della vita; la sua difficoltà biologica ad evolversi sembra essere così oggettivamente insignificante, dinanzi a tutto ciò che invece è eterno.

Neanche la secolare quanto effimera “One More Kiss, Dear” dissacrante l’apice trascendentale, sembra discostarsi dal contesto narratore, rimanendo comunque in un visione più terrena.

Il progetto sonoro di Vangelis inizia così ad evolversi verso una nuova componente psichedelica con “Blade Runners Blues” e “Memories Of Green”, questa seguita con solo di piano, tanto lontane quanto disilluse, in un pessimismo che vuole richiamare a se il gelido vuoto esistenziale, il nulla… Il silenzio.

Come a voler richiamare lo zero assoluto (–273,15 °C).

Come a voler richiamare la rinuncia alla centralità dell’uomo, la rinuncia a qualsiasi intenzione.

La sumerica “Tables Of The Future” e “Damask Rose” ostili e oscure, paventano le duplici velleità di un’entità penenteista, tanto vera quanto rinnegata dalle credenze religiose; un’entità padrona di un universo che mostri se stesso in quei concetti relativisti e quantistici attraverso quel unico presupposto: sopravvivenza della materia.

Sembra così che ascoltando “Blade Runner”, immense galassie disgregate al passaggio di stelle, navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser, esplosioni di pianeti, civiltà distrutte estinte e dimenticate, implosione e collasso di bellissime stelle trasformatesi in immensi e voraci buchi neri, distruttori di interi sistemi solari … Concludendo con “Tears of Rain”… Sembrino solo un vago ricordo nella ciclicità della vità: “tutti quei momenti andranno perduti nel tempo...come lacrime nella pioggia”.

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